Crotone e il territorio verso un voto inutile?

23 gennaio 2018, 15:38 Politica.24

Un territorio allo sbando alla ricerca di una (quasi) impossibile rappresentanza parlamentare. Questa è la fotografia reale di Crotone a poco più di un mese dalle elezioni del 4 marzo 2018 isolata e chiusa nel fuoco concentrico di inchieste giudiziarie, recessioni economiche, emigrazione e crisi istituzionali.


Una città, un'area vasta comprensoriale rimasta istituzionalmente monca, con la sola presenza repressiva dello Stato centralista, impedita nella sua naturale evoluzione geografica e crescita economica e sociale da forze regionali concorrenti ed egoiste che intenderebbero escludere definitivamente la città di Pitagora non solo dalla tramatura verticistica del potere calabrese ma anche dai collegamenti nazionali.

Non sfugge ad alcuni che i risultati della passata legislatura sono stati a dir poco disastrosi per le popolazioni di questa parte jonica che hanno dovuto subire un vero ciclo di regressione istituzionale che ha toccato il suo culmine con la cancellazione dell'ente intermedio, con la fine della travagliata storia della Provincia di Crotone che era stata fondata, con tante speranze purtroppo svanite, all'inizio degli anni '90 dello scorso secolo.

Una fine ingloriosa che è stata materialmente ratificata dal disonore dell'inchiesta Stige con l'arresto per presunta appartenenza alla 'ndrangheta del presidente provinciale Nicodemo Parrilla.

Tuttavia, al netto delle gravissime colpe politiche di partiti come il Pd e altri raggruppamenti localistici che comandano in Comune e Provincia, i cui capi, dirigenti, segretari e parlamentari hanno spesso rastrellato la melma facendola assurgere a ceto dirigente, nominandola nei posti più importanti per la gestione del bene comune, adesso il rischio vero è quello di non aver più alcun rappresentante in Parlamento.

Nonostante le recenti inchieste giudiziarie del Procuratore Gratteri che hanno colpito esponenti politici e amministratori di spicco del Pd e di altre formazioni, contribuendo a smantellare una parte consistente della rete di clientelismo e voto di scambio, eliminando uomini che dominavano tali contesti di collusione e corruzione, il sistema nel suo complesso non è affatto cambiato.

La politica locale senza alcun orizzonte evolutivo e di profondo cambiamento è più che mai in un vicolo cieco da cui è davvero difficile uscire.

Ma ancor più grave è constatare che con essa, a volere essere precisi, imparziali e realisti fino in fondo, nel vicolo cieco vi è tutto intero l'elettorato e il popolo che di fatto appaiono sempre più irretiti, paralizzati e incapaci a rimettere in marcia un sistema civile e bilanciato di garanzie democratiche e progettualità condivisa.

Per questo, si può pronosticare con un certo margine di plausibilità, che dal voto del 4 marzo non si caverà un ragno dal buco per questa città e per questo territorio essendo il corpo elettorale impossibilitato a scegliere il cambiamento o l'alternanza per la mancanza di nuove proposte politiche, di una rinnovata offerta di rappresentanza democratica, di soggetti preparati a raccogliere la sfida della crisi e dei bisogni diffusi nel territorio.