La giungla dell’Esaro: allerte ed alluvioni lampo non stimolano la prevenzione

26 settembre 2022, 09:00 Imbichi

C'è sempre preoccupazione tra chi abita nei pressi dell'Ésaro. Per abitudine non lo si definisce più come un corso d'acqua ma come "una giungla", che fa paura ad ogni allerta meteo. E chiedere interventi, evidentemente, non basta.


di Francesco Placco

Questa mattina in buona parte della regione è attiva un'allerta gialla diramata dalla Protezione Civile (LEGGI). Nelle scorse ore il maltempo ha colpito buona parte del centro-sud, con Roma, Napoli e Caserta allagate in alcuni punti. C'è apprensione per la Basilicata, su cui vige l'allerta rossa, ma anche per il tirreno cosentino, dove ieri l'allerta è stata rivalutata da gialla ad arancione.

Il maltempo fa paura. Sopratutto dopo quanto accaduto nelle Marche, dove interi borghi sono stati sventrati dalla furia dell'acqua e del fango. Eventi imprevedibili, contro i quali non abbiamo armi. Tranne una: la prevenzione. Un màntra quello del rischio idrogeologico che si studia fin dalle elementari, ma che ad ogni cataclisma torna centrale.

Prevenzione non vuol dire azzerare il rischio. Non è una magia che risolve anni di problematiche di varia natura. Prevenire vuol dire ridurre le possibilità di trasformare una calamità in una strage. Vuol dire farsi trovare pronti - per quanto possibile - là dove ce n'é bisogno. Anche questo è un discorso che sentiamo ripetere da anni. Personalmente, almeno dal '96.

Eppure, nonostante le parole, la condizione dei corsi d'acqua cittadini rimane sempre la stessa. L'Ésaro appare come un grande contenitore di pinnàcchi e cristaréddi, vegetazione che costituirà un notevole intralcio in caso di piena. Condizione identica in tutti gli altri corsi d'acqua urbani, compresi certi di cui già ci occupammo due anni fa (LEGGI), in occasione dell'ennesima alluvione.

Dov'è la prevenzione? La manutenzione? La pulizia? Non si tratta di lavori da svolgere in una giornata, ma di interventi da programmare e pianificare più volte all'anno. E non solo per il fiume cittadino, ma per tutti i principali corsì d'acqua attorno ai quali abbiamo costruito.

Evidentemente parliamo di attività che non destano interesse a nessun livello istituzionale,men che meno a livello politico. Eppure la città chiede interventi. I residenti chiedono la pulizia, denunciano costantemente lo stato di abbandono con foto e video, protocollano domande che restano lettera morta.

Un disinteresse che accomuna tutti i problemi atavici della città, ma, potenzialmente, molto più pericoloso.