L'operazione antimafia di ieri è stata talmente eclatante da non essere riuscita ad entrare nel dibattito pubblico cittadino. Notizie ed approfondimenti si perdono quando si chiede un parere ad un concittadino qualsiasi. E rispondono tutti allo stesso modo: sai che novità.
di Francesco Placco
Se il re è nudo, sarà coperto giusto da un glicine in fiore. Ma tanto basta, evidentemente, per far finta di non vedere e non sentire la mole di dati forniti dall’operazione della Dda di ieri (LEGGI), con 123 indagati tra cui compaiono non solo politici ed imprenditori di primo piano, ma anche tanti, tantissimi nomi noti del commercio e del mondo dei servizi. Tutti accomunati da certe amicizie che, a distanza di anni, paiono quanto meno scomode.
Perché vale la pena dirlo (e scriverlo) chiaramente: a Crotone funziona tutto tramite raccomandazione. Me lo spiegava plasticamente un meccanico, questa mattina, che “una mano lava l’altra”. Prima di andare dal dentista come al Comune, in ospedale come dai vigili, al ristorante come a fare sport: vale sempre la pena chiamare, dire di essere-amico-di…, anche solo per risparmiare qualcosa, che sia tempo o denaro.
E se così funziona a livello popolare, appare chiaro - leggendo anche solo di sfuggita le oltre 380 pagine dell'inchiesta - che il riflesso di tale usanza si rispecchia anche a livello dirigenziale.
Per usare le parole di Gratteri (che ha iniziato la conferenza stampa ricordando che stiamo parlando di “presunti innocenti”), questi ha parlato di una pubblica amministrazione completamente asservita alla ‘ndrangheta. Sia a livello comunale che a livello provinciale.
Parole che a sua volta mi hanno riportato alla mente quelle pronunciate dal procuratore di Crotone a seguito dell'operazione Ikaros (LEGGI), che in conferenza stampa disse, senza mezzi termini, che “qui c’è un deficit gravissimo di legalità”. Qui in città, attorno a noi, non sulla luna o in luoghi non meglio definiti.
Parliamo dunque di una condizione ben nota alle forze dell’ordine, ed ancora più palese ai tanti concittadini. Che difatti non sono per nulla stupiti. “Sai che novità!” mi ripetono in molti facendo spallucce. Anche perché “sono sempre quelli” i nomi che si vanno a leggere. Nomi di presunti innocenti in decine di procedimenti.
Quel che manca, però, di fronte ad una plastica rappresentazione dell’illegalità locale, è la reazione. La reazione di quella tanto osannata “parte sana” della cittadinanza, oramai stufa di sentire sempre le stesse cose e rassegnata alla banalità del voto di scambio perché così si usa. Sia in cambio di denaro che di “favori” personali o lavorativi.
Quel che manca è la risposta da parte del mondo del commercio locale, che continua ad alimentare un’economia fatta di “bustarelle” e “regali” ai tanti pretendenti di diritto. Perché è inutile girarci intorno, come dimostrato da altrettante inchieste - come ad esempio Hermes (LEGGI) - non c'è solo l'imposizione di fornitori e rivenditori, ma c’è anche chi passa con cadenza mensile a ritirare buste di contanti.
Quel che manca è una presa d’atto delle amministrazioni pubbliche, che negli anni si sono fregiate di targhe e targhette con su scritto “Qui la 'ndrangheta non entra” per poi scoprirsi pilotate proprio nelle attività di maggior rilievo.
E ciò vale tanto a livello cittadino che a livello provinciale, dato che, vale la pena ribadirlo, la Provincia di Crotone era guidata da un presidente che “ha sempre usato gli incarichi elettivi per curare gli interessi della consorteria” come emergerebbe in un’altra operazione, Stige (LEGGI).
Non basta essere contenti per l’operazione, che è ancora in divenire e che potrebbe concludersi con un netto ridimensionamento. Bisogna guardarsi attorno, essere parte attiva di un cambiamento sociale e culturale che altrimenti sarà vano se limitato alle sole indagini.
Perché si indaga su reati fatti, compiuti, e nel frattempo quell'illegalità diffusa opera indisturbata attorno a noi, dato che glielo permettiamo.
E se così è, non ci troviamo di fronte ad una notizia di cronaca del 2023, bensì di fronte ad una storia di fantasia scritta più di duemila anni fa, nel Satyricon di Petronio (QUI), dove venivano raccontate le disavventure di Encolpio proprio a Crotone.
Questi avrebbe affermato che la nostra era una città popolata da due categorie di persone, i captatores ed i captati, quest'ultimi prede dei primi. Una città “alla rovescia”, dove menzogna ed inganno sono visti come pregi in quanto necessari per arricchirsi a scapito di qualcun'altro.
Un testo, quello di Petronio, che appare ancora attuale anche sotto molti altri aspetti, e che vale la pena rileggere per togliersi l’amaro lasciato in bocca da vicende come queste, che paiono essere una costante nella nostra storia.
Una costante di cui non possiamo fare a meno, ben espressa in una vecchia storia. D’altronde, come diceva qualcuno, proprio la ‘ndrangheta nel crotonese era un mero “fenomeno letterario”.