Crotone, terra di conati di eccessi: tanto per iniziare, potremmo partire dall’ennesima maxioperazione contro il malaffare regionale (QUI), ma più crotonese, con quotidiana messe di meravigliati scoop su aspetti noti e meno noi di malefatte a gogò. Alla “descoverta” partecipa un mondo sempreverde di presenzialisti della morale che a fronte degli “eventi mirabili e tremendi” che emergono alla giornata, si iscrivono nell’elenco dei liberati, spesso dimentichi delle tante anticamere gioiosamente sopportate e dei tanti salamelecchi ostentati ai presunti reprobi.
di Sr* l’Impertinente
Sgombriamo il campo dagli equivoci. L’intenzione della magistratura è meritoria ma non si può perseguire con reti a strascico che “ricogghiunu pisci, alichi, petri, rizzi e rizzopuli”, fenomeni vari e complessi che meriterebbero ben altra attenzione. Anche quanto a genesi storica.
Diversamente sarebbe come se, in presenza di un attacco di lupi a un gregge, si sparasse confusamente nella identica direzione, con il rischio di colpire più pecore che lupi.
Alla spettacolarizzazione dell’impianto criminale concorrono i media attraverso la propagazione di notizie fantasmagoriche, come i “tentati” giri internazionali di ben 444 milioni (di cosa ancora non è noto).
Fa specie, nel proseguo della narrazione, che il Signor Domenico Megna, presunto artefice massimo del grisbì, si preoccupasse di non aver ricevuto 500 mila euro. E che caz..., si scorda gli altri 443.500.000 danari o quello che sono?
“Hanno la faccia
come il culo”
Anche passando ad altro, non ci si schioda dall’intenzione eccessiva. Per esempio la nuova segreteria provinciale del Pd. Più o meno negli anni Ottanta del secolo scorso, “Cuore”, inserto satirico dell’Unità titolava: “Hanno la faccia come il culo”. Mai tutolo fu più presagio!
Senza avere la presunzione di esprimere giudizi a cottimo, ma buona e datata parte dei novelli Patres conscripti sta inanellando da parecchi lustri un fallimento politico dopo l’altro.
Anche per rispetto di se stessi, ci si sarebbe aspettato che tirassero i remi in barca. Niente. Come le colonne del Partenone resistono imperterriti.
E mi fermo qui, senza prestare altro orecchio alla vergogna della presunta candidatura a sindaco di altro personaggio da tempo saltellante sulle scene, favorita, pare, da brillantissima puttanata dell’immancabile Peppino Vallone. Io non ci voglio credere!
Il conglomerato industriale
“a miracol mostrare”
Quella che, vi assicuro, non è un conato d’eccesso è la vicenda regionale e locale dell’ormai mitica A2A, conglomerato imprenditoriale bresciano, calato da noi a miracol mostrare.
N. 1 A2A e Regione Calabria. I campioni “bresciani” hanno ottenuto da pochi anni la concessione per lo sfruttamento degli invasi silani.
Beh, da allora, piova, nevichi o ci sia il sole noi soffriamo crisi idriche. Pare perché l’acqua serva innanzitutto per produrre energia elettrica da vendere alle regioni limitrofe.
Ora, se da un punto di vista dell’imprenditore che deve lucrare questo si capisce, dal punti di vista del governo del bene pubblico è inaccettabile. C’è qualche potere pubblico che si fa carico del problema e ci tuteli?
N.2 A2A ed il termovalorizzatore di Crotone. Bene, il nostro territorio produce sì e no 15/20mila tonnellate annue di rifiuti da bruciare mentre i “bresciani” annunziano che ne bruceranno 300mila di tonnellate annue.
Do chi sono le altre 280mila tonnellate di rifiuti? Come le porteranno qui? Via mare, per incentivare il porto? O su gomma, per incentivare i morti sulla Ss 106? E poi, a noi che ne verrà? Altri danni, oltre a quelli mai bonificati o una decina di assunzioni “squalificate”?
Stoppo qui, perché mi sta assalendo il turpe dubbio che tutto quello che mettiamo in campo noi indigeni sia geneticamente tarato, mentre tutta la merce di importazione - rapine e depauperamenti inclusi - sia ontologicamente votato al successo.
*Simbolo dello Stronzio