Tra assoluzioni e prescrizioni, una sola certezza: il disastro ambientale crotonese è frutto del caso

23 settembre 2024, 09:00 Imbichi

La recente sopravvenuta prescrizione nell'ambito del processo ex Montedison conclude, definitivamente, ogni procedimento giudiziario aperto sull'inquinamento industriale e sul disastro ambientale crotonese. Un danno evidente, sul quale si sta cercando di mettere (forzosamente) la parola fine. Ma che pare essere comparso dal nulla, quasi piovuto dal cielo: non ci sono colpevoli per una delle aree più inquinate d'Italia.


di Francesco Placco

La giustizia ha fallito, a Crotone. Ed è forse il tratto che più amareggia di tutta la pantomima ancora in corso sulla bonifica: in oltre vent'anni di processi e procedimenti, tra sequestri e sentenze, non si è riusciti a trovare un colpevole per un crimine che è sotto gli occhi di tutti.

La recente prescrizione per gli anziani ex dirigenti di Montedison (LEGGI) è il capitolo conclusivo di un enigma apparentemente insolvibile: per l'inquinamento di Crotone non ci sono nè colpevoli. Le scorie industriali pare siano finite sottoterra per magia, ed il loro abbandono sistematico - nonchè il loro reimpiego nell'edilizia e non solo - è stato solo un caso.

Negli anni siamo stati bravi a focalizzarci solo contro gli industriali cattivi. Dimenticandoci, però, che erano tanti i crotonesi che hanno lavorato con le fabbriche. Con il loro indotto. Con i loro scarti. Ditte crotonesissime, che hanno ottenuto un indubbio vantaggio garantendo, a loro volta, un notevole risparmio nello smaltimento.

Rimanendo nel procedimento Montedison, sappiamo, ad esempio, che la produzione di fosforiti (come conseguenza dei processi industriali) iniziò già nel 1926, e verosimilmente già da allora iniziò il sistematico inquinamento dell'intera area costiera tra Armeria e Trappeto. Quello che non sappiamo, però, è chi ha dato l'ordine: tutti i documenti sono stati bruciati.

Bruciati come le pietre del diavolo, come le speranze degli operai. O come le promesse della politica. E perchè no, come le attuali aspettative sulla bonifica. Tutto fumo e niente arrosto, con l'aggravante che tanto il fumo quanto l'arrosto fossero altamente nocivi, ed ancora oggi abbiamo a che fare con centinaia di ettari altamente inquinati fino alle falde acquifere.

Attualmente attorno alla nostra città si estende l'ultimo SIN calabrese, e non possiamo puntare il dito contro nessuno. Non ci sono colpevoli per quello che una sentenza passata in giudicato ha dichiarato essere un disastro ambientale. Ma questa non è una sciagura, come fù l'alluvione (anche li non senza responsabilità umane), bensì il frutto - avvelenato - di un modello di sviluppo sbagliato, che ha garantito economia e ricchezza a danno, però, della salute e dell'ambiente.

Già, l'ambiente. A distanza di due anni dall'introduzione nella Costituzione degli articoli sulla tutela dell'ambiente e degli animali (il 9 ed il 41), pare però che poco importi. L'importante è intorbidire le acque, coprirsi a vicenda, cancellare il passato focalizzandoci solo sul futuro: la bonifica.

Capire cosa sia successo, in uno dei siti più inquinati d'Italia, non importa.