Serie B. Crotone, dopo Pescara nervi a fior di pelle: ma ormai il gioco lo fanno i “torti” e non solo quelli arbitrali

19 febbraio 2019, 19:03 Trasferta Libera

Si fa fatica a parlare di calcio, perché non si capisce bene cosa sia diventato. Un semplice gioco con la palla, nato in Inghilterra nel XIX secolo, oggi è lo sport più seguito al mondo.


di Cinzia Romano

Per la cronaca, il posticipo Crotone-Pescara è terminato con la vittoria per 2-0 degli abruzzesi che affiancano al quarto posto il Lecce a 38 punti e lasciano i calabresi al terzultimo posto in classifica.

Un risultato frutto di episodi, alcuni dei quali in una partita fanno la differenza e che a fine gara fanno imbestialire non poco Giovanni Stroppa:

“Me lo dovete consentire ma io stasera non riesco a parlare di calcio, mi dispiace ma io così non ci sto! È talmente evidente, palese, plateale quello che è successo, che è assurdo. Abbiamo perso, sto zitto. Ma non esiste che occasioni del genere non vengono sanzionate, soprattutto per quello che poi ci vengono a dire. Sono stato espulso e non mi vengono a dire il perché dell’espulsione, tra le altre cose non ho reclamato e non ho fatto niente. Mandi via l’allenatore senza motivo. Quello che ho visto stasera è allucinante. Scusate ma non riesco a parlare di calcio”.

Il tecnico si riferisce ovviamente al rigore netto non concesso ai pitagorici con conseguente espulsione dell’avversario, episodio che a seguito delle proteste di uno stadio intero, ha visto il suo allontanamento dal terreno di gioco da parte del signor Rapuano.

Anche il presidente Gianni Vrenna, sebbene con toni più pacati, non nasconde la sua rabbia:

“Oggi si è toccato il fondo. Hanno deciso forse che in questa categoria siamo scomodi. Non è il primo torto arbitrale clamoroso. Ho parlato con l’arbitro che mi ha risposto di aver dato la regola del vantaggio per il fallo su Spolli. Sono rimasto basito. Sono amareggiato perché ho l’impressione che non vogliono il Crotone in questa categoria. Prepareremo un dossier e lo invieremo a chi di competenza”.

“Non so se ne siete a conoscenza ma in seguito ad una mia intervista rilasciata ad una radio di Roma, la Procura Federale ha chiesto il mio deferimento e 10 mila euro a me personalmente e 10 mila euro alla società di calcio, per aver leso l’onorabilità del Chievo, società che è stata penalizzata per le plusvalenze. Siamo nel paese di pulcinella. L’ultimo gesto che mi rimane da fare è ritirare la squadra al prossimo torto arbitrale.”

Quello visto all’Ezio Scida si può senza dubbio definire la Sindrome di Procuste. Per chi non la conoscesse è una vera e propria patologia che scaturisce dal senso di inferiorità e dall’invidia:

Dato che io non riesco ad essere come te e non sono capace a fare ciò che fai tu, allora non lo devi fare neanche tu, altrimenti si evince la mia inettitudine!

È il caso di tutti coloro che hanno deciso di bloccare a tutti i costi l’FC Crotone, forse perché è una società che è riuscita ad ottenere una storica promozione in serie A ed a salvarsi il primo anno, mantenendo un’encomiabile gestione economica e senza far ricorso al credito bancario?

O forse perché ha tentato di scoperchiareun vaso di Pandora” da cui verrebbero fuori troppe società di calcio coinvolte?

Non ci meraviglierebbe nulla se si ripensa allo scandalo “Calciopoli” di qualche anno fa, o ai fallimenti ed ai debiti che sempre di più attanagliano i Club italiani.

Lo Stato incassa miliardi di euro di tasse dal sistema calcio ed ha tutto l’interesse affinché società, con bilanci in perdita, riescano a sopravvivere grazie alla bontà delle banche, per riuscire a saldare i debiti tributari.

Come si fa quando il credito bancario non basta? In Italia il fatturato della serie A cresce soprattutto grazie ai diritti tv che superano il 50% dei proventi.

Quando questi non sono sufficienti, l’unico modo che rimane è il “giochino delle plusvalenze”, ossia sopravvalutare giocatori rispetto alle cifre inserite nei bilanci e scambiarli con altre società.

Senza plusvalenze difficilmente si avrebbero dei patrimoni netti in positivo e tante società non potrebbero iscriversi ai campionati professionistici.

Plusvalenze che a volte coincidono con la crisi del calcio giocato, prova ne è la mancata qualificazione della Nazionale al Mondiale concluso nella scorsa estate.

Ma pare che a nessuno interessi veramente lo spettacolo del calcio, ancor meno le sorti di una piccola società come quella del Crotone, l’importante è che tutto il sistema rimanga nei suoi equilibri precari.

Intanto l’imprenditore Mirri, proprietario della Damir Srl, ha raggiunto un accordo con il Palermo e pagando gli stipendi ha scongiurato momentaneamente una penalizzazione in campionato.

Un’operazione però, che serve solo a guadagnare tempo prima di una cessione definitiva a qualcuno realmente intenzionato ad acquistare la squadra siciliana, che sembra essere diventata la Bella di Torriglia, colei che “tutti la vogliono, ma nessuno se la piglia”.

In maniera provocatoria suggeriamo al presidente Gianni Vrenna che se al prossimo torto arbitrale dovesse realmente ritirare la squadra dal campionato, può sempre acquistare il Palermo calcio: magari sarà più fortunato con le sviste arbitrali (LEGGI).