“Gli addii intossicano ma intossicano di più le presenze assenti. E delle persone spesso ci manca ciò che credevamo fossero e non sono mai state, piuttosto che la loro più concreta assenza”. (Massimo Bisotti)
di Sr* l’impertinente
Rori se n’è andato. Viva Rori! Questo il refrain in città da quando uno dei due assessori di peso della giunta del mirabile duo Pugliese-Sculco, Rori De Luca appunto, ha detto “stop” ed ha lasciato l’esecutivo (LEGGI).
Sorprende - per chi non conosce la realtà politica crotonese - la parabola vissuta dal buon Rori, entrato in giunta nel 2017 non senza problemi, con prima la nomina a cui era seguita la revoca per incompatibilità.
In suo soccorso, poi, era arrivato il Ministero che aveva tolto le castagne dal fuoco a Pugliese decretando come De Luca potesse sedere sulla poltrona di assessore all’Urbanistica.
“Addio è breve e finale,
una parola dai denti aguzzi
che mordono la corda
che lega il passato al futuro”.
(John Ernst Steinbeck)
Ci s’è accomodato, sulla poltrona, nel luglio del 2017 e solo con alcune deleghe, poi rinforzate nel primo rimpasto del giugno 2018 per un carnet così pieno di “incarichi” sottratti ad altri colleghi.
A lui sono andate l’Urbanistica, la Pianificazione territoriale, Programmi complessi, Società partecipate, Viabilità e traffico, Verde pubblico e Pianificazione e regolazione impiantistica sportiva.
Una testimonianza concreta, insomma, di come il buon Rori fosse il “cocco” del grande Blek, che in lui c’aveva visto l’uomo giusto per far volare un’amministrazione che, almeno fino ad allora, aveva operato solo raso terra.
“Io penso che la vita non sia altro
che un atto di separazione,
ma la cosa che crea più dolore
è non prendersi un momento
per un giusto addio”.
(Suraj Sharma - Pi)
Al suo attivo Rori ha inanellato diversi successi, come ha lui stesso rivendicato di recente, tra cui quello sulla questione stadio Ezio Scida, così come l’aver fatto rinsavire l’ente sulla posizione nei riguardi della Corte dei conti.
Nel primo caso De Luca ha spinto verso il ricorso al Tar, che ha poi dato ragione al Comune e torto al soprintendente Pagano, giudizio confermato anche dal Consiglio di Stato. Nel secondo ha persuaso l’ente ad accettare le prescrizioni della stessa Corte.
Così come passi in avanti sono stati fatti anche nei rapporti con l’Eni, e non a caso l’ultima nota a sua firma è stata quella che annunciava la costituzione di un comitato scientifico per la subsidenza con tanto di dote da 7,5 milioni di euro.
“In genere preferiscono
evitare i lunghi addii,
consci di come quei pochi minuti in più
passati insieme procurino alla fine
più sofferenza che conforto”.
(Guillaume Musso)
E allora, quali sono state le vere ragioni delle dimissioni di De Luca che lui stesso ha attribuito a “diversità con la leadership della coalizione”, vale a dire colui che non ha mai neanche nominato, cioè Enzo Sculco?
Qualcuno mormora che i problemi potrebbero essere stati proprio i risultati ottenuti dal super assessore, tanto da venire sminuiti o, addirittura, negati, come pare sia stato fatto in occasione dell’ultimo incontro politico in via Firenze, in cui i nervi sono stati a fior di pelle.
Dapprima l’obiettivo delle sfuriate del “capo” era stato Leo Pedace, l’altro assessore forte che, però, in questi ultimi tempi è passato alla cronaca non certo per i successi dell’azione amministrativa (leggasi topiche) e che quindi non rappresentasse proprio una minaccia per la leadership.
“Gli addii funzionano fino
alla prossima crisi d'astinenza”.
(Jacopo Landi)
Ed il sindaco Pugliese, in tutto questo? Prende “atto delle dimissioni da assessore all'Urbanistica dell'avvocato Salvatore De Luca” ed esprime il “ringraziamento per il lavoro svolto con professionalità, dedizione, spirito di servizio”.
Dice, ancora, di rispettarne la decisione “che ha avuto modo di motivarmi. Così come esprimo gratitudine per la disponibilità esplicitamente dichiarata di futuri contributi costruttivi”.
Parla, poi, sempre a proposito di Rori di “un rapporto non solo amministrativo ma anche personale ed umano” con De Luca “al quale rinnovo il ringraziamento per l'attività svolta”.
“Dirsi addio non ha importanza.
È il tempo passato assieme
che davvero conta”. (Trey Parker)
“Poche righe”, come scrive lo stesso sindaco, e di puro equilibrismo, così da non rinnegare Rori ma neanche per innervosire oltremodo il manovratore, che a proposito di attacchi di bile pare ne abbia sofferti già troppi.
Neanche un accenno, tanto per dire, alle possibili ripercussioni politiche che queste dimissioni provocherebbero e proprio alla vigilia di un appuntamento importante, quello del bilancio.
Un possibile campanellino d’allarme era poi suonato con la presenza alla conferenza stampa di Rori De Luca, di due consigliere, Anna Maria Oppido e Angela Familiari, insieme a Peppino Cosentino, ma lo stesso de Luca ha tenuto a ribadire come fossero in diversi ad avere le sue stesse opinioni.
“Come porre termine, come chiudere:
è su questo e non certo
su come iniziare o aprire qualcosa,
che chi vive la vita liquido moderna
ha urgente bisogno di istruzioni”.
(Zygmunt Bauman)
Quindi e riepilogando: per Sculco il problema era stato prima l’assessore Leo Pedace, individuato come l’ispiratore delle diverse diaspore che l’amministrazione comunale ha dovuto affrontare.
Per un periodo, un’incognita era divenuto anche lo stesso sindaco, della cui scelta il grande Blek pare si fosse pentito non ritenendolo all’altezza; sindaco che ha anche e però il pregio di non opporre troppa resistenza al manovratore.
Infine, obiettivo è diventato Rori De Luca, probabilmente poiché iniziava a crescere troppo ed a fare troppe cose, così come successo in occasione del primo tagliando dell’esecutivo, con l’esclusione di Antonella Cosentino (ancora rimasta un mistero).
“Perché ci vuole un minuto per dire ciao
e sempre per dire addio?”. (Anonimo)
Ma se, invece, il problema fosse proprio lui, il grande Blek? Se fosse lui la vera zavorra che impedisce all’amministrazione di Crotone di decollare? Se fosse lui ad essere in confusione?
Come già più volte detto, chi lo conosce bene parla di uno Sculco che, ormai, ha perso il suo fluido magico; di un leader in fase di declino che non ne indovina più una, neanche per la legge dei grandi numeri.
E se invece di continuare a decidere le sorti della città - sempre più in disarmo - si facesse da parte definitivamente e lasciasse la stanza dei bottoni che già per tanti, troppi anni ha occupato?
Senza la sua figura ingombrante – e insofferente alle ombre - potrebbe forse e finalmente crescere una vera e nuova classe dirigente di cui la città ha bisogno più di ogni altra cosa: più della pioggia di milioni di euro che sta per arrivare.
* Simbolo dello Stronzio