Quel che ne viene fuori dalla cronaca crudele di questi ultimi mesi, una sequenza di omicidi impressionanti e trucidi, è un ritratto devastante della capitale italiana davanti agli occhi del mondo e dei media internazionali. Altro che Dolce Vita alla Federico Fellini. Roma è una città in guerra assediata dal mercato criminale della droga.
di Vito Barresi
Contro questa impressionante e spaventosa catena di montaggio di un’industria di soldi insanguinati, che produce e riproduce una sequela di omicidi orribili, non sembra ci sia argine, difesa, reazione contrattacco.
Anche se adesso dopo l’ultimo delitto di Luca Sacchi, cominciano a farsi sentire le voci più autorevoli, i sussurri che insistono a richiedere nel seggio vacante del Procuratore Capo di Roma, una figura carismatica, forte di titoli e competenze, portatore di nuove motivazioni investigative, un magistrato di altissimo profilo capace di combattere, reprimere e ridimensionare in breve tempo il terribile e satanico flagello della “drogoneria”, la polvere impazzita che sta brutalizzando la vita e la morte di questa millenaria città.
Già da alcuni mesi il procuratore capo di Catanzaro sta cercando di mettere in guardia gli italiani dei gravissimi pericoli di questa ondata di droga che rischia di sommergere Roma e le periferie del Paese, con il ritorno in grande smercio e consumo dell’eroina che di fatto è diventata la sostanza leader del mercato mondiale del narcotraffico.
In una intervista concessa a un importante quotidiano torinese il magistrato calabrese aveva delineato con precisione le dinamiche della “nuova geopolitica della droga”, dove
“i messicani stanno immettendo massicce quantità di eroina in Usa. Stanno inondando il mercato. Il 90% dell’eroina consumata in America arriva dal Messico. La rotta dell’Afghanistan ormai ha mercato soprattutto in Europa. Il cartello di Sinaloa sta investendo enormi capitali nella coltivazione del papavero. Di contro c’è una diminuzione dei fondi stanziati dagli Usa nel contrasto alla produzione di cocaina in Colombia, Bolivia e Perù”.
Dietro il ritorno dell’eroina ci sono anche “ragioni legate al cessato allarme sociale connesso alle modifiche che ha subito il consumo di questa droga. Siamo lontani dalle immagini dei ‘Ragazzi dello zoo di Berlino’. L’eroina si sniffa: l‘incubo delle siringhe che passano di braccio in braccio e della diffusione dell’Aids è enormemente mitigata nell’immaginario collettivo. E quando cessa l’allarme sociale la domanda riparte”.
Smercio, contrabbando e consumo della droga a Roma sono diventati per le forze dell’ordine, e tutti gli apparati di prevenzione e repressione, una vera e propria ossessione fuori controllo.
Da qui l’urgenza di disegnare l’identikit di un magistrato in grado di affrontare l’attacco disgregante che le droghe stanno portando all’ordine pubblico e alla sicurezza nella capitale.
Ciò anche perché, dopo Pignatone passato sull’altra sponda del Tevere, la figura che si potrebbe selezionare tra i tanti in lizza, tutti ermellini di ampio e vasto spessore curriculare, per la poltrona vuota di Procuratore della Repubblica, dovrebbe corrispondere a quella di un magistrato che annoveri nella sua esperienza giudiziaria, le più grandi competenze nella lotta al mercato della droga e alla criminalità organizzata che si consolidata attorno a questo enorme e subdolo affare planetario.
Insomma un giudice di ferro, capace di portare nella Capitale il modello di una task force, che sappia dare garanzia di successo a una strategia mirata, apportando cambiamenti di procedura operativa, funzionamento in termini di efficacia, conseguendo risultati utili che ridiano autorevolezza e indiscutibilità alla legge e ai poteri dello Stato.
Prosa e poesia alla Pier Paolo Pasolini, con la sua 'Roma stupenda e misera' non bastano più a decodificare un fenomeno che sta assumendo la proporzione di un flagello sociale, l'inesorabile ritorno dev'impaludamento della Città Eterna.
Il grado di contaminazione della droga nella vita quotidiana romana sta generando paura, incutendo rassegnazione e abbandono di parti importanti di aree, interi quartieri, andando oltre le storie e gli stornelli della mala da taverna tra bulli, pupe, osterie e vite maledette.
Il progressivo espandersi della droga nella Capitale, la presenza in ogni angolo del percorso urbano di pusher che presidiano il territorio e lo controllano ai fini dello spaccio costituisce ormai una vera e propria minaccia all’autorità dello stato, una rete criminale potente, pervasiva.
Roma appare nella percezione mondiale una metropoli dominata e in preda della potentissima, velocissima, invisibile e sempre più incontrollabile rete criminale che si autoriproduce senza soste come un virus moltiplicatore, un batterio infettivo in un ambiente favorevole, nel mercato della droga. (cfr. http://www.cn24tv.it/page/3283/roma-capitale-del-mercato-della-droga-tra-allarme-di-gratteri-e-sbagli-del-ministro-salvini.html)
Una zona franca dello spaccio H24 tra le più grandi d’Europa e del Mediterreaneo, un hub mondiale degli affari sporchi transnazionali che tracimano come un’onda non più silenziosa ma rumorosissima in ogni scorcio del passeggio romano.
Ormai non si contano più le “morti bianche” e su questo campo di battaglia, l’impennata a volte improvvisa altre lineare delle vittime per overdose di eroina e quant’altro si trova ai supermarket dei pusher impuniti.
Quello della droga è un mercato solo apparentemente irrazionale e illogico che sa autoregolarsi alla perfezione, trovando sempre il punto di equilibrio esatto tra domanda e offerta, commercio e consumo, desiderio appagato e denaro sporco, atteggiamenti illeciti e apparente normalità.