A giudicare dalle tiepide, per non definirle altrimenti abuliche, reazioni destate nel cerchio ristretto dei vari “padroncini” locali del centro, della sinistra, della destra, del centrosinistra e del centrodestra che dir si voglia, la candidatura a sindaco di Crotone avanzata dall’avvocato Gaetano Grillo, non solo non ha inquietato più di tanto ma apparentemente sembra neanche interessare gli altri suoi avversari.
di Vito Barresi
Ci sarà comunque un perché per spiegare questo atteggiamento di ambigua ripulsa, per altri versi molto sintomatico e ovviamente sospetto che, magari, in diverso ambito di confronto democratico potrebbe di per sé preoccupare non meno di tanto, in quanto evidente segnaletica di una assoluta auto referenzialità, una sorta di primitivo tribalismo della propria appartenenza personale, per non dire troppo aulicamente, di un narcisismo da sottomarca che contraddistingue i candidati annunciati fin qui e quelli che si presenteranno nel corso di questa breve e infuocata estate post Covid-19.
Un fastidio che va purtroppo accettato e tollerato, tanto più da parte dell’opinione pubblica, laddove non avrà da attendersi null’altro se non che alla fine i contendenti sfileranno in quel solito e ormai ritrito quanto triste finalino televisivo, in uno di quei “format” di cartongesso, abborracciato dai soliti fabbricatori di immagini simil-talent, insomma la solita trasmissione su tele privée, anzi privatissima, dove vanno in onda match smaccatamente truccati, in cui 'litigano' i vari partecipanti in gara.
Tuttavia, dopo tale preliminare avvertenza, sarà spero mio utile compito analitico e giornalistico piuttosto cercare di studiare e valutare attraverso un’oggettiva pesatura, il segmento o la fetta della più ampia torta elettorale crotonese in cui vengono calate le varie candidature, per cercare di comprendere al meglio quanto questa indifferenza verso Grillo (QUI) sia non solo viziata da tare antropologiche tipiche dei vari politicanti locali, se non altrimenti sopportata per la carica disturbante e perturbante in sé, di un protagonista di varie fasi politiche e amministrative che dal secondo dopoguerra fino ad oggi hanno contraddistinto la storia delle vicende democratiche municipali di questa città.
Il “montepremi”
di 47 mila voti
messo in palio
a favore dei vari
giocatori in campo
Per questo è necessario studiare, con qualche fatica e olio di gomito, la base dei dati statistici reali su cui i pretendenti alla carica o forse al pennacchio di sindaco si dovrebbero cimentare, che poi sono quelli reali e relativi della precedente consultazione 2016.
Utilizzerò tale “campione” in quanto campo comparativo per dettagliare l’offerta politico-amministrativa portata alla vista della domanda sul mercato elettorale cittadino, oggi da Gaetano Grillo, domani da altri, che si rivolgeranno a una platea di 61.000 abitanti di cui oltre 47 mila elettori passivi aventi diritto al voto.
A proposito di questo “montepremi” di ben 47 mila voti, messo in palio a favore dei vari giocatori in campo, sappiamo certificato quanti sono stati gli elettori del centro-sinistra che ammontavano a circa 20.000 persone, i cui suffragi si sono suddivisi in numero di 10.000 conquistati da varie liste raccolte attorno al simbolo del PD, e 9.000 ottenuti da altre liste spurie e campaniliste, comunque ben connotate attorno alla figura dell’ex consigliere regionale Ppi Vincenzo Sculco, senza alcun collegamento né simboli di partiti nazionali, piuttosto composte da candidati eterogeneamente collegati a spezzoni post ideologici sia della vecchia sinistra che della nuova destra che ottennero la vittoria finale.
Insieme sinistra Pd e centro ex “La Margherita”, componente Sculco, raggiunsero nel primo turno la percentuale del 56,49 per cento; di contro il centrodestra che sommava poco più di 5 mila voti, pari al 15,34 per cento e, infine, il M5S che segnava il 17,86 per cento con oltre 6 mila voti.
Ora potrebbe, dunque, apparire più chiaro dove, anche se ancora non sappiamo come, il “messaggio” e la proposta di Grillo andrebbe a collocarsi, vale a dire nel “segmento” più ampio e maggioritario del consenso e dei votanti, la sinistra PD e il centro Sculchiano (che a suo tempo ma non per offesa ho definito “centroide”, senza abuso di vocabolario) con quel che ne consegue in termini di più evidente potenzialità/possibilità di successo rispetto alla comitiva dei competitor.
Dalla “prospettiva storica”
al disagio e diffidenza
degli “altri” competitor
Fin qui, seppur schematicamente, ho cercato di collocare in una “prospettiva storica” le “chances” del Grillo crotonese (che qualche tratto somigliante, per gusto di battuta populista talvolta e pure se lo concede) per far capire ai nostri lettori (poi non tanto diversi dagli “elettori” veri) quali sono concretamente le cause del disagio accusato dagli altri e la “diffidenza” con cui è stata accolta la proposta di candidatura di un personaggio politico che a suo modo si racchiude quasi nell'immagine di un Martinazzoli del Sud.
Con quel pizzico di ostentata neghittosità che lo contraddistingue, la cui vocazione è stata sempre quella di prediligere l’understatement, il basso profilo, piuttosto le file ultime delle assise democristiane e popolari, che non le primissime postazioni in tribuna, sempre pronto con la sua caustica irriverenza a sfidare il più potente del momento, il roboante capo corrente di turno, e talvolta persino provocare il leaderismo più smaccato di altri suoi “amici” e colleghi, con cui ha condiviso e condivide una lunga, lunghissima storia di militanza democristiana, popolare, margheritista e, infine, democratica, all'insegna di una proverbiale e ormai personalissima cifra di riconoscimento del suo inconfondibile centrismo e radicato moderatismo.
Per questo Grillo sembra non voler prediligere né porre l’accento narrativo sulla parte politica della sua biografia, probabilmente perché è consapevole di non essere più un democristiano dei bei tempi andati della gioventù, neanche più semplicemente un popolare ma, alla sua età seguendo di più la scuola dossettiana bolognese che porta in ultimo a Romano Prodi, essenzialmente un convinto e asciutto democratico di spirito liberal, con qualche necessario tocco di accentratore e solipsismo, condito da più di un vezzo aristocratico, intellettuale e professionale.
Si potrebbe quasi scrivere di lui che non è né un rude né tantomeno un romantico o comunque come qualcuno ha detto soltanto un politico che non invecchia mai.
La platea degli avversari,
un piccolo mondo antico
Non di più si può aggiungere al momento e pertanto concludere che il suo vero avversario si annida in quella platea di quasi il 60% di votanti il centro sinistra, in cui si muovono convulsamente le famiglie restanti del Partito Comunista, dei socialisti, qualche democristiano, cioè quel piccolo mondo antico della politica locale che ha costruito le proprie appartenenze, subendo le ottusità strumentali di tanti vari capicorrente che hanno via via consumato il patrimonio, lottizzato, sindacalizzato e trasformato le coerenze e le sensibilità di una città popolare e progressista in un tavolo di minuscola mediazione personale e familistica.
Sta qui il più potente e insidioso nemico della candidatura Grillo, in quanti ancora spadroneggiano con questa logica dell'appartenenza strumentale e opportunista, fin qui miscela propulsiva del potere politico della sinistra nel territorio, anche quando magari si è temporaneamente travestita di destra.
E in questo blocco storico di potere e di compromessi che Grillo incontrerà oltre che indifferenza, una forte ostilità, fermo restando che da parte di chi controlla guardingamente correnti e gruppi del centro sinistra vi sarà aspro contrasto e resistenza verso quanti si battono perché la forza e la produttività di uno schieramento di nuova sinistra popolare, democratica, cattolico sociale, liberal progressista, sia centrata sull’identità culturale di una rinnovata comunità politica cittadina e territoriale di memoria e progetto, la stessa che potrebbe ambire a indirizzare il presente e il futuro di questa piccola quanto complicata realtà calabrese.