Crotone nuova zona criminale tra solerzia dei magistrati antimafia e sottovalutazioni di Comune e Provincia

29 maggio 2019, 18:54 100inWeb | di Vito Barresi

Non si può che esprimere la soddisfazione dell'opinione pubblica e dei cittadini di Crotone di fronte agli esiti della operazione della Guardia di Finanza che ha eseguito un provvedimento di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nei confronti di 35 soggetti ritenuti presunti appartenenti alle cosche di 'ndrangheta di Crotone.


Scorrendo le accuse che hanno portato all’arresto di un variegato gruppo di pregiudicati che attentavano alla sicurezza e al quieto vivere della città e dell’intera area crotonese, accanto all’apprezzamento per le indagini svolte dalla magistratura di Catanzaro e dai Finanzieri di Crotone (LEGGI), va posto anche il vivo allarme che comunque suscita l’elenco e la gravità delle accuse avanzate nei confronti dei fermati, i quali in modo diverso, avrebbero fin qui agito impunemente impiantando nel territorio e nella città un’associazione di stampo mafioso, esercitando il traffico di droga, l’estorsione, l’usura, il porto illegale di armi e l’intestazione fittizia di beni (LEGGI).

L'indagine, appena diramata la notizia, ha immediatamente assunto le proporzioni di evidenza nazionale, proponendo ancora una volta la rappresentazione reale di una Crotone che non è purtroppo un’oasi di bellezza e tranquillità ma un contesto urbano dove la delinquenza, la malavita organizzata, continuano ad avere un carattere ed un presidio ormai strutturale che purtroppo si innesta e si annida in una situazione fortemente a rischio in termini economici, politici, sociali e culturali.

E per questo si vuole ancora una volta evidenziare l’enorme sottovalutazione del rischio Criminale in una città come Crotone, che non può di volta in volta prenderne atto soltanto quando la magistratura e le forze dell'ordine intervengono con i necessari mezzi repressivi e inquisitivi.

In questo senso appare urgente la necessità di un radicale cambio di rotta e di atteggiamento, specie da parte di quelle istituzioni ed enti locali che si attardano a considerare la minaccia criminale come un problema di secondaria importanza.

Tutto questo perché nel passato non si è data dovuta attenzione all'intreccio nefasto tra disfunzioni amministrative, funzioni e cattiva amministrazione della cosa pubblica in sede comunale e provinciale e retroterra dell’illegalità diffusa in specifici ambiti del territorio urbano.

Facciamo qui riferimento non soltanto alle periferie ma anche soprattutto ad intere zone del centro cittadino come ad esempio la confusa e densa zona posta tra il quartiere Sant'Antonio e il fondo Gesù, dove sono intervenuti cambiamenti diffusi nella destinazione d’uso di tante aree e dove ancora ci si attarda a mantenere disordine e sacche di abbandono che andrebbero altrimenti bonificate immediatamente e poste sotto l’egida di un disegno, di un controllo urbanistico, magari meno incline agli interessi elettoralistici.

Ancora l’ente locale farebbe per sé una meno indegna brutta figura se in questa zona si intervenisse rapidamente a fronte di quelle straordinarie rilevanze che rendono il quartiere centro direzionale delle forze dell’ordine e della sicurezza, poiché in essa vi ricadono non solo la Questura ma anche il comando della Guardia di Finanza e più in là quello dei Carabinieri.

La bonifica, l’inquadramento, la riqualificazione urbana potrebbe essere addirittura definita sotto il titolo di centro direzionale della sicurezza e della legalità, determinando le condizioni minime di civiltà che consentirebbero alla città di Crotone di distinguersi immediatamente non solo rispetto al passato ma anche nella prospettiva futura di città adeguata alle sfide poste dal progresso e dallo sviluppo.

Continuare a pensare la città come se in essa fosse inesistente la struttura del crimine appare pertanto anacronistico quanto soprattutto pericoloso, attesi i termini di una sottovalutazione che si fa ormai sempre più manifesta.

Per tali considerazioni come testata sentiamo il dovere di contribuire con i dovuti suggerimenti affiancando l’operato della magistratura e delle forze dell’ordine affinché il loro lavoro non venga disperso e buttato alle ortiche tra le troppe confusioni edilizie, urbanistiche, stradali, strutturali e infrastrutturali che segnalano con forte determinazione il generale dissesto e disordine in cui in questi anni si trova Crotone.

Non si vorrebbe, infatti, che la confusione urbanistica diventi essa stessa quel prerequisito indispensabile che condanna la città ad essere una zona franca del crimine, dell’insicurezza e dell'illegalità.