Quei giovani a caccia di un ‘posto’ tra Centri per l’impiego offline e offerte col ‘trucco’

3 febbraio 2019, 16:48 Imbichi

Nel primo mese del 2019 il Centro per l’Impiego di Crotone non ha ricevuto nessuna offerta di lavoro da proporre. Non sono andati meglio i siti di annunci, con pochissime offerte concrete, o i social, inondati da post fallaci e spam.


di Francesco Placco

Anno nuovo vita nuova, ma non a Crotone. Nei primi trentuno giorni del nuovo anno sono state pubblicate appena sei offerte di lavoro (escludendo ovviamente tutti gli annunci di “lavori da casa” e “guadagni extra”), esclusivamente su siti di annunci.

Il Centro per l’Impiego - che nel frattempo pare non avere più un sito (QUI) - non ha ricevuto neppure un’offerta da proporre e sia la bacheca fisica che quella online è rimasta vuota.

Continua ad essere un quadro desolante quello della città Pitagorica, caratterizzato da un periodo di blocco assoluto in concomitanza dei mesi invernali. Trovare un impiego che non sia stagionale o a termine è veramente difficile, ed a fronte delle numerose - numerosissime - richieste l’offerta scarseggia.

Chi riesce ad ottenere un colloquio deve poi scontrarsi con le richieste particolarmente esigenti dei datori di lavoro locali. Spesso si parla di paghe misere (500/600 euro) per un posto “a tempo pieno”, sei giorni su sette e con reperibilità nell’unico giorno libero. Non ci sono orari, e spesso neanche contratti regolari: basta un foglietto con attestate due ore di lavoro al giorno.

C’è poi l’universo dei call center, che in città non scarseggiano. Oltre alla Datel, che nonostante i suoi problemi (LEGGI) riesce a dar da lavorare a migliaia di persone, negli ultimi anni è stato un fiorire di piccole aziendine che, almeno negli annunci, parrebbero garantire “il minimo sindacale”.

Un fatto talmente anomalo, da queste parti, da meritarsi sponsorizzazioni sui social e caratteri cubitali sulle locandine.

Ci si deve accontentare, insomma. È questa l’unica immagine che si riesce a trarre dal mondo del lavoro crotonese, che pur con le sue eccellenze non è in grado di creare e gestire un ambiente sano e proficuo. Un’immagine devastante sotto il profilo professionale, che punta a sminuire le competenze e che funziona al ribasso, incapace di assorbire la forza lavoro senza l’ausilio di agevolazioni e continui aiuti da parte dello Stato.

Un sistema che può funzionare per pochi, e che di fatto costringe all’emigrazione centinaia di persone ogni anno. Ma pur sempre un sistema, che pare essere ben rodato e perfettamente funzionante, basato com’è sul continuo ricatto del “o questo o niente”.