Angelo Panzetta alfiere di Papa Bergoglio in terra pitagorica per dare respiro mediterraneo all’Arcidiocesi di Crotone

6 gennaio 2020, 20:30 100inWeb | di Vito Barresi

Sono rimasto particolarmente ben impressionato dal tono, dalle parole e dagli spunti di riflessione offerti da Mons. Angelo Panzetta al suo arrivo nella città di Pitagora (QUI), il nuovo presule proveniente da Taranto a cui la stragrande maggioranza dei crotonesi ha dato, senza fragore di cerimoniale e corpi in uniforme, il suo semplice benvenuto nel silenzio del proprio cuore. Ha parlato di poveri, ultimi, ascolto, relazionalità, missione, impegno, responsabilità, riscoprire una qualità interiore che ci è affidata, come, purtroppo, non si sentiva da tempo in questa diocesi.


di Vito Barresi

In questo tempo caotico e sfrangiato non senza un suo senso verrebbe da chiedersi a cosa possa servire un vescovo in una realtà dai forti contrasti, dai tanti bisogni sociali inespressi in questa città, dalle molteplici verticalizzazioni persino “micidiali” delle diseguaglianze umane e urbane, tanto diffuse tra la gente di questo luogo.

Me lo chiedo, anche come ex direttore del giornale diocesano “Il Cammino”, forse ingenuamente, con la stessa enfasi emotiva di altre stagioni, quelle in cui leggemmo tra le altre una lettera pastorale importante, ben scritta dal titolo Quale prete oggi qui” come per dire ora “Quale vescovo oggi qui” (LEGGI).

Quella della fede è una materia complicata tanto che l’Arcivescovo fa ragione progettuale della lezione del Vaticano II, con un richiamo certo non formale quanto mai ricco di prospettiva e attualità, facendo ossequi al quel nuovo corso aperto con coraggio da Papa Francesco che trova in lui come in altri vescovi della Calabria, alfieri convinti e attuatori di quello che egli stesso ha definito una chiamata che va oltre i giochi di potere ecclesiastico, per porre in essere una visione del non ancora cristiano nel Mezzogiorno, avamposto della Fratellanza nel Mediterraneo.

Quanto possa servire ancora un vescovo alla città di Pitagora, un tarantino che entra nell’ultima città del Golfo, per unire e connettere, per aprire e collegare, lo comprenderemo a partire dall’incedere stesso del suo calendario di azione e di presenza che calibra già nelle prossime settimane del 2020 almeno due appuntamenti importanti di caratura morale e politica universale.

L’auspicio è che tra i primi passi del nuovo Arcivescovo ci sia quello di rendere concreta la proposta di una Giornata della Fratellanza Umana, da celebrare il 4 febbraio di ogni anno, per ricordare gli obiettivi del Documento sulla Fratellanza Umana per la pace mondiale e la convivenza comune, firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019 da Francesco e Azhar al-Sharif, invitando i credenti e i non credenti a far sì che questo documento divenga oggetto di ricerca e di riflessione in tutte le scuole, nelle università e negli istituti di educazione e di formazione.

Il secondo impegno sul percorso di Mons. Panzetta è poi quello della partecipazione nella sua terra natia, a Bari, ad un evento che il cardinale Gualtiero Bassetti ha definito “una sorta di Sinodo” sul Mediterraneo che oltre ad avere come protagonisti tutti i vescovi delle diocesi italiane che si affacciano sulla “Riva Sud”, i pastori di tre continenti (Europa, Africa e Asia) che rappresenteranno tutti i Paesi affacciati sul grande mare, si aprirà anche a tante voci esterne, ai numerosi invitati che parteciperanno all’Incontro di riflessione e spiritualità “Mediterraneo, frontiera di pace”, dal 19 al 23 febbraio 2020 e che sarà concluso da papa Francesco.

A cosa serve un nuovo arcivescovo a Crotone mi pare sia abbastanza evidente ai nostri lettori: aprire al respiro del Mediterraneo, promuovere la comunicazione, il dialogo, il confronto nel segno della fratellanza, degli scambi sociali ed economici, una realtà altrimenti chiusa e marginale, altrimenti destinata a restare rinserrata nei cupi egoismi del declino e nella tirannia di specifici quanto distorti gruppi dominanti, rinnovare una Chiesa in uscita.

Regere et gubernare dignare è una sfida alta, tematica che fa da stella e da cometa ai prossimi indirizzi pastorali di don Angelo, per passare dalla poesia del presepio al ministero che è servizio, alla profezia che diventa visibilità storica.