L’Anno che Verrà a Crotone, Capitale dell’ottimismo sempre più feudo di prenditori del Nord: “alegher terun!”

9 gennaio 2024, 13:10 Outside24

Crotone con “L’Anno che Verrà” è stata per una notte la Capitale dell’ottimismo a prescindere d’un popolo che per gli altri 364 giorni dell’anno rimane sconosciuto e con poco o nulla da festeggiare. Eppure, spinti dai trombettieri delle paillettes e del luminoso futuro, tutti quanti ci abbiamo voluto credere, per forza e contro evidenza clamorose abbiamo voluto partecipare della speranza di vita migliore che solitamente accomuna comunità più fortunate per effetto di latitudini più sublimi e di destini più favorevoli.


di Antonio Truglio

Certo, di promesse ne abbiamo collezionate un botto, promesse di importazione e promesse indigene, influenzate dal clima festaiolo indotto, ma alla fine della giostra resta dominante un senso di inappagamento, di dubbio cocente di aver assistito ad una “parata” mistificatrice, in una parola panem et circenses ad uso di plebe.

Anche le parole del presidente Roberto Occhiuto non dissipano la nebbia di un sostanziale “nulla di concreto”, avallato dalla promessa di una rinnovata viabilità da Crotone a Catanzaro: che ci dobbiamo andare a fare a Catanzaro?

Il respiro del nord, verso Taranto e Cosenza, che aprirebbe ad un nostro destino chiaro di sviluppo, fra Ionio e montagna, non viene neppure evocato.

Per restare nell’ambito della proposta amministrativa lo scoramento non scompare se si considera che al momento non vi è un progetto di riqualificazione di piazza Pitagora, diligentemente rasa al suolo per ospitare l’inno alla gioia di Amadeus e compagnia cantante (QUI).

È da paese civile? È da amministrazione pubblica commendevole? Ma poi, cosa c’è nel pubblico che funziona qui in città? E non mi riferisco solo agli amministratori comunali.

Ho ancora negli occhi un servizio di un ex folgorato dalla candidatura dell’ing. Vincenzo Voce a sindaco di Crotone, che ne ha avuto per tutti: sindaco, presidente del Consiglio Comunale, magistratura locale, forze dell’ordine e giornalisti indigeni, senza per altro che alcuni dei tanti chiamati in causa sentisse l’impulso di tutelare il proprio onore.

Per trovare chi fa sentire forte e chiara la propria voce (del Padrone?) bisogna rivolgersi a A2A, i prenditori del Nord che dopo essersi assicurati lo sfruttamento delle risorse idriche silane ed aver acquistato il termovalorizzatore dei fratelli Vrenna, si sono preoccupati di redigere uno studio sulla riconsiderazione della qualificazione idrogeologica del territorio crotonese, in base al quale l’indicatore di rischio potrebbe passare da R3 a R2, favorendo un incremento dello sfruttamento del suolo attraverso una più marcata edificabilità, civile ed industriale.

Pare che dello studio se ne sia stato fatto omaggio al Comune di Crotone perché si renda attore dell’iter di riqualificazione. Non ne parla nessuno: tutti silenti e distratti?

Perché A2A si fa carico dello studio e dell’omaggio? Forse perché, per l’effetto, potrebbe ampliare l’impianto da poco acquistato per massimizzarne l’utilizzo?

Ecco, lo straniamento si fa più angosciante, perché noi possiamo pure cantare a squarciagola per esorcizzare la nostra miseria, ma qui sono altri a farsi il loro futuro, per ora Eni e A2A, ma pare che fra un po’ si affaccerà Verdini e l’Anas a banchettare sulla nostra ignoranza.

Come dicono su a Milano: alegher terun!”