Paura, silenzi e insicurezza al Comune di Crotone. Tra gli uffici e i dipendenti l’ombra invadente di un potere esterno

5 luglio 2019, 18:56 Il Fatto

Dopo una settimana intensa di controlli e verifiche da parte delle forze dell’ordine che si sono recati in numerosi uffici del palazzo comunale per ottenere copia di atti e documentazione inerente fatti che ancora sono sotto il segreto e la copertura di possibili inchieste, tra il personale di ogni ordine e grado del Comune di Crotone serpeggiano paura e preoccupazione.


Paura che possa accadere di trovarsi dentro qualche stortura di cui magari non si erano neanche accorti. Insomma in qualche passaggio “esterno” che a loro stessa insaputa li veda coinvolti in inchieste giudiziarie, verifiche da parte della Polizia Giudiziaria, indagini più ampie che potrebbero portare (chissà?) a casi di corruzione in Comune.

Non è una favola, né tantomeno una fake news quanto un clima di tensione e di pressione che pare respirarsi ogni giorno di più, in un’atmosfera di “suspense” e insicurezza diffusa che comincia il lunedì di malavoglia e non si vede l’ora che finisca abbassando le tapparelle degli uffici con cronometrica precisione alle 14 in punto di ogni venerdì.

Purtroppo ci sono non uno ma tanti precedenti che gonfiano a dismisura la tematica, tanto che - dicono molti impiegati che abbiamo direttamente interpellato e sentito prima di pubblicare questa nostro mini reportage - alla fine sono sempre i politici ad “uscirsene dalla maglia rotta” mentre per i funzionari, i dirigenti persino i semplici impiegati di livello basso comincia un lungo periodo di incertezza, tribolazioni, ansia e stress.

Da quando c’è quest’attuale amministrazione la confusione regna sovrana soprattutto nella testa di chi dovrebbe amministrare con saggezza un ente che si dimostra invece sempre penetrabile, vulnerabile a infiltrazioni “strane”, sovrapposizioni esterne, mancanza di indipendenza nella corretta applicazione delle normative, nella precisa e rigorosa stesura degli atti amministrativi deliberativi, determinativi, autorizzativi e dispositivi.

Un Comune divenuto sempre di più acefalo con la creazione artificiale di un vero e proprio “Comune-Parallello” che fa leva sui tre pilastri delle partecipate mostruosamente cresciute, abnormi carrozzoni che divorano voracemente quasi tutto il bilancio comunale, quali sono Akrea, Congesi e Crotone Sviluppo.


I carrozzoni delle privatizzate

che battono la cassa comunale

come un bancomat


Aziende private totalmente finanziate dai soldi dei cittadini, che usufruiscono dei fondi pubblici, battono la cassa comunale come un bancomat, con metodi e forme cinicamente privatistici e capitalistici e più abulico e incapace di strutturare un proprio protagonismo e una propria idea progettuale della città.

A partire dal sindaco stesso che, secondo alcune fonti, sarebbe sempre più tentato di gettare la spugna ma non in un posto qualsiasi bensì a mo’ di sfida e di definitiva chiusura proprio sulla faccia del suo azionista di maggioranza.

In questo quadro va anche letta la rapida presa di posizione dell’ultimo dei tre segretari comunali che si sono succeduti in questa amministrazione il quale ha immediatamente cambiato di postazione di ufficio tutti i dipendenti che risultano coinvolti nell'inchiesta su fiere e mercati a Crotone (LEGGI).

Un segno di autorevolezza che mette in evidenza la crisi fiduciaria che investe lo stesso assessore all’Annona e al Commercio, evidentemente non più legittimata dalle stesse accuse mosse dalla Procura a poter disporre pienamente del suo personale.

Un episodio che, nel marasma in cui è stato relegato il personale dei vari settori, non è di poco conto.

Perché serve a spiegare ancora meglio i rilievi di confusione politica e amministrativa in cui qualcuno vuole gettare o tenere costantemente prigioniera l'amministrazione pubblica locale, condizionando pesantemente tutta la macchina burocratica territoriale, la stessa che è praticamente un bene comune non di qualche specifico gruppo politico e di pressione ma di tutta intera la cittadinanza.


L’indegna sudditanza

dei dipendenti pubblici

alle decisioni blindate

della “lobby” che comanda


Lo stato di indegna sudditanza in cui si trovano i dipendenti comunali, comandati a bacchetta da un potere esterno, è indegno di una società civile.

Tutto viene infatti deciso all’esterno, senza chiedere permesso a nessuno, evitando l’ascolto e la concertazione con i lavoratori e con i sindacati, nelle camere segrete e blindate della lobby che comanda, ordina, umilia, punisce.

Ciò che viene deciso altrove deve essere perentoriamente eseguito; ogni obiezione, ogni rilievo critico viene giudicato come una grave insubordinazione; un diniego è considerato un’offesa grave dai “padroni del vapore” che mette a rischio la sicurezza e la tranquillità dell'impiegato.

Contro questo sempre più inquietante “potere esterno”, lo stesso che controllerebbe con meticolosa precisione e selezione uomini e cose, tutto quel che avviene quotidianamente all’interno della casa municipale, sta covando sempre di più un sentimento di timore, misto a soggezione come pure astio e rancore.

Serpeggia un vento di ribellione, anche per via del fatto che il personale interno appare sempre più destituito di funzioni operative, precarizzato e avvilito, sempre più moralmente maltrattato, continuamente costretto ad abbassare la testa, al “signor sì”, al “comandi”, al silenzio per non usare qualche altra parola forte.

Disagio, malessere, persino terrore di essere rimossi dal proprio posto di lavoro. Certo c’è il mobbing, genericamente inteso. Ma che dire quando questo prende le sembianze di un “mobbing politico”?

Quanto durerà questa subdola “dittatura”? Come può funzionare bene un ente al servizio diretto dei cittadini se non vi è stato di benessere tra i lavoratori e i dipendenti? Può bastare la scappatoia di tirare avanti finché non arriva la pensione?