Palazzo Mangeruca. Demolito l’ecomostro: in due secondi crollano decenni di affronto allo Stato

Crotone Cronaca

Ci sono voluti solo un paio di secondi: tre squilli di tromba ad anticipare il botto, poi una piccola scarica ha attraversato i circa due chilometri di miccia che hanno raggiunto i 750 fori che ospitavano in tutto ben quattrocento chili di esplosivo gelatinoso.

Un rumore sordo, una nuvola di fumo e il messaggio di legalità è stato recapitato: i 40 mila metri cubi dell’imponente palazzo Mangeruca, sei piani che si stagliavano arrogantemente sul tracciato della statale 106, curvata apposta al suo cospetto alle porte di Torre Melissa, è venuto giù d’un colpo dopo decenni in cui la sua demolizione sembrava quasi ormai una chimera.

Alla 13:19 la ditta incaricata ha fatto brillare le micro cariche sotto il monitoraggio del Centro coordinamento soccorsi istituito sin dalla mattinata di oggi, domenica 17 dicembre, in Prefettura, che ha sorvegliato sulla successione delle diverse fasi preparatorie e conseguenti alla deflagrazione.

Sul posto anche il Ministro per i Rapporti col Parlamento, Luca Ciriani, che prima si è intrattenuto con il Prefetto, le Forze di Polizia ed i Vigili del Fuoco salutando i componenti del Centro coordinamento.

Insieme a lui vice Ministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, il Presidente della Calabria Roberto Occhiuto ed il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Teo Luzi.

UN SIMBOLO DELLA CRIMINALITÀ

Palazzo Mangeruca, come noto, è stato (ora si può parlarne al passato) uno dei simboli della criminalità organizzata nel territorio. Una struttura alta 6 piani per 6 mila mq complessivi di superfice che ospitava un mobilificio.

Fu sequestrato nel 2007 ad un sodale delle cosche locali, nell’ambito dell’operazione “Piazza Pulita”, condotta dalla Dda di Catanzaro, e poi confiscato nel 2012 ed affidato al comune di Melissa che ha curato le procedure per la selezione dell’impresa incaricata dell’abbattimento (QUI).

La struttura era di proprietà di Costantino Mangeruca (Classe 1934, deceduto nel 2009): nato ad Africo (nel reggino) non avrebbe mai risieduto formalmente a Melissa (nel crotonese), pur avendovi domiciliato almeno dal 1980; era residente nel Milanese.

Mangeruca negli anni ’70 iniziò a fare il “falegname”, crescendo fino ad entrare nel settore dei mobili. Lo stesso era stato gravato da precedenti penali per omicidio, porto e detenzione abusivi di un’arma, costruzione abusiva, truffa aggravata e associazione a delinquere di tipo mafioso, venendo, in quest’ultimo caso, sottoposto a un fermo nel 1995 poiché ritenuto affiliato alla cosca Morabito di Africo.

IL SEQUESTRO E LA CONFISCA

Tornando al palazzo abbattuto, era stato sequestrato dal Tribunale di Crotone il 2 ottobre del 2007, su proposta dei carabinieri, insieme a trentanove immobili tra la provincia di Milano, Africo Nuovo e, appunto, Torre di Melissa: allora si apposero i sigilli a beni intestati a Costantino Mangeruca, a suoi familiari o a persone considerate a lui riconducibili, per un importo stimato in circa trenta milioni di euro.

Si trattava di proprietà ritenute come il provento di attività illecite, realizzate in quanto presunto appartenente alla ‘ndrangheta, in particolare alla Locale di Cirò.

La confisca arrivò due anni dopo, il 19 novembre del 2009, sempre da parte della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Crotone a seguito delle risultanze delle indagini “Galassia” e “Dust” nelle quali Mangeruca venne ritenuto affiliato al clan e al vertice di un’altra organizzazione dedita al narcotraffico, come raccontarono quattro collaboratori di giustizia.