‘Ndrangheta: sequestro da 200mila euro a presunto esponente cosca di Cirò

Crotone Cronaca

La Guardia di Finanza di Cosenza, con il coordinamento della Procura della Direzione Distrettuale Antimafia Catanzaro, hanno eseguito un provvedimento emesso dal Tribunale del capoluogo, che ha disposto il sequestro dei beni immobili e dei rapporti finanziari, per un valore complessivo stimato in circa 200 mila euro, nei confronti di Vincenzo Santoro, ritenuto un esponente della cosca di ‘ndrangheta “Farao-Marincola” (QUI) di Cirò Marina.

Il provvedimento - richiesto dal Sostituto Alessandro Riello e col coordinamento dell’Aggiunto, Vincenzo Capomolla e del Procuratore Nicola Gratteri - trova il presupposto nella presunta pericolosità sociale di Santoro, coinvolto nell’operazione “Stige” (QUI), e condannato a 17 anni e 8 mesi di reclusione (QUI) per partecipazione ad associazione mafiosa, procurata inosservanza di pena, favoreggiamento personale, turbata libertà degli incanti, tentata estorsione, tutti aggravati ai sensi dell’articolo 416bis1.

Rispetto alla sua presunta partecipazione alla cosca di “Farao-Marincola”, l’uomo è indicato dagli inquirenti come "il controllore di tutto l’altopiano silano, occupandosi anche del sostegno ai latitanti, con compiti di controllo e coordinamento di coloro che gestiscono gli appalti boschivi pubblici e privati, tenendo i rapporti con le diverse organizzazioni criminali del territorio."

Gli accertamenti svolti dalla Guardia di Finanza di Rossano nei suoi confronti e del suo nucleo familiare - tutti residenti a di Mandatoriccio (nel cosentino) – hanno portato a ricondurre a Santoro i beni immobili di cui si chiede la confisca, sebbene intestati alla figlia in conseguenza di un atto di compravendita stipulato nel dicembre 2017. Per gli investigatori, però, quest’atto sarebbe stato un espediente utilizzato dal padre per fine di attribuire fittiziamente i beni alla figlia.

Si tratta di immobili che sarebbero di proprietà dell’uomo e della moglie già da 20 anni, ovvero dal 2000, mentre dal contratto di compravendita, stipulato nel 2017, emerge che la provvista finanzia necessaria per l’acquisto degli stessi da parte della figlia, fosse frutto di una donazione ricevuta dai genitori e che, tuttavia, non risulterebbe di fatto avvenuta, almeno così desumono i militari dopo aver studiato della documentazione bancaria acquisita.

Le indagini patrimoniali svolte dalla Guardia di Finanza evidenzierebbero che, nel periodo interessato, Santoro e i componenti della sua familiare non abbiano prodotto redditi e adeguate risorse economiche, di provenienza lecita, ed evidenzierebbero anche una sperequazione tra la capacità reddituale e il valore dei beni acquisiti, consistenti in particolare in tre immobili a Mandatoriccio, oltre che nelle eventuali risorse finanziarie nella disponibilità diretta dell’uomo o dei familiari.

La Dda di Catanzaro ha inoltrato la proposta di misura di prevenzione e, quindi, di sequestro dei beni indicati, che ha trovato accoglimento nel provvedimento del Tribunale di Catanzaro, con il quale, decretato il sequestro, è stata fissata la data dell’udienza per il prosieguo ai fini della confisca.