Dal Palazzo Mangeruca alla Casa della Legalità: ma è davvero lo Stato a vincere?

29 dicembre 2023, 15:30 Imbichi
Palazzo Varca (Foto: Associazione Valentia)

La fragorosa demolizione del palazzone a ridosso della Statale 106 è stata un evento più unico che raro nel panorama calabrese, un unicum che rischia di essere ricordato più come passerella mediatica (e politica) che non come mera vittoria sulla criminalità locale. Basti osservare tutte le oggettive difficoltà che si incontrano, in Calabria, nel gestire i beni confiscati, sia da parte di associazioni che da parte dei comuni.


di Francesco Placco

Non è passato neppure un mese dalla "vittoria dello Stato" che ha sancito la distruzione di un vero e proprio ecomostro, che si ripiomba nella concreta realtà quotidiana: nella serata del 27 dicembre scorso è stata pesantemente danneggiata la "Casa della Legalità" intitolata a Piersanti Mattarella (LEGGI), ad Isola Capo Rizzuto. Un tempismo quasi chirurgico, dato che l'associazione - assegnataria dell'immobile già da qualche mese - aveva ricevuto le chiavi proprio prima di Natale.

Un danno ingente, stimato in diverse decine di migliaia di euro. Sono stati asportati gli infissi, le porte ed i sanitari, è stato manomesso l'impianto elettrico e danneggiato quello idrico. Un lavoro sicuramente non proprio "silenzioso", che tuttavia pare essere passato inosservato pur non essendo affatto in una zona isolata (QUI). Ma questo è un altro discorso. L'associazione ha sporto regolare denuncia e la speranza è che si riesca a far luce sull'ennesimo e deliberato atto di vandalismo verso un bene confiscato.

E non sono pochi, i beni confiscati in Calabria: secondo i dati di Open Re.Gi.O (QUI), database digitale dell'Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati, siamo a quota 5.146, terza regione a livello nazionale dopo Sicilia (13.038) e Campania (5.377). Si tratta di beni immobili - case, abitazioni, appartamenti, edifici, capannoni, terreni e così via - sequestrati nel corso del tempo in seguito alle numerose operazioni riguardanti la criminalità organizzata, e che dovrebbero essere reimpiegati a favore della collettività. Al momento, nella nostra regione, sono 2.472 i beni assegnati ed in gestione: il 48% del totale.


Nella sola provincia di Crotone vi sono 284 beni confiscati, di cui 176 attualmente in gestione. A "primeggiare" è proprio il comune di Isola Capo Rizzuto (109), seguito da Crotone (53) e Cirò Marina (38). Seguono Cirò (25), Petilia Policastro (19) e Cutro (11), mentre i restanti sono dislocati tra Mesoraca, Cotronei, Caccuri, Santa Severina, Belvedere Spinello, Strongoli, Melissa e Crucoli. Consultando però il portale nazionale, è comunque difficile fare una stima esatta di quanti beni confiscati siano effettivamente in uso: ad esempio, risulterebbero solo 29 immobili in gestione (QUI), esclusivamente tra Crotone e Cutro.

C'è dunque molta poca chiarezza sulle destinazioni di tali beni, che spesso non è possibile districare neppure spulciano tra gli archivi dei singoli Comuni. Difficile anche conoscere la locazione esatta, mancando in molti casi i numeri civici ed essendo indicate generiche località o frazioni. Siamo circondati da beni sequestrati alla 'ndrangheta ma non sappiamo dove sono. D'altra parte è sicuramente una questione spinosa, che mal si correla allo spettacolare show della demolizione (LEGGI).

L'episodio dei giorni scorsi non è che l'ultimo di una lunga lista destinata a crescere, e ci pone di fronte ad una domanda molto semplice: che fare? La logica del sequestro-confisca-destinazione è ancora attuale? E se lo è, non è forse abbastanza palese il fatto che gli immobili sequestrati vanno tenuti sotto stretta osservazione? Non solo dalle forze dell'ordine (che di certo non possono star li tutto il giorno) ma anche dallo stesso Stato, che ad oggi si limita ad assegnare chiavi e dare pacche sulle spalle. È evidente che non basta. E se questi beni devono "tornare" alla collettività forse è il caso di munirli di protezioni preventive, a partire da semplici telecamere di videosorveglianza.

Perchè - vale la pena di dirlo, una volta per tutte - con il palazzo Mangeruca lo Stato ha vinto facile, avendo demolito un edificio fatiscente ed abbandonato di cui non importava più niente a nessuno. Qui invece parliamo di palazzi ed edifici in costruzione, appartamenti e abitazioni da lasciare in eredità o comunque da dividere: in altri termini, parliamo di edifici verso i quali si nutre ancora un vivo interesse. Non è dunque così assurdo ipotizzare atti di vandalismo e "sfregi" del genere.

Volontari e associazioni fanno la loro parte, ed anche in questo caso sono stati pronti a denunciare il grave episodio senza paura e senza timore. È però il momento di fare un ulteriore passo in avanti, per garantire la sicurezza di chi, in prima persona, si fa promotore di queste iniziative di legalità. Altrimenti i beni confiscati rimangono inutilizzabili, ed a questo punto tanto vale farli saltare tutti in aria.