All’ultima scena di un film per troppo tempo già visto, ripetuto e sadicamente fatto sopportare ai crotonesi di ogni classe sociale, come un inquietante horror politico durato quasi un secolo, non c’era altro da aggiungere se non la faccia amareggiata, quasi schifata e disgustata, di uno dei principali professionisti della città, una di quelle storiche toghe pulite, bandiera e decano del foro e del Palazzo di Giustizia di Crotone, l’avvocato Gaetano Grillo, per una vita dedito alla passione della politica e al convincimento etico nella militanza democratica e di partito.
Grillo esce a testa alta dalla scena politica crotonese, con il coraggio e la scelta dichiarata di non aver voluto perseguire nessun accordo con strani ed equivoci assembramenti di uomini del vecchio “regime”, troppe volte chiacchierati e persino sottoposti a provvedimenti di affidamento in prova ai servizi sociali, per essere rieducati e reinseriti nella vita civile.
Questo l’epilogo di una vergognosa pagina per i partiti che si richiamano ai valori della sinistra storica. Anzi le sue sono vere e proprie locandine di una pellicola cult, un documentario d’epoca, da rivedere con calma, alla moviola, centrando la messa a fuoco sulle facce di personaggi e comparse di basso rango che pullulano nel tramestio dei perdenti dell’ex centro e della sinistra.
Lo sfogo, lucido quanto durissimo, di Grillo è un atto d’accusa di prima importanza (QUI) che si staglia come un macigno contro i responsabili di questo clamoroso fallimento di certa politica locale, la cui memoria storica, persino i simboli e le bandiere, sono state gettate non nella polvere ma nella melma fangosa di un degrado che ormai corre verso il baratro, il gorgo finale di una cloaca massima.
La sua è stata una denuncia circostanziata che segna non solo l’apertura ma l’intero corso e forse persino l’esito conclusivo della stessa campagna elettorale.
Un allarme messo a disposizione di tutti gli elettori, chiamati a fare molta attenzione al significato di quanto accaduto in questi ultimi mesi, alle miserie umane, al cinismo, alla bramosie e alle avidità di quanti hanno giocato con la responsabilità e l'affidabilità di un notissimo avvocato, serio, operoso, onesto, tanto che le parole conclusive di Grillo non sono state scandite invano.
Anzi, esse sono un monito a stare molto attenti e ad innalzare l’allarme e le difese democratiche di una città come Crotone, già duramente colpita da sanzioni giudiziarie penalizzanti che hanno trascinato il gonfalone nelle spire del commissariamento statale e prefettizio.
La sua è una querela civica e non di parte, che ammonisce precauzionalmente gli elettori a stare in guardia con chi ci si mette, a essere estremamente cauti nel contattare determinati nomi e figure che già da tempo sono sotto l’occhio vigile di sorveglianze particolari per via dei loro comportamenti certo non encomiabili, comunque di soggetti forieri di rischi per gli altri, se ben si guarda alla nutrita galleria di loro candidi sostenitori, purtroppo a loro spese, poi passati nei fascicoli di Procure, Questure, forze dell’ordine, aule di giustizia, ecc.
Lo stesso Grillo, buttando la spugna, nonostante la sua proverbiale tenacia nel confronto, nel dialogo e nella mediazione, ha messo i sottotitoli giusti per circonstaziare il definitivo fallimento di una generazione di politicanti che ha ormai compiuto tutto il suo odioso compito storico, a partire dal genocidio della classe operaia, dalla distruzione a tappetto delle fabbriche, dalla devastazione della Provincia, dal bombardamento urbanistico della città, fino alla scena conclusiva di oggi, in cui il sipario cala non solo su Grillo, un candidato rifiutato, ma anche su un limite oltre il quale, evidentemente, non si può più andare.