A bocce ferme o, meglio, a liste presentate, si profila un’accesa battaglia per le prossime elezioni Provinciali di Crotone e, conseguenzialmente, per l’elezione tanto del nuovo Presidente che del Consiglio.
di Sr* L’Impertinente
Intanto la prima domanda che ci si pone è sul perché di tutto questo interesse per la guida di un ente, quello intermedio, che con il tempo è stato svuotato di buona parte delle funzioni, appesantito dal debito e per giunta reso quasi inutile.
La risposta credono d’avercela sulle labbra i soliti onnipresenti tuttologi alpensanti che ritengono - ma è solo una loro opinione - come tutto questo “trasporto” possa essere dovuto oltre che ai 5mila euro mensili di stipendio per la carica presidenziale, soprattutto al ruolo che la Provincia ricopre nella concessione dei visti ambientali delle molte opere all’orizzonte.
Per i 38 candidati a consiglieri, ma in fondo anche per quelli alla presidenza (QUI), invece, sarebbe solo dovuto all’amore sviscerato per il proprio territorio e la città; insomma, per mero spirito di servizio, tanto da offrirsi senza alcun recondito interesse.
In questa competizione, oltre agli aspiranti presidente Vincenzo Voce e Sergio Ferrari, c’è però anche un altro personaggio che cerca di (ri)prendersi la scena, questa volta nei panni addirittura di un novello Pancho Villa, vale a dire Enzo Sculco … con tanto di sombrero.
E come il buon Pancho, Sculco, con la propria lista in resta (“Crotone protagonista”), è partito per la battaglia contro il potere politico che cerca di arginarlo, con da una parte il Pd alleatosi con Voce e dall’altra il centrodestra che intende contenerlo.
Prontamente intervenuto ha così etichettato come una fantasiosa ricostruzione dei fatti una “discriminazione più o meno politica nei confronti dell’UdC e del movimento territoriale I DemoKRatici”.
O quantomeno che nessuno si sia premurato di informarlo in tal senso “né per iscritto, né per mail, né per whastapp, nemmeno per telefono o con segnali di fumo, e neanche con il linguaggio dei segni”: come se qualcuno andasse pure a dirglielo!
Ha rivelato però che “nel mese di ottobre, per ben tre volte, su iniziativa di Torromino (di Forza Italia, ndr)” si sia “riunito il tavolo della coalizione” a cui si sono accomodati “tutti i rappresentati dei partiti (Forza, Italia, Fratelli d'Italia, UdC, Lega, Coraggio Italia)”.
L’obiettivo dell’incontro, a suo dire, sarebbe stato quello di “cercare di mettere in ordine un sistema politico che era uscito, in sede territoriale, disgregato dalle elezioni Regionali e per provare a definire un percorso comune e scelte condivise in ordine alle elezioni provinciali”.
Sempre secondo il leader dei DK, però, il confronto si sarebbe interrotto su iniziativa dello stesso Torromino “che, ad un certo punto, ha deciso di convergere su una proposta elettorale che è stata costruita in precedenza, fuori e all'esterno dei partiti che compongono la stessa colazione”.
Tradotto dallo sculchiano, il riferimento - poi neanche troppo velato - pare sia proprio a Leo Pedace e ad Arturo Pantisano, che hanno allestito la seconda lista del centrodestra e che non sono certo cari al “grande Blek”.
Come dire: non siete voi che mi avete cacciato ma sono stato io che me ne sono andato!
In tutto ciò neanche il candidato presidente del centrodestra se la passa meglio, visto che Sculco conferma di aver “sempre mosso un rilievo di metodo e non di merito relativamente alle proposte che circolavano in via informale ed in modo particolare quella del sindaco di Cirò Marina, Sergio Ferrari”.
Il responsabile regionale organizzazione dell’Udc, poi, ha difeso i suoi peones ribadendo “ancora una volta” come la propria “comunità politica” non sia “assoggettabile a questo o a quello” così come non sia “nemmeno inquadrabile negli schemi tradizionali della politica”.
In un altro passaggio, Sculco ha inoltre voluto rimarcare che “mai” potrebbe “sposare il progetto politico targato Enzo Voce”, un progetto che - sempre a suo dire - avrebbe “già drammaticamente segnato il fallimento della sua esperienza amministrativa al Comune di Crotone”.
Ed in conclusione, immedesimandosi forse troppo nella parte di Pancho Villa, il grande Black ha voluto proprio sentenziare come “Sopra di noi soltanto il sombrero… e nient’altro”.
Il problema è che, però - e se ci è consentito un mellifluo consiglio - dovrebbe preoccuparsi di guardare non tanto sopra al sombrero quanto più al di sotto dove il “terreno” del consenso elettorale sta venendo sempre più a mancare, divenendo ancor più difficile da praticare.
D’altronde di inciampi e conseguenti cadute se ne sono già presi, finora almeno due: leggasi Comunali e Regionali. E come si suol dire: non c’è due senza tre!
*Simbolo dello Stronzio