I piani del lavoro regionali funzionano a rilento, con tempi di attesa più lunghi di un concorso pubblico. A farne le spese sono i soggetti considerati più a rischio, che attendono anche da un anno le risposte da parte degli enti accreditati.
di Francesco Placco
Non bastasse la scarsità di offerte di lavoro ed i disservizi in seno ai centri per l’impiego (LEGGI), al desolante scenario si aggiunge un tassello tutto istituzionale: la mancanza di offerte formative e lavorative da parte della regione.
Inutile fare paragoni con regioni virtuose come Lombardia, Piemonte o Emilia-Romagna, che ogni anno garantiscono centinaia di migliaia tra tirocini formativi, extracurriculari e stage per ogni fascia di età, ma anche la Calabria, nel corso degli anni, è riuscita a sfornare alcuni piani locali del lavoro.
Uno degli ultimi, pubblicato nel 2017 ed ancora attivo, è il bando Dote Lavoro (QUI), uno strumento che “mira a sostenere l’inserimento e/o il reinserimento nel mercato del lavoro dei disoccupati, delle persone con disabilità e di quelle maggiormente vulnerabili attraverso un'offerta personalizzata di strumenti di politica attiva”.
Un investimento di 66 milioni di euro puntato esclusivamente sull’occupazione e sulla formazione, che ha visto pervenire migliaia di domande da tutta la regione.
Uno scopo nobile. Ma, purtroppo, al grande numero di domande non è stato ancora corrisposto un tirocinio. Sono numerose infatti le lamentele - sia online che in pubblica piazza - di chi si è iscritto e si è visto riconosciuto il diritto ad un impiego, ma che a distanza di un anno non ha ricevuto neppure una chiamata.
I centri accreditati, dal canto loro, continuano ad invitare alla pazienza, perché una volta in lista il tirocinio arriverà.
Un anno di attesa per ottenere un tirocinio di sei mesi non è il massimo. Una prospettiva poco allettante per i più giovani, ai quali continua a convenire l’emigrazione o altre soluzioni, ma anche l’ultima spiaggia per i disoccupati di lunga data, continuamente “appesi” e dimenticati.
Discorso diverso invece per i piani di lavoro locali promossi dai Comuni, che raccolgono meno domande - in genere meno di una decina - e riescono a svolgersi con maggiore rapidità.
Non hanno molte scelte, i disoccupati calabresi. L’alternativa all’attesa è la valigia, tanto ieri quanto oggi.