Nel 2018 in Calabria è stata approvata una legge regionale che regolamenta l’apertura di centri scommesse, sale slot e da gioco. Tuttavia le indicazioni non sempre vengono rispettate, specialmente quella riguardante la distanza minima dai luoghi sensibili.
di Francesco Placco
Il recente e feroce caso dell’omicidio di una tabaccaia a Reggio Calabria per questioni legate al gioco d’azzardo (LEGGI) ha riacceso il dibattito sulla ludopatia e sulla dipendenza da gioco.
Ogni anno in Calabria infatti si perdono al gioco oltre 500 milioni di euro (LEGGI): una cifra in costante espansione che nel solo crotonese si attesta attorno ai duecento mila euro giocati in un anno.
Aumentano dunque i soldi spesi nel gioco d’azzardo, ed aumentano anche i giocatori. Una situazione preoccupante, alla quale si sta cercando di porre rimedio tanto a livello nazionale quanto a livello locale.
Di fatti, la Regione Calabria, sulla scia di numerose altre regioni d’Italia, ha approvato il 26 Aprile 2018 la Legge Regionale 9 (QUI), che, tra le altre cose, dispone degli “Interventi regionali per la prevenzione dell’usura connessa al gioco d’azzardo patologico”.
L’intero Articolo 16 della legge infatti riguarda disposizioni ed indicazioni per la regolamentazione “delle sale da gioco, delle sale scommesse, degli esercizi pubblici e commerciali, dei circoli privati e di tutti i locali pubblici o aperti al pubblico in cui sono presenti o comunque accessibili le forme di gioco a rischio di sviluppare dipendenza previste dalla normativa vigente”.
Non solo centri scommesse, dunque, ma anche bar o locali di varia natura dove siano presenti apparecchiature da gioco.
Di particolare interesse è il comma 3 dell’articolo che fissa anche delle distanze minime dai luoghi sensibili – 300 metri nei comuni al di sotto di 5000 abitanti, 500 metri nei comuni al di sopra di 5000 abitanti - entro le quali non dovrebbero trovarsi apparecchiature da gioco, per “tutelare determinate categorie di soggetti maggiormente vulnerabili”. Precisamente, si legge:
“Per tutelare determinate categorie di soggetti maggiormente vulnerabili e per prevenire il disturbo da gioco, è vietata la collocazione di apparecchi per il gioco di cui all'articolo 110, commi 6 e 7 del r.d. 773/1931 in locali che si trovano ad una distanza, misurata in base al percorso pedonale più breve, non inferiore a trecento metri per i comuni con popolazione fino a cinquemila abitanti e non inferiore a cinquecento metri per i comuni con popolazione superiore a cinquemila abitanti da:
a) istituti scolastici di ogni ordine e grado;
b) centri di formazione per giovani e adulti;
c) luoghi di culto;
d) impianti sportivi;
e) ospedali, strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o sociosanitario;
f) strutture ricettive per categorie protette, ludoteche per bambini, luoghi di aggregazione giovanile ed oratori;
g) istituti di credito e sportelli bancomat;
h) esercizi di compravendita di oggetti preziosi ed oro usati;
i) stazioni ferroviarie.”
Insomma, le regole ci sono, e sono anche molto chiare. Ma vengono rispettate? In una città come Crotone, dove il numero di centri scommesse e simili è esponenzialmente aumentato negli ultimi anni, e dove le slot sono diventate una costante di quasi ogni bar cittadino, sembrerebbe proprio di no.
Diversi centri hanno aperto proprio in prossimità di scuole, chiese e banche, sebbene sia espressamente vietato. Così come la presenza di slot, attestata - senza troppi sforzi - anche nei pressi dell’ospedale cittadino e di centri sportivi. Si tratta di situazioni lecite, di violazioni o di sviste da parte delle autorità competenti?
Autorità competenti che non hanno vita facile, e si trovano frequentemente a sequestrare centri e sale abusivi (LEGGI) e a fronteggiare le infiltrazioni della ndrangheta (QUI), da sempre interessata alla gestione diretta del gioco d’azzardo illegale.
Il Comune di Crotone, che ha recepito la legge regionale ed ha approvato il regolamento per l’esercizio del gioco lecito (LEGGI), non deve far altro che controllare.
Controllare il territorio per verificare che le disposizioni siano rispettate, e per assicurare ai cittadini che nessuno stia infrangendo la legge.
Un atteggiamento concreto di contrasto alla ludopatia ed al gioco d’azzardo, andando ben oltre i proclami, la propaganda politica e le belle intenzioni.