Concerto dei Mattanza a San Rocco di Stelletanone
Un tuffo full immersion nella calabresità autentica, antica e pur sempre attuale, che "accompagna" a rivivere le proprie radici, che fa vibrare corde spesso assopite o distratte, nell'animo dei tanti che questa terra se la portano dentro, ancestralmente, ovunque essi si trovino, anche se da qui sradicati e distribuiti come pula al vento e ci ritornano solo per brevi periodi estivi. La festa di San Rocco a Stelletanone, del Santo pellegrino di Montpellier, che richiama migliaia di fedeli a ripercorre un percorso antico e a genuflettersi di fronte al suo meraviglioso e riconosciuto miracoloso simulacro risalente al 1785, sintesi di una vita superba di santità nella carità, tanto da incutere religioso timore che una fiumana di gente aspetta, all'uscita della processione, per diventare a sua volta pellegrino per le viuzze del piccolo centro urbano. Momenti che sembrano riemergere dall'intima antichità di ognuno, mai abbandonata, che si accendono magicamente di colori e forme, nella calda serata estiva, alle prime note quando Mimmo Martino inizia un viaggio che narra di noi, della nostra gente, delle nostre contrade. Riassume con impareggiabile sintesi ciò che millenariamente il popolo calabrese si è raccontato solo parlando. E parla di terra, parla di mare, parla d'amore fino ad accarezzare con nenie di rara bellezza ciò che furono le nostre ninna-nanna, le nostre invocazioni, le nostre preghiere. Parla dei soprusi, delle angherie, di lotte e di sconfitte, parla di dolci carezze, parla di noi. Ecco perché i Mattanza abitano una dimensione diversa, dove non risuonano organetti a mano ininterrotti ed interminabili in una millantata tarantella, ma rievocano tangibile, gli usi, i costumi la fede ed il coraggio, senza nascondere le paure, di un popolo le cui radici si perdono nella notte dei tempi. Magistrale Marika Gatto per voce, mimica e movenze. Tengono svegli i Mattanza, raccontando un disegno ben definito che colora questo angolo di terra ora con l'azzurro del proprio mare ora col rosso del sole con ritmi che fanno danzare tutti, anche chi sta fermo, ma danza per condizione mentale, in una sorta d'ipnosi, pur restando immobile. E' da questa prospettiva che il concerto dei Mattanza passa da mero spettacolo ad evento culturale che parla della Calabria e dei suoi calabresi, antropologicamente, trascinando tutti a scoprire un qualcosa che già ci appartiene. Se ne accorge di questo la piazza, sente di far parte di quel discorso e lo ascolta, nel suo continuo divenire, attraverso musicisti di assoluto rigore, consapevoli di non fare solo musica. Particolarmente ispirati in questa ultima data di agosto i Mattanza regalano "Vitti na crozza" e una Calabrisella dolce e sensuale, amata ed invocata, senza l'insulto di un tirullalleru, in un discorso che continua fiero, per voce di Mimmo Martino, nel ricordare ai tanti la propria calabresità in una bellissima serata di assoluto coinvolgimento.