Il 31 Ottobre scorso il Segretario provinciale del Pd (al contrario della Segretaria cittadina che deve avere altri pensieri per la testa) s’è accorto che l’Avvocato Antonella Stefanizzi si era dimessa da ogni incarico di Partito (QUI) ed ha annunziato che la stessa non fa più parte degli Organismi del Partito Democratico.
di Diderotto
Questa annotazione sul libro dei soci è così neutra ed allusiva da poter fare il paio con la comunicazione che la ex Segretaria del PD locale aveva affidato alle stampe, confezionandola in un rarissimo esempio di reticenza esplicativa. Cioè, non si è capito il perché di questo drammatico disimpegno.
Posto che ognuno è libero di cambiare opinione anche sui fondamentali della propria vita, la vicenda merita comunque qualche considerazione.
Una volta raggiungere la Segreteria di un Partito politico richiedeva un percorso di convinta fidelizzazione che poteva durare anche molti anni, mentre in questi ultimi tempi, evidentemente trascinati da un consumismo selvaggio, i Segretari si “fanno” a volo, senza stare su tanto a pensarci. Ecco, forse la Segretaria dimissionaria è stata investita del ruolo senza debite riflessioni e verifiche.
Ancora. L’Avv. Stefanizzi è stata avara nella esplicazione dei motivi del suo abbandono. Non si è dimesso un semplice iscritto, ma una ex Segretaria, e come tale non può permettersi reticenze sul suo malessere e sulle ragioni profonde dello stesso, che potrebbero rappresentare occasione di una riflessione politica interna allo stesso Partito.
La comunicazione, invece, è criptica, al limite dell’avviso subliminale a qualcuno che sa, perché deve sapere, e che tuttavia tace.
Dal suo canto Barberio, Segretario provinciale del Pd, nella sua nota notarile non va oltre la certificazione dell’ovvio. Non prova a scandagliare ragioni ultime, non sollecita discussioni, non crede ad alcuna sofferenza nella decisione, individuando, evidentemente, nel maturato repentino approdo ad altra formazione locale più prossima al Governo cittadino l’unico ed esaustivo motivo dell’abbandono.
Può un Partito, un tempo importantissimo, gestire in tal modo gli arrivi e le partenze dai propri Organismi? È il trionfo dell’uno vale uno, per cui c’è solo da sorteggiare il sostituto al posto vacante? Si sono quindi perse irrimediabilmente le coordinate ideali?
Per quanto mi riguarda non gioco più, vado via, e, come cantava Guccini, dichiaro “mi spiace, non mi lego a questa schiera, morrò pecora nera”.