Roccella: progetto “Impronte e ombre” per raccontare le vittime della ‘ndrangheta”
Necessità di fare rete, raccontare la ‘ndrangheta con linguaggi e punti di vista nuovi, creare resistenza culturale stimolando i giovani a sviluppare un profondo senso civico. Attorno a questi temi è ruotata la conferenza stampa di presentazione del progetto “Impronte e Ombre” ideato dall’associazione Antigone - Osservatorio sulla ‘ndrangheta e che vede tra i partner le associazioni Quadrante Sud, Sud, Pentakaris, LiberaReggioLAB e il supporto dei Comuni di Roccella Jonica, Rosarno, Motta San Giovanni e Polistena.
Un’occasione di formazione, finanziata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri- Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, per quaranta studenti calabresi che alla fine del percorso avranno l’opportunità di raccontare una Calabria “diversa”. I giovani, selezionati dal 7 gennaio tramite bando pubblico, sperimenteranno nuovi linguaggi per correggere gli errori comunicativi con cui è stata da sempre rappresentata la ‘ndrangheta e racconteranno le storie delle vittime innocenti della criminalità organizzata attraverso stili e punti di vista alternativi. Il percorso vedrà, inoltre, la realizzazione e la diffusione territoriale di due prodotti culturali finali (performance teatrale e video-documentario).
All’incontro, svoltosi presso l’ex Convento dei Minimi di Roccella Jonica, hanno partecipato il presidente dell’Osservatorio, Attilio Tucci, il sindaco di Roccella, Giuseppe Certomà, l’assessore ai Servizi sociali Alessandra Cianflone, l’assessore alle Politiche giovanili di Rosarno, Francesco Bonelli, il presidente dell’associazione Pentakaris, Martino Parisi, Alessio Neri di LiberaReggioLAB, Alessio Magro di Sud, la coordinatrice del progetto Maria Ficara e l’esperto di video documentaristica Emiliano Barbucci.
“Stiamo vivendo un momento tragico – ha esordito Tucci – perché ci sono forze che continuano a dire che la ‘ndrangheta non esiste, mentre il fenomeno è molto pervasivo. Il nostro obiettivo è creare dei linguaggi alternativi che facciano guadare al fenomeno in modo nuovo demitizzando il ruolo della ‘ndrangheta sul territorio e dando vita a forme di resistenza culturale”. Per il presidente è di fondamentale importanza andare oltre il dire “no” alla criminalità organizzata: “Rifiutare la ‘ndrangheta non basta – ha aggiunto –per far cambiare la mentalità sono necessarie attività come queste”.
Da parte dei soggetti istituzionali coinvolti nel progetto “Impronte e Ombre”è provenuto un forte impegno a sostenere l’iniziativa. Il sindaco di Roccella, Certomà, si è soffermato sull’importanza di mettere in campo azioni concrete per contrastare il fenomeno perché è necessario “far capire ai giovani i disvalori che la ‘ndrangheta porta nella società. Non basta soltanto dire no alla mafia – ha aggiunto il primo cittadino –occorre improntare ogni giorno i propri comportamenti alla legalità, non cercando favori e privilegi”. Sulla stessa linea l’assessore Cianflone che ha rilevato che “occorre agire sulla forma mentis dei giovani e creare menti libere innescando nei ragazzi un’idea di senso civico che è alla base del vivere civile”. Anche l’assessore alla Politiche giovanili di Rosarno, Bonelli, si è dimostrato entusiasta per l’adesione a un progetto altamente innovativo e ha voluto rimarcare come “sia indispensabile fare rete tra le associazioni e le istituzioni per favorire uno stravolgimento sociale e mentale che faccia capire che mondo diverso e più giusto è possibile”.
A fornire i dettagli sul percorso didattico, che prenderà il via il prossimo aprile, sono intervenuti i rappresentanti delle associazioni che gestiranno l’iniziativa.
“I ragazzi studieranno come la ‘ndrangheta sia stata raccontata in maniera distorta o addirittura omessa e avranno a disposizione strumenti nuovi per raccontare la realtà”. Maria Ficara ha chiarito così l’intento del progetto, dopo aver sottolineato l’importanza di questa nuova sinergia tra le associazioni e le istituzioni e aver fornito alcuni dettagli sul bando di partecipazione che verrà reso pubblico il 7 gennaio. Per Martino Parisi di Pentakaris, che si occuperà di formare i ragazzi selezionati al linguaggio del teatro, “far raccontare le storie delle vittime è un obiettivo molto profondo, la resistenza di cui ha più paura la mafia è quella culturale, ed è questa che noi potremo favorire con questo progetto”. Ulteriori dettagli sui percorsi laboratoriali sono stati forniti da Emiliano Barbucci che ha sottolineato che “insieme al collega Gabriele Morabito non ci occuperemo di impartire ai ragazzi la soltanto la tecnica, ma anche le forme di narrazione della realtà, facendo in modo che questo tipo linguaggio venga interiorizzato”.
A conclusione dell’incontro Neri di LiberaReggioLab ha evidenziato che “fare rete con le istituzioni è fondamentale perché la società di costruisce collaborando”. Dello stesso avviso anche Magro di Sud che successivamente si è soffermato sulle distorsioni con cui molto spesso viene comunicata la Calabria: “Occorre lavorare a livello di immaginario – ha evidenziato – la Calabria si racconta male e poco. Il primo film che parla di ‘ndrangheta, Anime nere, la racconta dal punto di vista della ‘ndrangheta. E’ necessario raccontare altro, noi non siamo quello, siamo la storia delle vittime innocenti, siamo Giuseppe Valarioti, Rocco Gatto e tanto altro. Il fronte anti ‘ndrangheta – ha concluso – ha una lacuna fortissima”.