Politica, sport e corruzione: primo piano sul fondo opaco di una Piscina nell’esemplare indagine della Procura di Crotone

10 novembre 2019, 11:30 100inWeb | di Vito Barresi

Attenzione a dire che in questa vicenda, una brutta faccenda di piscine, convulse e sincopate telefonate di sollecito, presunte illegalità procedurali, incontri clandestini e cattiva amministrazione di beni e fondi pubblici vi sia solo il tanfo sgradevole dell’avida politica e del sordido potere municipale che poi finisce - sotto il filtro giallo di una “tipica” inchiesta poliziesca questa volta realizzata da quel che una volta si chiamava “squadra politica” - miseramente affogato in una pozzanghera di fango e meschinità.


di Vito Barresi

In questa “top story swimmer” di provincia e di periferia, narrata nell’ordinanza della Procura della Repubblica di Crotone (QUI), a ben riflettere ciò che colpisce e allarma di più è la descrizione e l’individuazione di un presunto squallido rapporto di corruttela tra Politica, Sport e Malaffare, laddove lo sport (non solo il nuoto, ma anche discipline svariate che vanno dal Calcio alla Vela) potrebbe configurarsi come un ben congegnato e costruito Cavallo di Troia dentro cui nascondere altri obiettivi, mire egemoniche e avide concupiscenze: in breve uno strumento, un volano perfetto economicamente remunerativo, ideologicamente imperativo, comunicativamente persuasivo, in grado di incanalare e manipolare il consenso e l’acquiescenza di un popolo in cui tutti diventano non di più che ultras e fans.

Qui si tratta di una storia delittuosa consumata con toni un po’ coatti, per non colorire “smargiassi”, come scrivono gli stessi inquirenti, in una piccola città mediterranea del sud Italia, dove purtroppo, c’è anche lo sport, tanto da novellarne con siffatta prosa giudiziaria:

“In altri termini dietro la necessità di tenere aperta la struttura per garantire gli allenamenti e le competizioni di alcuni agonisti, ... si celava il proposito di far profitto sulle spalle della moltitudine di comuni fruitori della piscina. Sì consideri come per anni tale disegno era stato possibile in assenza di legittima procedura di assegnazione ed in presenza di un totale esonero dei costi di gestione”.

“In un delirio di unicità il ... (omissis, ndr) spiegava alla figlia che le condizioni erano loro a porle al Comune, altrimenti opinando il consorzio Daippo nella sua egocentrica visione unico soggetto in grado di garantirne il funzionamento e la fruizione, avrebbe lasciato la struttura ad un destino infausto ancora una volta tradiva la piena conoscenza da parte del sindaco delle vicende che commentava con fare gradasso”

Checché se ne dica e se ne parli, questa “osservazione della realtà”, secondo la precisazione metodologica che con gentilezza poliziesca la “commissaria” della Digos di Crotone ha rimarcato in sala stampa (QUI), non è certo una scena edificante, educativa, esaltante per i giovani e i movimento sportivi, né tanto meno una bella fotografia da esibire a favore della società locale nelle occasioni che si rispettano o quando si vuol far mostra delle proprie virtù.

Fatto accaduto in uno di quei posti imbastarditi dalla crisi che sta devastando il Mezzogiorno delle mille marginalità, dove un tempo i trofei natatori erano stati il blasone di un’intera generazione baby boomer di giovani rampanti, belli e spavaldi, salita persino sugli allori di leggendarie posizioni olimpioniche.


Il dubbio su un artato utilizzo

della pratica sportiva

che trasformerebbe

la tradizione natatoria crotonese

in una squallida e collusiva

speculazione politico-affaristica


Ciò essenzialmente perché tutti gli ex nuotatori coinvolti nell’affare della Piscina Coni, non avrebbero soltanto violato - secondo gli inquirenti - ben precisi articoli di legge penale, ma anche sfiorato il tradimento morale ed etico dei valori dello sport, ove mai venisse confermata dai vari gradi di giudizio la loro colpevolezza, ovvero se essi abbiano strumentalizzato e artatamente utilizzato la pratica sportiva in mondo tanto spregevole da trasformare la tradizione natatoria crotonese, con il suo albo d’oro di successi e primati, in una squallida e collusiva speculazione politico-affaristica.

Mi si conceda una divagazione, almeno un intermezzo. Avrei citato John Cheever con il suo inimitabile “Il Nuotatore”. Tuttavia, su 'tuttolibri' di ieri c’era una significativa immagine di Oliver Sacks in costume da bagno, calottina rossa, occhialini in silicone.

Parole lasciate andare alle onde, calate in acqua senza superficialità, straordinarie e indimenticabili, che in un suo inedito racconta dell’immensa passione natatoria, un “penso perché nuoto” in fresche acque cartesiane, tale da affermare candidamente un “non ho mai conosciuto nulla di così potente, euforizzante e al tempo stesso sano”, da quando gli accadde dopo le prime bracciate con il padre, di tuffarsi nelle piscine di Oxford e in quelle newyorkesi del Bronx:

“durante una gara feci cinquecento vasche - nove chilometri e mezzo abbondanti - e sarei andato avanti ma i giudici dissero Basta! Vada pure. Uno potrebbe pensare che fare cinquecento vasche sia monotono, ma io non ho mai trovato il nuoto monotono, e nemmeno noioso. Nuotare mi trasmette una gioia, in ogni bracciata, c'è un totale coinvolgimento, e allo stesso tempo la mente può fluttuare libera, lasciarsi incantare, in uno stato simile alla trance. Ne sono dipendente, e quando non posso nuotare m'innervosisco”.


Se dovesse essere verificato

tale meccanismo anomalo,

emergerebbe in tutta la sua nettezza

la grave strumentalizzazione

dei valori sportivi

al solo fine del vantaggio personale


L’inchiesta della Procura della Repubblica di Crotone apre uno scenario sconcertante sullo sport in una piccola comunità del Sud.

Essa, in fondo ma come non dire che l’inquadratura del rapporto tra Politica e Sport a Crotone vale quasi quanto un primo piano, svelerebbe all’opinione pubblica che la collusione tra Sport e Politica messa in atto e indotta specialmente da coloro che avrebbero dovuto tener fede ai principi morali dell’agonismo, alla correttezza, in quanto prassi condivisa dalla comunità, è tanto più grave e inquietante ove solo venisse adombrato e ancor di più acclarato che si sia calpestata ogni carta etica per cui lo sport, “accanto al suo valore salutistico, rappresenta un potente veicolo formativo, capace di incidere in profondità sugli stili di vita e sui modi di pensare delle persone”.

Il fatto poi che gli amministratori del Comune di Crotone, facenti capo al sindaco Ugo Pugliese, abbiano riproposto lo stesso schema e meccanismo fatto di sostegni, contributi pubblici ad alcune società sportive come un tempo si faceva con i circoli bocciofili e le Polisportive varie, allora tanto fiorente nella città del frontismo e del 'comunismo alla vrasciola', costituirebbe un oltraggio alla stessa storia natatoria di Crotone, puramente dilettantesca e come tale veramente meritoria.

Se dovesse essere verificato tale meccanismo anomalo, infine, emergerebbe in tutta la sua nettezza la grave strumentalizzazione dei valori sportivi, al solo fine del vantaggio personale, così come probabilmente accade in altri spaccati della vita cittadina, laddove la disperazione economica non può più essere un alibi, condito di ipocrisia e retorico giustificazionismo, al dilagare ammorbante dell’elusione dei doveri e dell’illegalità.