Impianto eolico off-shore: tre “asset” per lo sviluppo dell’economia crotonese

27 gennaio 2023, 21:19 Opinioni&Contributi

Il 17 gennaio scorso la società Plenitude (Eni) ha siglato un accordo con la Simply Blue Group per la realizzazione di un impianto eolico off-shore galleggiante, a 45 km dalla costa crotonese, per un potenza complessiva installata di 1,1 GW (gigawatt).


di Alessio Critelli e Giovanni Lentini

A poche settimane dall'arrivo, a largo delle coste crotonesi, della piattaforma Key Manhattan (QUI) per la manutenzione e la riapertura dei giacimenti di metano, e relativo aumento delle cubature estratte, occorre fare alcuni chiarimenti affinché il dibattito locale, ammesso che se ne generi un accenno, non sia inquinato da giudizi superficiali, ideologici e reazionari.

Le due iniziative, infatti, richiedono un approccio analitico differente, soprattutto in merito ai possibili effetti che potranno avere sul territorio locale, sulla sua economia e sulle sue prospettive di sviluppo.

Coerentemente con quanto espresso qualche settimana fa, in occasione dell'arrivo della piattaforma mobile, ribadiamo la nostra contrarietà all’accordo stipulato dall’attuale amministrazione con ENI.

Una contrarietà legittimata dalla lista degli interventi pubblici annunciata dall'attuale amministrazione, da finanziare con i primi 5 milioni dei quasi 17 che ENI verserà nella casse comunali (QUI).

Interventi che, a parer nostro, evidenziano una gestione banale, evanescente ed inefficace delle risorse economiche disponibili.

Una frammentazione delle risorse che rimarca l'inconcludente gestione delle royalties del gas metano a disposizione delle passate amministrazioni.

Tanti e piccoli interventi che non lasceranno nessun effetto durevole nel tempo e che in alcun modo incideranno sull'economia locale.

Un programma di interventi che, inoltre, prova a mascherare goffamente, sia chiaro, l'incapacità di accedere a bandi e finanziamenti previsti, giacché gran parte delle opere finanziate avrebbero potuto trovare, nei diversi bandi regionali, nazionali e comunitari, una voce di finanziamento senza esporre, ancora una volta, un territorio già provato, ad attività che ne indebolirebbero, ulteriormente, la propria struttura geomorfologica.

E tutto questo, nell'assoluta non curanza (Sindaco) e irrilevanza (Consiglieri) dell'Assemblea elettiva, il Consiglio Comunale, che avrebbe dovuto essere chiamato ad esprimere una valutazione ed un suo consenso, in ordine a risorse peraltro finalizzate ad accrescere il patrimonio Comunale.


Le tre diverse

destinazioni d’uso


Ben altra cosa può rappresentare la realizzazione di un impianto eolico off-shore con una produzione stimata di 3,3 TWh (terawattora) annui.

Occorre però, a tal proposito, cambiare prospettiva di giudizio.

La bontà di una proposta, rispetto alle prerogative del territorio, non si misura limitatamente alla disponibilità economica (royalties) che questa può portare nelle casse comunali. A maggior ragione se questi capitali vengono sperperati in progetti di scarso interesse collettivo.

Per comprendere le ricadute che un simile progetto potrebbe avere sull’economia claudicante del nostro territorio, occorre visione imprenditoriale ed una guida politica Autorevole, Autonoma e Affidabile.

La disponibilità di energia elettrica rinnovabile garantita da un impianto eolico permetterebbe lo sviluppo di diversi progetti rispetto ai quali poter realizzare delle economie eterogenee e destinate a cambiare il volto di questo territorio.

La nostra idea è quella di realizzare, intorno all'impianto eolico off-shore e alla disponibilità di energia elettrica, tre diverse destinazioni d'uso.

La prima. Realizzare una filiera per la produzione, lo stoccaggio e l'utilizzo dell'idrogeno verde sfruttandone la sua versatilità per raggiungere un’utenza ampia e variegata.

Si pensi al settore industriale che utilizza l'idrogeno quale materia prima per la produzione di sostante commerciali, alla mobilità sostenibile, a breve e lunga percorrenza, su strada, ferrovia o per mare. E ancora, idrogeno verde destinato alla produzione di energia elettrica o energia termica a emissioni zero.

Sarebbe questo anche un attrattore per le attività necessarie alla fornitura della componentistica per la produzione dell'idrogeno e per il suo utilizzo, quali industrie per la realizzazione di celle elettrolitiche e per celle a combustibile, e tutte le attività a corredo.

La seconda. Rilancio delle attività portuali e retroportuali attraverso l'elettrificazione dei processi e delle banchine per l'implementazione del “cold ironing”, il processo che permette lo spegnimento dei motori navali durante l’ormeggio in porto, senza però far venir meno l’erogazione di energia richiesta da essa.

Una strategia finanziata dal PNRR ad oggi per i porti con maggiore traffico marittimo, che permette di ridurre drasticamente l'inquinamento ambientale, marino e acustico delle città portuali.

Una prospettiva, oltretutto, indicata dalla Presidente Meloni, in ordine alla strategicità del Mediterraneo, nella sua ultima visita in Algeria.

La terza. Destinare il surplus di energia elettrica prodotta per il consumo, a prezzi competitivi e calmierati, alle attività industriali, commerciali e alle famiglie del territorio crotonese.

La proposta progettuale stima infatti una produzione annua capace di soddisfare il fabbisogno energetico di circa un milione e duecento mila famiglie.

È evidente che un progetto di questa portata richiede tutti gli approfondimenti del caso, come previsto dalla risoluzione del Parlamento Europeo del 7/07/2021, accompagnando la fase di progettazione preliminare, ad attente valutazioni sulla coesistenza di questi impianti con l'habitat marino e le attività ittiche.

Considerando, tra l'altro, che l'ubicazione ad oltre 45 km dalla costa di questi impianti galleggianti, non inciderebbe visivamente sulla linea di orizzonte.

Nulla a che vedere con le piattaforme a pochi km dalla costa che, comunque, non sono il principale fattore di inibizione del turismo locale. Ma questo tema merita ben altra attenzione e riflessioni a parte.