L’anatema del Centroide Sculco contro Cn24 tra venti di congiura e imminenti tradimenti

15 giugno 2019, 08:38 Politica.24

Mai ci saremmo immaginati che un uomo politico di solida esperienza facesse capo ad errori e svarioni così madornali ed eclatanti come quello di scambiare una parola di calibro tecnico tipo “centroide” con un’altra tipo cetriolo o citrullo.


È risaputo che già nelle prime classi delle scuole elementari i fanciulli dabbene imparano presto che in geometria, il baricentro o “centroide” o centro geometrico di una figura bidimensionale è la posizione media di tutti i suoi punti, ovvero la media aritmetica delle posizioni di ciascuno di essi.

Va da sé che giammai ci saremmo altresì figurati che il “centroide” nostrano, che appena conquista il dominio di un ente istituzionale, pur avendo numerosissime doti umane e relazionali da tutti riconosciute in libertà e rispetto, si comporti talvolta alla stregua di un pavone che apre orgogliosamente tra l’altro boriosamente il suo ampio e colorito piumaggio, ove tra qualche penna bianca lascia intravedere le decorazioni vittoriose ricolme e ricoperte di ogni mezzo di potere, provviste di svariate immunità materiali.

Forte di questo suo “palmares” è pronto a scagliare fulmini e saette contro chi lo infastidisce con quisquilie giornalistiche o intellettualoidi, proprio come è accaduto in occasione del suo editto o che dir si voglia spuntato quanto sterile anatema contro Cn24 (LEGGI).

Non già novello Lupo Alberto bensì attempato Lupo Pavone è sembrato ripetesse maldestramente il logoro ritornello narrato prima dal greco Esopo e poi dal latino Fedro, con cui il canide lupino dall’alto del ruscello accusava il povero agnello di “intorbidire la sua acqua”: “com’è possibile” domandò l’agnello “che io intorbidi la tua acqua se tu stai a monte ed io a valle? È da te che l’acqua arriva a me, non il contrario”.

Difficile far capire al Lupo Pavone che questa volta le cose non andranno come lui ed il suo sempre più agguerrito e pericolosamente famelico gruppo di servizio hanno pianificato.

Altro che “clan” di Cn24! Qui siamo di fronte a un robusto schieramento di uomini e donne che vedono bene la grande opportunità offerta dalle propizie e consistenti conquiste del “centroide” Sculco che ha saputo costruire, e gliene diamo atto, un “castelletto” di investimenti straordinario per la città di Crotone, concentrando fondi di natura europea, regionale e statale nella cassaforte della ragioneria comunale.

Ma per attivare investimenti e spesa ha dovuto provvedere anche al necessario allestimento di un solido apparato di potere, ristrutturando le partecipate e piazzandone dentro molti dei suoi uomini.

Tale strutturazione operativa a pochi ancora appare per quello che realmente potrebbe essere, vale a dire una rete ampia di un organismo interconnesso e collegato che di giorno in giorno va sempre di più assumendo i connotati di un blocco organico e ben coordinato, un carrozzone di notevole consistenza numerica, tale da far pensare all’artificiosità allarmante di un vero e proprio “secondo Comune”, un “Comune parallelo” dove si concretizzano i piani operativi del potere politico locale e territoriale.

Se questo fosse vero, e ci auguriamo che non lo sia, allora sì che meglio si comprenderebbe la scomposta reazione del “Centroide”, il suo astio esagerato, persino straboccato in risentimento e rancore psicoanalitico, quasi un supplemento di odio e l’avversione verso CN24 e i suoi giornalisti (che altri invece a Crotone sembrano più pragmaticamente attratti da ben altre prebende e “regalie”) , addirittura disprezzati perché inclini a ricevere di mance (sic!) e altre risibili stupidaggini che certo non si addicono a un politico di rango come riteniamo, per diffusa e ampia quanto sacra “memoria condivisa”, lo stesso Sculco (LEGGI).

Se ne avveda al più presto che il nostro diritto di cronaca e di critica ha ben più alta e intelligente valenza di quel che lui va lamentando, anzi assume importanza straordinaria dal punto di vista della dialettica politica e del dibattito democratico, ancor più perché si svolge volontariamente nello scenario di una asimmetrica situazione locale che egli stesso ha contribuito a determinare, nel bene e nel male.

Faccia in tempo a svegliarsi dal senile torpore, a scrutare meglio e con più acuta attenzione i segni del tempo, l’ora locale in cui già fischiano i venticelli di congiura e di tradimento che incombono sulla sua figura di capo o leader che dir si voglia.

Lo faccia prima che sia troppo tardi per lui, ammetta i suoi errori e chieda scusa umilmente a chi con assoluta indipendenza e sincera libertà intellettuale e professionale, svolge il compito costituzionale di garanzia e confronto nella democrazia comunale, e lo fa anche e soprattutto consapevole dei suoi stessi diritti di maggioranza non per servo encomio e nemmeno per avere ricevuto cariche e munificenze di lauta remunerazione, ma nella modesta consapevolezza di esercitare autonomamente e liberamente la partecipazione, ancor più preziosa e utile se in forma anche connotata di dissenso e critica, contro ogni esclusiva e monopolistica concentrazione della mediazione politica, controllo della rappresentanza e delle “risorse” elettorali.

Non si voglia che il Lupo Pavone incitando al pogrom e alla discriminazione, all’odio e alla denigrazione nei confronti dei veri “agnellini”, cioè quanti e pochi purtroppo esercitano il giornalismo attivo senza sudditanza e con indipendenza, non faccia la fine del grande eroe mitologico che, dopo aver vinto tutte le olimpiadi possibili nel cimento elettorale, finì dilaniato e sbranato dalle tante, tantissime iene, serpi in seno e fiere ferocissime, che nel frattempo aveva svezzato e allevato nel sacro tinello del suo assoluto potere.

Accolga il nostro spassionato e generoso consiglio: invece di guardare il fuscello negli occhi degli altri si sbrighi a rimuovere l’accumulo di travi che annebbiano la sua vista.

Lui da gigante quale è potrebbe fare la fine di Polifemo, quasi inavvertitamente, improvvisamente trafitto e accecato, magari e proprio da un fin troppo sottovalutato “Nessuno” che gli sta accanto.


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