Crotone. Porto, aeroporto e ferrovia. Iritale: il “pensiero unico” e il deserto infrastrutturale figlio della miopia politica

12 luglio 2018, 19:20 Politica.24

Crotone può sembrare un’isola deserta, a se stante, ma così non è. Anche il contesto non le dà una mano: Regione, Governo nazionale, Europa. Un luogo dove paure e insicurezze per il futuro, insomma, emergono prepotentemente così come - d’altronde - in tutto il resto del Paese. Quasi fosse un segno dei tempi.


Intervista di Giuseppe Romano

È più che normale che anche questa cittadina di poco meno di 60 mila abitanti viva una sorta di stato d’ansia “sociale”: ma che non emerge, colpa forse (ed anche) di un dibattito e un confronto dialettico assente. E quando manca una dialettica tra le parti il rischio è che passi e si imponga il cosiddetto e vituperato “pensiero unico”.

Se ne dice certo Sergio Iritale, figura locale “spigolosa” che negli anni ha ricoperto ruoli e postazioni di comando, tanto nei Partiti allora di Maggioranza, quanto dalle seggiole più alte di istituzioni pubbliche decisionali, come la Provincia pitagorica.

Da sempre uomo di sinistra, cresciuto nella Federazione Comunista dell’allora Pci, ha imparato a conoscere le dinamiche politiche del territorio, non solo amministrandolo.

Con lui abbiamo parlato dell’attuale situazione politica cittadina, che vede al comando, da oltre 24 mesi, una “forza unica”, quella dei Demokratici, espressione del leader Enzo Sculco.

Di un’Amministrazione Comunale figlia di un movimento e non più di partiti, relegati armai nemmeno al ruolo di opposizione quanto apparentemente di gregari se non di stampelle.


Il Comitato di Controllo, i cortigiani e l’assenza di programmazione


Un “sistema” locale che alimenta in qualche maniera quel “pensiero unico” a cui accennavamo?

“Qui a Crotone questa cosa si avverte. C’è infatti un ‘pensiero unico” dal punto di vista prettamente istituzionale: le decisioni, da quello che vedo, non vengono assunte nell’ambito dei Palazzi ma altrove, laddove le istituzioni non ci stanno.

Tra l’altro quelli che prendono le decisioni non sono nemmeno Partiti e questa è una cosa grave perché al di là del merito delle decisioni che vengono assunte dal Sindaco, dalla Giunta e dai dirigenti, si crea un orientamento negativo nella popolazione.

Credo non sia normale che un cittadino non possa rivolgersi al Sindaco oppure all’Amministratore pubblico di turno per un problema che lo riguardi da vicino, oggettivamente o soggettivamente. Oppure che un dipendente, un amministratore o lo stesso primo cittadino lascino il Palazzo, con i documenti in mano, per andare, come dire?, dal ‘Comitato di Controllo’ … qualcuno cioè a cui piace fare il controllore se non addirittura imbastire o programmare le cose. Sebbene programmare sia un termine troppo nobile, qui di programmazione c’è poco.

È certo che questa cosa comunque non fa bene. Scusate per il termine che uso, non riesco a trovarne altri, ma i cortigiani non hanno prodotto qualcosa di buono nel mondo perché hanno sempre assecondato il principio o, meglio, il pensiero unico”.

Dunque: mancanza di cultura politica, di qualità della classe dirigente attuale o, più che altro, di autonomia?

“Non c’è autonomia decisionale perché da quello che si vede tutto ciò che dev’essere costruito nell’ambito dell’Amministrazione comunale non è il frutto dell’autonomia del Sindaco né della Giunta. Sebbene ancora non posso giudicare quest’ultima perché c’è stato un ricambio.

Mi auguro comunque che qualcosa ora possa cambiare, il confronto aiuta ad aprirsi e peraltro questo atteggiamento, questa situazione che si è venuta a creare, è deleteria per la città perché allontana la gente dalla discussione ma anche da forme critiche attraverso le quali si può esprimere una opinione, che - magari - può servire ad altri che devono eseguire”.


L’uomo solo al comando incapace di insegnare alle giovani risorse


Partendo dall’assunto che gran parte del popolo crotonese è difficilmente incline alla partecipazione, al confronto, non sarà che - come accade anche altrove - si preferisca una politica caratterizzata dal classico “uomo solo comando”?

“La popolazione si è adagiata su questa vicenda e questo è un pericolo, perché la democrazia è fatta del rispetto dei passaggi istituzionali. È pur vero che con le elezioni si sceglie una classe dirigente che non viene selezionata e qui non si tratta di dare un giudizio soggettivo alle persone che ne fanno parte, però non c’è dubbio che alla prima volta che questi amministrino lo facciano sentendo soprattutto una voce esterna.

Una voce esterna che - tra l’altro - laddove ha amministrato nel passato non ha dimostrato di essere il maestro di giovani risorse: mi pare di no e lo dico con estremo convincimento.

Se io, ad esempio, dovessi mandare un mio nipotino per la prima volta a scuola cercherei il mio ex maestro delle elementari, non mi fermerei di certo al primo che incontro. Questa è una cosa negativa, non depone bene nemmeno per quelli che tacciono su queste cose”.


Dai “pruriti” della maggioranza alla rivisitazione della Giunta


Senza nascondersi dietro un dito, lei fa riferimento chiaramente al leader dei Demokratici, Enzo Sculco. Comunque, forza preponderante sul territorio. Però, nonostante questa “visione” dell’uomo solo al comando, così come la definisce, comunque qualche “dissenso”, chiamiamolo più sarcasticamente “prurito”, tra le file di una maggioranza ampia ci sono anche stati. “Pruriti” di disapprovazione verso chi li ha condotti al “governo” della città o solo nervosismi fini all’ottenimento di qualcosa in cambio?

“Da quello che riesco a comprendere c’è stata una discussione forte, anche una dialettica molto robusta che ha portato alla rivisitazione della Giunta. Evidentemente questo è il frutto di malumori ed è chiaro che quando c’è malumore sarebbe positivo se portasse ad indicare le cose che si dovrebbe fare invece di quelle che sono state fatte.

Se invece si tratta di dare la possibilità ad altri per parlare di meno, di poter governare, questo non va bene. Si tende più ad un equilibrio all’interno di questo movimento per tenere le cose unite piuttosto che guardare ai problemi della gente.

Comunque, il “rimpasto” è stato fatto: è presto per dare un giudizio ma credo che entro un mese la gente potrà capire se questa divisione che c’è stata può portare qualcosa di positivo.

Io mi auguro da cittadino che chi amministra abbia un fronte unitario per poter essere d’accordo perché le divisioni non fanno mai bene. Poi è chiaro che atteggiamenti e concezioni diverse ci sono e si vedono e si sentono. Non mi meraviglio che alcuni giovani abbiano spinto in questa direzione”.

È una presa di coscienza o cosa?

“Secondo me è una presa di coscienza”.

Che ha portato solo ad un “finto” rimpasto, un semplice “balletto” di assessorati. Un rimpasto di Giunta che nelle intenzioni pareva una rivoluzione organizzativa, un’implementazione in termini di professionalità ma che così non pare esser stato: non c’è stato uno stravolgimento di uomini e donne tali da poterlo ritenere “indispensabile” per un miglioramento funzionale della macchina amministrativa.

“Ci sono stati ingressi positivi ma su alcune parti anche qualche passo indietro rispetto a qualcuno che la differenza con gli altri la faceva. Ad esempio Antonella Cosentino: la dimensione culturale per quell’assessorato ce l’aveva e si muoveva con una certa dimestichezza e non a giorni alterni. Aveva idee, una programmazione, contestabile o meno. Una persona che ragionava dal punto di vista amministrativo e le cose le metteva in campo e stavano dando i risultati”.


Dalla metropolitana leggera all’hub cargo: l’interconnessione porto-aeroporto-ferrovie


Tiriamo dunque un bilancio a due anni dall’ingresso di questa maggioranza. La città è in movimento o in asfissia?

“Questa amministrazione è il risultato di una esperienza negativa degli ultimi dieci anni. Non è che prima le cose siano andate bene e oggi si continua in quella direzione, senza avere progetti ambiziosi. Ad oggi non si sa quale sarà il futuro di questa città! Io ho visto molta superficialità così come molta ingenuità nella gestione delle cose.”

Me ne faccia un esempio concreto.

“Nella gestione della vicenda Aeroporto (il “Pitagora” di Crotone, ndr.). Non voglio parlare di me. Tutti sanno per esempio che sono sempre stato a favore di una metropolitana leggera. In questo senso avevo avuto un incontro (all’epoca in cui Iritale era presidente della Provincia, ndr.) con Mauro Moretti che era delle Ferrovie dello Stato, la Regione e l’Università di Catania e avevamo deciso, grazie anche all’intervento di Luigi Siciliani che era presidente della Camera di Commercio, di pensare alla metropolitana perché la mia impostazione amministrativa, istituzionale ed anche economica era quella di far crescere il porto.

Allora: o tu crei un sistema infrastrutturale per cui porto, ferrovia e aeroporto siano uniti, oppure ti fai male! La metropolitana leggera serviva in funzione dell’aeroporto che volevamo dedicato al servizio cargo, per lo scambio di merci che si poteva fare proprio all’interno del porto, visto che siamo all’ingresso del Mediterraneo.

Questo avrebbe visto la crescita di entrambe le infrastrutture, tant’è vero che avevamo costruito la Stu, Società di Trasformazione Urbana per avere porto e ferrovie vicine mentre la metropolitana avrebbe dovuto accompagnare a Lamezia (verso l’aeroporto internazionale e la stazione ferroviaria locale, ndr.) per il business, a Crotone invece ci sarebbero stati i voli cargo perché, e forse molti non lo sanno, le merci viaggiano anche per via aerea!”.


La vicenda aeroporto? Esempio di superficialità ed ingenuità gestionale


La popolazione però insiste e notevolmente sulla necessità di uno scalo aeroportuale locale, commerciale e che garantisca collegamenti col resto del Paese. D’altronde non è che vi siano altri mezzi di comunicazione funzionali in quest’area e il “Pitagora” contribuisce nel sopperire a questa evidente carenza.

“Ci si è fissati con questa storia dell’aeroporto a Crotone: non regge, non c’è il numero, non ci sono le condizioni per un decollo dell’aeroporto pitagorico perché ce ne stanno tre in Calabria; qualcuno addirittura ne voleva fare quattro, come le Università.

In questi ambiti le cose devono essere una e fatta bene. A cosa servirebbe un aeroporto se in mezzora si potesse fare il check-in e arrivare a Lamezia? Non c’è anche la necessità di arrivare nella città della Piana per le ferrovie? Non tutti utilizzano l’aereo!

Oggi avremmo potuto già essere nelle condizioni di raggiungere Lamezia e prendere un treno o un aereo. Ma oggi nessuno prende un treno o un aereo perché ci vuole anche un’ora e mezza per arrivarci”.

Condivisibile, ma ritorniamo un secondo alla domanda iniziale: cosa c’entra la vicenda aeroporto sulla presunta superficialità e ingenuità che addita all’Amministrazione comunale?

“La cosa pericolosa che è passata è che il Governo (cittadino, ndr.), in modo particolare il Sindaco, per l’aeroporto ogni volta si è esposto come si è esposta la massa. La gente avrà le sue ragioni, i processi però vanno governati e vanno spiegati.

Siamo arrivati al punto che dopo due o tre anni e dopo che è fallito l’aeroporto, fallirà di nuovo l’aeroporto. Non me lo auguro però fallirà. Quindi, bisogna riprendere quella strada maestra sennò rimarremo chiusi all’interno di Crotone, della Regione e dell’Italia”.

Una sua supposizione che ovviamente tutti speriamo rimanga solo tale.

Perché allora Ryanair ha cancellato i voli (dal 31 ottobre prossimo, ndr.)? (LEGGI) Perché non ci sono i numeri! Tutti vogliamo l’aeroporto sotto casa ma, ad esempio, a Milano non ce l’hanno a due ore di distanza? Quindi, si vuol prendere un aereo? Ci vuole una metropolitana, e prendi anche le ferrovie: così si dà una risposta a tutto il territorio.

Tutto ciò lo stiamo pagando: è stata una scelta dell’Amministrazione che ha assecondato le richieste della popolazione incavolata, sebbene a giusta ragione perché tagliata fuori dal mondo. Una rivisitazione di questa strategia bisogna averla.


L’occasione persa per una miopia politica che “regala” idee e progetti all’area tirrenica


Della metropolitana veloce, come d’altronde dell’implementazione della Statale 106, il crotonese ne sente parlare da decenni senza però che qualcosa sia stato fatto nel frattempo. La tragica situazione infrastrutturale del territorio non è cambiata, è sotto gli occhi e l’aeroporto in fondo è un’ancora di salvezza, un tangibile collegamento con l’esterno. Il resto potrebbe essere interpretato - forse a giusta ragione - come un altro dei progetti realizzabili solo a lungo termine o magari del tutto irrealizzabili.

“A Lamezia quello che si doveva fare a Crotone lo stanno attuando perché dalla Stazione ferroviaria fino all’aeroporto tutti quei terreni li hanno messi a bando per un grande Hub. Di che cosa? Di una location con prefabbricati per il rifornimento di una serie di attività e prodotti che devono essere distribuiti nel Meridione.

È chiaro che la compagnia che deve costruire questo hub va dove c’è un aeroporto e una ferrovia, che sono vicini, così come vicino è ora il porto di Gioia Tauro.

Per fare un esempio: mi pare normale che se un colosso come Amazon dovesse decidere di venire in Calabria a creare qualcosa di simile non verrebbe a Crotone ma andrebbe a Lamezia: ma glielo avremo regalato noi se dovesse succedere qualcosa di simile, per la miopia politica”.

Il futuro dell’aeroportualità dunque lei lo vede con il ruolo di Lamezia come principale hub per i voli passeggeri e la conversione di quello di Crotone in scalo di servizio cargo?

“Ormai è un’occasione persa questa! Ma resta la possibilità di fare una metropolitana leggera, ci sono ancora le condizioni: almeno potremo andare a prendere lì un treno e un aereo. Un volo però che parta almeno tutti i giorni e non a giorni alterni. La metropolitana leggera era una scelta strategica concordata a livello nazionale e Regionale, con un progetto già pronto e le risorse comunitarie a disposizione.

Se lei va come me e spesso a Germaneto di Catanzaro, per esempio, lì la metropolitana leggera la stanno realizzando e porterà da Catanzaro direttamente a Lamezia (LEGGI) mentre i crotonesi continuano a chiedere cosa? Il niente: l’aeroporto sotto casa.

In questa vicenda abbiamo dimostrato di non avere una classe dirigente, dal punto di vista di tutte le istituzioni e categorie professionali. Tutte che si sono messe in fila per il Pitagora ma nessuno che ha abbia ragionato su un discorso diverso o se le condizioni fossero migliori o no”.


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