Crotone. Conti in tasca al Comune: le spese pro-capite nel primo bilancio del cambiamento

16 novembre 2018, 17:00 Imbichi
Benedetto Proto

Se è vero che il tema delle “spese pubbliche” è sempre sulla bocca di tutti, è altrettanto vero che fin troppo spesso non si sa con esattezza come il proprio Comune spenda i propri soldi. A Crotone le cifre del bilancio comunale sono sempre state appannaggio degli interessati e degli addetti ai lavori, ed è arrivato il momento di utilizzare un nuovo approccio: quello pro-capite (o come diremmo noi: “per cranio”).


di Francesco Placco

L’approvazionein tempi recorddei bilanci comunali è stata un cavallo di battaglia del sindaco Pugliese (LEGGI), che appena trenta giorni dopo l’elezione si auspicava di “dare il via ad una seria programmazione di rilancio dell’ente e della città” proprio tramite la rapida approvazione dei bilanci, adeguatamente controllati, senza i quali la “capacità di spesa è ridotta al nulla se non a coprire le emergenze”.

E così fu: approvato frettolosamente il consuntivo del 2015, di eredità valloniana, toccò poi ai bilanci del 2016 ed al previsionale del 2017 (LEGGI), assieme al Documento Unico di Programmazione triennale 2018-2020 (LEGGI).

Tutto scorreva tranquillo (si fa per dire) finché nei primi giorni di Giugno la Corte dei Conti non ha bloccato le spese non essenziali al Comune di Crotone (LEGGI).

Il motivo? Detta semplicemente: i conti non tornavano e nel bilancio consuntivo del 2015 - risalente alla vecchia amministrazione ma approvato da quella appena insediata - più di qualcosa non aveva convinto la i giudici contabili.

Bloccate le spese, il Comune avrebbe dovuto rimediare presentando un bilancio corretto entro due mesi. Ma è di pochi giorni fa la notizia che la Corte dei Conti ha nuovamente bloccato le spese non necessarie (LEGGI), in quanto le motivazioni avanzate dall’ente non sono state considerate esaustive.

Dal Comune ci invitano a non preoccuparci, perché, come ci ricorda l’assessore Proto “siamo un Comune sano, non siamo né in predissesto, né in dissesto finanziario e risponderemo alle osservazioni della Corte dei Conti”.

Aldilà delle solite chiacchiere - sia popolari sia politiche, come la querelle nata tra Pugliese e Vallone sulle responsabilità della bocciatura - sarebbe indicato fermarsi un attimo per conoscerli meglio, questi bilanci.

Fin troppo spesso infatti si parla di “spesa pubblica” senza conoscerla nel dettaglio, specialmente a livello di spesa comunale, e la città di Crotone non fa eccezione.

Cerchiamo allora di capire il bilancio con un metodo diverso, ossia quello pro-capite (o come diremmo noi, “per cranio”), probabilmente più comprensibile e più immediato.

Per farlo, prenderò a riferimento l’ultimo bilancio consuntivo di spesa approvato e vidimato, ossia quello del 2016, disponibile in formato open-data su OpenBilanci.

Nel 2016 il Comune di Crotone ha speso 58.239.702 euro, a fronte di entrate pari a 58.253.216. Di questi 58 milioni, 38,3 sono stati impiegati per spese correnti (stipendi, pubblica amministrazione, acquisti necessari), 11,8 sono stati destinati ad investimenti; 7,8 impiegati per “altre spese” e 288.550 per l’incremento di attività finanziarie.

Si tratta di una spesa di 917,81 euro a cittadino, che comprende tutti i servizi dell’ente.

Per un attimo, pensate di dover pagare di tasca vostra ogni servizio del Comune. Complessivamente, in un anno dovreste dargli poco meno di mille euro ma nel dettaglio quanto spendiamo (ed investiamo) in ogni singolo servizio? Vediamone alcuni.

Le spese maggiori, ovviamente, riguardano la gestione dell’ente comunale. Ad esempio, per la segreteria generale sborsiamo 25,35 euro a testa, mentre per l’ufficio tecnico 31,37.

E ancora: 18,79 è quanto paghiamo per l’anagrafe; 11,37 per l’ufficio tributi e ben 106,06 per la gestione dei beni demaniali e patrimoniali.

Se andiamo ad affrontare il tema dei servizi, noteremo delle cifre molto basse. Per gli uffici giudiziari appena 7,94 euro a testa, mentre la voce riguardante la casa circondariale indica 0 euro.

Per il sistema di protezione civile appena 1,82 euro, per il trasporto pubblico locale 5,46; e per il servizio idrico integrato 1,75. Gli investimenti collegati al turismo, invece, si riassumono in appena 3,71 euro.

Discorso diverso invece per i rifiuti, per i quali sganciamo 158,36 euro all’anno. Sorprendentemente, se per le aree protette sborsiamo 50,78 euro, per la difesa del suolo, per il recupero ambientale, per la qualità dell’aria e la riduzione dell’inquinamento zero euro.

Per l’istruzione le cose non cambiamo di molto. Il diritto allo studio viene garanti con 2,33 euro a testa, mentre per l’istruzione prescolastica si investe appena 2,88 euro e per gli asili nido 3,56.

Spese maggiori sono collegate agli istituti non universitari, ai quali si stanzia 10,23 euro cadauno, ed ai servizi ausiliari, con 23,37 euro.

Nulla è destinato alle politiche giovanili, mentre 42 centesimi sono destinati allo sport ed al tempo libero.

Il mondo del lavoro e delle famiglie, infine, non gioisce di certo. Se da una parte abbiamo una spesa di 51,01 euro per “interventi alle famiglie”, dall’altra scarsissimi investimenti per la realizzazione e gestione della rete dei servizi sociali: appena 60 centesimi a testa. Per lo sviluppo economico del mondo del commercio, dedichiamo appena 2,03 euro.

Seguono poi una serie di Zero, per i quali il Comune, nel 2016, non investì nulla. Ad esempio la diversificazione delle fonti energetiche, le relazioni internazionali, i fondi per agricoltura o pesca (tanto per quest’ultima ci pensano le royalties, come sempre), o le politiche per il lavoro e la formazione professionale. Tutte voci che, si spera, verranno finanziate una volta superato questo scoglio dei conti bloccati.

Non possiamo, infine, non ricordare ai più a quanto ammontasse, nel 2016, il debito pubblico cittadino: 1.304.330 euro, da suddividere tra 930.964 euro di denaro prestato e 376.366 di interessi. Una spesa che, divisa per ognuno di noi, è di 20 euro e 56 centesimi.