“È strano come tutti difendiamo i nostri torti con più vigore dei nostri diritti” diceva il buon vecchio Khalil Gibran, e come dargli torto vedendo ciò che sta succedendo a Crotone. È come mettere un lupo a proteggere un gregge: così avranno pensato in molti quando ad inaugurare il nuovo ufficio di Soprintendenza a Crotone, hanno visto arrivare il sottosegretario Dorina Bianchi e il soprintendente Mario Pagano.
di Sr* l’impertinente
A Crotone se si parla di archeologia viene subito in mente Punta Scifo, in piena area archeologica, dove i due rappresentanti appena citati, nei mesi scorsi hanno dato il meglio di sé.
Consentire la costruzione, infatti, di un mega villaggio turistico con tanto di colata di cemento non suona certo come un buon precedente in termini di tutela sia ambientale che, soprattutto, archeologica.
A proposito della difesa, Woody Allen in una sua nota battuta diceva: “Sono stato picchiato, ma mi sono difeso bene. A uno di quelli gli ho rotto la mano: mi ci è voluta tutta la faccia, ma ce l’ho fatta”.
Una battuta che fa ridere ma allo stesso tempo fa quasi compassione: come quella rilasciata – in “esclusiva” ai microfoni delle Tv - dalla sottosegretaria al Mibact che, solo per aver scoperto una targa si è impegnata a garantire una maggiore tutela e fruizione del patrimonio.
La stessa Bianchi che sulla querelle Scifo disse: “Sarebbe risultato non adeguato esprimere pubblicamente la mia opinione per una questione che riguardava direttamente il mio ministero, essendo parte in causa”.
Ha precisato, poi, di essersi “recata personalmente sul posto, senza preavvertire la stampa e i tecnici della sovrintendenza” e di aver “preferito esercitare la mia funzione con i mezzi a mia disposizione, sollecitato gli uffici ministeriali competenti ad adoperarsi affinché fossero effettuate le dovute verifiche”.
E non è andata meglio sul fronte dello stadio di calcio cittadino: anche lì ci sono stati problemi di “natura archeologia”, su cui Dorina, di nuovo, aveva dato ampie rassicurazioni: in collaborazione con Pagano.
Per Dan Brown, “la mente umana possiede dei meccanismi primitivi di autodifesa che negano tutte le realtà che causano al cervello uno stress eccessivo da sopportare. Si chiama negazione”.
Sempre in termini archeologici, alla Bianchi non è andata di certo meglio neanche fuori dai confini crotonesi, con il suo pieno appoggio agli scavi sulla tomba di Alarico a Cosenza mentre il ministero esprimeva più di qualche perplessità.
Per tacere, poi, dell’impegno del soprintendente Pagano che ha detto di puntare sul Castello di Carlo V, uno dei luoghi simboli della città, che deve diventare polo museale d’attrazione turistica.
E visto cosa è stato permesso a Scifo, i cittadini di Crotone cominciano a preoccuparsi per questo interesse, considerato che, finora, Pagano le cose che riesce meglio ad attrarre sono problemi e polemiche.
In questi anni, insomma, la sottosegretaria non ha accolto l’invito di Charles Caleb Colton: “Quando non hai niente da dire, non dire niente; una difesa debole rafforza il tuo avversario, e il silenzio è meno dannoso di una cattiva risposta”.
Certamente, dal 2001, l’attuale sotto-ministra al Mibact non si è fatta mancare proprio niente, compresi i silenzi, che sono diventati assordanti, più delle sue esternazioni, spesso corredate da gaffes.
Silenzio che la Bianchi ha perpetrato davanti alla stampa - televisioni escluse - anche durante la scopertura della targa, e senza, tra l’altro, dare certezze sul personale degli stessi uffici dopo la riorganizzazione voluta dal suo Ministero.
Da segnalare, poi, l’assenza dei rappresentanti istituzionali del Comune che non hanno preso parte alla cerimonia che per la Bianchi “è assai importante per il futuro della città”.
“L’indignazione è la difesa dell’anima contro le ferite del dubbio” sosteneva Allan Bloom. E sul fronte archeologico, a Crotone, di dubbi ce ne sono molti, soprattutto pensando a chi è chiamato a difenderne il patrimonio.