Nei centri per l'impiego di tutta la regione qualcosa è cambiato. Eppure, trascorsi alcuni anni di importanti annunci e proclami - tra stabilizzazioni ed assunzioni, tra stanziamenti e nuovi fondi - per i lavoratori che devono usufruire di un servizio continuano le problematiche. A partire dalla semplice presa di un appuntamento.
di Francesco Placco
L'obiettivo è potenzare i centri per l'impiego. Questo il sunto di un incontro svolto un anno fa (LEGGI) dai vertici della Regione Calabria e dai responsabili dei 14 centri attivi in tutta la regione. Vale la pena ricordare che al tempo si concludeva il travagliato iter delle assunzioni di nuovo personale, che si è sbloccato solo il 30 dicembre del 2022 con l'annunciata assunzione di 258 dipendenti (LEGGI). A distanza di un anno, sono 57 i dipendenti entrati in servizio appena una settimana fa (LEGGI).
Quella dei centri per l'impiego, a ben vedere, è una vicenda che si trascina da tempo. Negli anni infatti abbiamo letto comunicati decisamente simili sia nelle parole che negli intenti: effettuando una ricerca veloce nei soli archivi del nostro giornale troviamo un incontro simile già nel 2012 (LEGGI), ma anche nel 2016 (LEGGI) e nel 2018 (LEGGI). Senza contare i numerosi comunicati da parte di sindacati ed esponenti politici, che si susseguono ininterrottamente.
Sarebbe ingiusto - ed oltretutto falso - non riconoscere le modifiche in atto nei vari centri per l'impiego. Che qualcosa stia cambiando è palpabile, così come è evidente la presenza di nuovo personale ed una maggiore organizzazione. Ciò avviene nonostante molti centri non pubblichino più online le offerte di lavoro, costringendoti di fatto a dover andare a vedere i fogli stampati ed appesi in bacheca. Mistero della digitalizzazione.
Ad ogni modo, al netto dei proclami, degli annunci, delle assunzioni, dei fondi e chi più ne ha più ne metta, è ancora difficile entrare in contatto con il personale dei centri tramite telefono, e sembra ancor più difficile sfruttare i sistemi informatici nazionali come quelli di MyAnpal, che dovrebbero agevolare il lavoratore nella gestione delle pratiche più comuni. Perché i servizi funzionano, ma i tempi di erogazione rimangono eccessivamente lunghi.
Riporto una situazione reale: concluso un rapporto di lavoro lo scorso 10 settembre, si inoltra la Dichiarazione di Immediata Disponibilità al lavoro (la cosiddetta DID) il 16 settembre.
Non ci sono tempistiche certe, sebbene in diverse Regioni i tempi di erogazione siano compresi tra i 3 ed i 7 giorni. Nel nostro caso, a distanza di tre mesi non è ancora stato fissato l'appuntamento per andare al Centro dell'Impiego e firmare la documentazione.
Ovviamente al centro il nostro interessato c'è già stato, ed i vari operatori che gli sono capitati di turno sono stati molto gentili nello spiegargli che si dà priorità ai percettori di sussidi.
E va bene dare priorità a chi deve presentare eventuale documentazione entro certe date. La loro tempistica, nel nostro caso, era di 90 giorni dall'invio. Che ad oggi sono trascorsi.
Capite bene che al di là dell'aspetto meramente burocratico, tre mesi per dare la disponibilità al lavoro sono troppi. Parliamo di un documento che dovrebbe essere disponibile nel giro, al massimo, di un mese.
E se nel frattempo avessimo ricevuto delle offerte di lavoro? E se il documento fosse servito per un'assunzione temporanea, stagionale? Come si suol dire, ci si attacca al tram!
È difficile parlare di "rilancio" dei Centri per l'Impiego in questo modo. Anche perché di fatto, al momento, è ancora impossibile accedere a percorsi formativi o di reinserimento lavorativo, circostanza già affrontata qualche anno fa (LEGGI). E se ci togliamo pure l'ordinaria amministrazione, si stenta a capire il senso di tutti questi proclami.