Immediate, irrevocabili, incomprensibili. Intorno a queste tre parole con il puntino sulla “i” si sarebbero giocate, nel senso concreto del termine, le dimissioni dell’allenatore del Crotone Calcio Davide Nicola. Scelta e decisione che sta suscitando sconcerto e disappunto, persino molta frustrazione, tra i tifosi che hanno creduto convintamente nelle qualità e capacità del tecnico e che ora si chiedono che cosa ci sia stato veramente dietro a questo strappo così violento.
Altro che fulmine a ciel sereno. Non sarà forse che dietro il laconico comunicato del presidente Vrenna ci siano altre e ancora sconosciute motivazioni? Come leggere ora, a sipario fin troppo rapidamente chiuso con la presa d’atto della volontà altrui, un gesto tanto eclatante quanto teatrale, lo sbattere la porta in faccia e a testa alta ai propri datori di lavoro-padroni del vapore, dire addio senza nemmeno ciao cari signori, restando in piedi sulla porta principale?
Forse un’abile quanto intelligente giocata d’anticipo, la mossa dolorosamente azzeccata di Nicola ma pure attesa e auspicata come una liberazione da parte dei Vrenna che lo avevano da più di un poco sulle ‘palle’ (ma di cuoio ben inteso), invece di subire l’onta del licenziamento, imboccando il retroscena in sordina dell’uscita di servizio?
Vito Barresi | Trasferta Libera
Di certo dietro dietro vi sarebbero altre e più ‘inconfessabili’ filigrane, visibili e non disinvoltamente comunicabili strappi relazionali, da parte di entrambi gli attori, il presidente Gianni Vrenna in testa, con suo figlio Raffaele, alla locale squadra di football che milita in Serie A, e il tecnico piemontese che, come ampiamente risaputo dal profilo professionale e curriculum sportivo, ha dalla sua un carattere estremamente difficile e spigoloso.
Tra un Pitagora e un Aristotele in mezzo al campo la partita ha preso una piega tutt’altro che filosofica già dopo la doppietta della sconfitta con il Genoa, allorquando forse l’antico virus che da sempre ha contraddistinto la storia e il segno del comando dell’impresa sportiva della famiglia Vrenna, tornava ad esplodere virulento con pressioni e più pronunciate raccomandazioni sulla formazione, caldeggiando un giocatore al posto di un altro da tenere in tuta.
Proprio nel quadro di questa ambientazione e contestualità potrebbe profilarsi un vero e proprio ‘caso Davide Nicola’ per il Crotone Calcio, a ragione di quelle che restano al momento le ancora oscure e ‘incomprensibili’ dimissioni dall’incarico presentate da un Mister tanto amato ma anche odiato, tollerato e temuto, osservato a vista e a distanza, da parte di certo ambiente interno molto influente sugli orientamenti e le decisioni di una proprietà fortemente offuscata sul piano dell’immagine dal forte protagonismo di Davide Nicola.
E talvolta come dice radio stadio, persino infastidita dal piglio decisionista del più mediatico e visibile ‘dipendente’ della premiata ditta Vrenna e Company.
Sta di fatto che non ci sarebbero troppe verità scontate né tanto meno giustificazioni occasionali, all’evidenza fin troppo poco sostenibili in termini di plausibilità e affidabilità, per comprendere fino in fondo, come sarebbe poi normale in epoca di trasparenza, quanto tumultuosamente e prepitevolisissimevolmente avvenuto negli spogliatoi dello Scida dopo l’enigmatico primo tempo con l’Udinese che vedeva i rossoblù indecorosamente sotto di ben due reti.
Quel che le immagini in frame dicono è che Davide Nicola è tornato in panchina profondamente scosso e stravolto, probabilmente, a seguito di un ruvido battibecco con il Presidente Vrenna, avvenuto alla presenza dei vertici della squadra, a cui lo stesso avrebbe reagito duramente annunciando le sue dimissioni a motivo di una sua plateale delegittimazione davanti a tutta la squadra.
Una drammatizzazione improvvisa, forse anche non voluta nella sua imprevista accelerazione dalle stesse parti in diverbio, che si è tramutata in un’ingovernabile scena madre di rancore e di rabbia.
Accuse e contro accuse si sono rese plasticamente evidenti nelle immediate ricadute ecatombali sul prosieguo di una partita che ho già descritto come la Caporetto di Nicola (LEGGI l'ARTICOLO).
Dopo tante galoppate trionfali sulla linea bianca del bordo del campo, il posto dove l’allenatore ha profuso passione e professionalità a squarciagola per incitare i suoi atleti, un Davide Nicola deluso, tradito e demotivato non ha più suonato il dixieland della vittoria, ma ha diretto il requiem mozartiano della sconfitta e delle sue irrevocabili, umane, giustificate dimissioni.
Un uomo, non più solamente un tecnico, psichicamente ridotto uno straccio che ha aspettato la fine delle ostilità per raccogliere il borsone degli attrezzi e andare via senza alcun ripensamento.
Con lui va in fumo la più bella e gloriosa pagina della storia calcistica del Crotone.
E nel mentre i tifosi che lo hanno apprezzato lo rimpiangeranno, l’allenatore piemontese si appresta a guardarsi intorno magari organizzando un grande ritorno proprio nel suo Nord.
Dove già da tempo si erano movimentati gli osservatori favorevolmente sorpresi dall’ascesa qualitativa e dal trend quantitativo sia di Nicola che della sua squadra, interessati a capire e comprendere la tenuta e il tessuto di un tecnico che ha sperimentato nel laboratorio crotonese molte novità e nuove soluzioni tattiche, strategiche, sportive e calcistiche di notevole valenza per la crescita e la competitività del football dei futuri anni ’20.