Il tema dell’emigrazione giovanile è oramai decennale, e si spendono molte belle parole parlando dell’ipotetico “futuro” che i potrebbero avere qui, a Crotone, e più in generale al Sud. Ma le parole sono le uniche cose effettivamente spese: gli stanziamenti per gli under 30 sono sempre di meno, ed i fondi destinati alla formazione ed al sostegno si asciugano drasticamente.
di Francesco Placco
I giovani sono il futuro. Il futuro del mondo in generale, ma anche il futuro di piccoli centri come Crotone. Almeno una volta nella vita ognuno di noi si è speso in un discorso del genere e tutti, sicuramente più di una volta, abbiamo ascoltato le promesse della politica nei loro confronti. Ma gli anni passano e di giovani se ne vedono sempre di meno.
L’emigrazione non si ferma. Si scappa dall’Italia, e principalmente dal Sud: un Sud pieno di belle parole ma privo di prospettive reali e concrete.
Secondo l’ultimo rapporto del Ministero dell’Interno (QUI), nel 2016 la provincia di Crotone contava 27.980 iscritti all’AIRE su una popolazione di 175.566 abitanti. Quasi il 16% della popolazione emigrata all’estero per lavoro. Trend purtroppo confermato anche nel 2017, dove secondo l’ISTAT (QUI) la provincia pitagorica è tra le prime in Italia come saldo negativo per trasferimenti della popolazione residente.
I dati per il 2018 non sono ancora disponibili, ma non bisogna aspettarsi sorprese: l’emigrazione non si è mai fermata, e sempre più persone decidono di trasferirsi. Non solo giovani, ma anche interi nuclei familiari e professionisti, sempre più in difficoltà a livello lavorativo. La città di Crotone risente pesantemente di queste continue partenze, e si vede, specialmente nel periodo invernale.
Ma a mancare, in una città come questa, non è solo il lavoro. Manca anche una vera attenzione istituzionale al problema giovanile, spesso marginalizzato e messo da parte. E purtroppo, aldilà delle belle parole di cui ci si può vantare in Consiglio comunale o con un post sui social, le cifre che il Comune di Crotone impiega per i suoi figli rasentano la miseria.
Dopo aver snocciolato qualche numero dall’ultimo bilancio consuntivo dell’ente (LEGGI), bisogna iniziare a tenere in considerazione il Documento Unico di Programmazione 2018-2020, approvato in minoranza lo scorso febbraio (LEGGI). Alla voce “Politica giovanile, sport e tempo libero” troviamo una previsione di stanziamento di 56.500 euro per il 2018, e di 46.500 per il 2019 ed il 2020.
Per intenderci, parliamo dello 0,1% sul totale delle spese previste. Ancora peggio è messa la voce che riguarda il “Lavoro e formazione professionale”, per la quale si prevede una spesa di zero euro per il 2018, il 2019 ed il 2020.
I soldi sono pochi. Pochissimi. Ma c’è “truscia”, e bisogna fare di necessità virtù. Tuttavia, appare paradossale che proprio i più giovani, propagandati come una priorità tra le priorità, siano i più colpiti da questo disinteresse economico, che cozza con i bei discorsi e le belle intenzioni che spesso si sentono in pompa magna.
E c’è di più: il rischio, per quei pochi fondi stanziati, è che si “perdano” in serate, eventi e festini di sicuro interesse, ma di dubbia utilità concreta.
Quale futuro ci può essere, in una città dove non si investe nei più giovani? Dove non si garantisce loro una valida opportunità per restare, per non partire? Dove ogni iniziativa è lasciata al privato, e dove il Comune non si preoccupa di avere uno sportello dedicato alla gioventù, ammucchiandola assieme allo sport ed al tempo libero?
La risposta la sappiamo già.