Fondi strutturali. La Calabria ne spende un po’ di più ma sempre troppo poco: appena un quinto

5 giugno 2019, 08:50 Imbichi

Sta per insediarsi la nuova Commissione Europea, ed il primo grande passo sarà la programmazione dei fondi comunitari 2021-2027. Fondi erogati in gran parte alle “regioni povere” dell’unione, e che potrebbero subire delle rimodulazioni rispetto al passato.


di Francesco Placco

Da sempre fanalino di coda nella spesa - e soprattutto nella rendicontazione - comunitaria, così come ci ha ricordato più volte la commissaria Corina Cretu (LEGGI), quest’anno, per la prima volta, si registra una piccola quanto significativa inversione di tendenza, illustrata qualche giorno addietro direttamente da Oliverio (LEGGI).

Questa volta la Calabria ha speso meglio i suoi fondi, tanto da aver ottenuto il “premio” per la “riserva d’efficacia”: un ulteriore tesoretto di 143 milioni (QUI).

Un dato sicuramente positivo, che tuttavia non deve trarre in inganno: la Regione ha speso appena il 18,3% del denaro garantito tramite il POR FESR/FSE (QUI), che prevedeva per la sola Calabria un fondo di oltre 2 miliardi di euro.

Una performance sicuramente migliore rispetto al passato, ma ancora lontana dai livelli di alcune regioni nazionali ed internazionali, dove i fondi si riescono a prosciugare.

Nel frattempo il piano di finanziamento internazionale sta per giungere a scadenza, ed il denaro non impegnato in alcuna spesa rimarrà nelle casse di Bruxelles, in attesa di essere reinvestito.

Di fatti uno dei principali compiti della neo-commissione che si insedierà nelle prossime settimane sarà proprio quello di dare il via alla programmazione della nuova tranche di risorse, quella che coprirà dal 2021 al 2027.

La maggior parte dei fondi infatti è stata destinata principalmente alle aree economicamente più svantaggiate, ovvero quelle dove il Pil pro capite risulta inferiore del 75% alla media Europea: parliamo di oltre sessanta regioni (QUI).

Negli ultimi sette anni sono stati messi a disposizione ben 351 miliardi, ed il prossimo piano dovrebbe presentarsi con cifre simili.

Dovrebbero. Perché i nuovi venti ed i nuovi assetti politici potrebbero portare diversi cambiamenti, non solo sui vincoli di spesa ma anche sulla destinazione dei fondi.

Negli ultimi anni infatti sono state proposte diverse modifiche alla destinazione del denaro, tra chi chiede maggiori fondi per le regioni più svantaggiate e chi invece chiede uno stanziamento più sostanzioso per i maggiori centri produttivi.

La periferica Calabria, lontana dal motore economico Europeo, parteciperà al dibattito da outsider. La speranza è quella di vedersi confermare cifre simili, ma la vera sfida sarà – per l’ennesima volta – pianificare e programmare gli investimenti.

Ottenere grandi numeri senza poi riuscire a metterli in campo è una vittoria di Pirro, che non farà altro che contribuire a mantenere in piedi una situazione stagnante e non più sostenibile.