Maxi blitz antidroga: 22 arresti tra Calabria, Lombardia ed Emilia

Reggio Calabria Cronaca
DANIELA CAFFARATA LILIANA BARBUTO VITTORIA S. BEIER PINA ALAMPI

22 arresti tra Calabria, Lombardia ed Emilia Romagna. Questo il risultato di una vasta operazione antidroga eseguita stamani dagli agenti della squadra mobile della polizia di Reggio Calabria e del commissariato di Condufori. Le accuse vanno, a vario titolo, dall’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, alla vendita, detenzione, trasporto e cessione illecita di cocaina ed eroina, oltreché, per alcuni degli arrestati, anche quella di “morte come conseguenza di altro delitto”, per aver cioè comportato la morte per overdose di un uomo al quale gli spacciatori avrebbero ceduto lo stupefacente. Viene inoltre contestata un’estorsione: per farsi pagare la droga ceduta sarebbe stata minacciata la madre di uno degli acquirenti che, se non avesse saldato il conto, avrebbe visto picchiare il figlio.

Le investigazioni dimostrerebbero l'esistenza di un ingente traffico di stupefacenti che gli investitori riconducono “ad un'articolata associazione criminale” con base operativa a Melito di Porto Salvo, nel reggino, e con una rete di distribuzione che andrebbe dal versante ionico di Reggio Calabria fino a Villa San Giovanni.

Per limitare i controlli delle forze dell'ordine, gli spacciatori avrebbero stabilito preventivamente con gli acquirenti luoghi d'incontro e quantitativi delle cessioni della droga; bastava addirittura uno “squillo” di telefono per far capire all'interlocutore cosa fare e dove andare. Con un messaggio si comunicavano eventuali variazioni e rettifiche al programma.

Le ordinanze di custodia cautelare, sia in carcere che agli arresti domiciliari, scaturiscono dalle investigazioni condotte (nel 2009 e durate fino al 2011) dalla Sezione antidroga della Squadra mobile di Reggio Calabria e dal Commissariato di Polizia di Condufori ed effettuate con l’ausilio di numerosi presidi tecnologici, intercettazioni ambientali e telefoniche, attività di vigilanza ed appostamento.


GLI ARRESTATI, 17 IN CARCERE E 5 AI DOMICILIARI

IN CARCERE: Pina Alampi, 44 anni di Frascati (Roma); Vincenzo Luciano Alberti, 47 anni di Santa Teresa di Riva (Me), France Mario Altomonte, 56 anni di Reggio Calabria; Liliana Barbuto, 37 anni di Reggio Calabria; Vittoria Sharon Beier, 36 anni di Reggio Calabria; Amarildo Canaj, 33 anni di Lushnej (Albania); Domenico Falletti, 56 anni di Villa San Giovanni; Alessandro Ferraro, 40 anni di Reggio Calabria; Domenico Giuffrè, 37 anni di Reggio Calabria; Giorgio Giuseppe Iaria, 40 anni di Reggio Calabria; Caterina Ierardo, 35 anni di Meltio Porto Salvo Calabria; Rocco Mandalari, 41 anni, detenuto; Leonardo Marino, 47 anni di Condofuri, detenuto; Demetrio Messineo, 35 anni di Reggio Calabria; Luigi Pittarrelli, 42 anni di Reggio Calabria; Francesco Spinelli, 46 anni di Reggio Calabria; Francesco Stilo, 46 anni di Reggio Calabria.

AI DOMICILIARI: Pasquale Barresi, 49enne nato in Australia; Paolo Calabrò, 46 anni di Reggio Calabria; Daniela Caffarata, 49 anni di Chiavari; Carmelo Santo Rogolino, 39 anni di Reggio Calabria; Domenico Tavani, 56 anni di Reggio Calabria.


I DETTAGLI DELL'OPERAZIONE

12:39 | L’operazione trae origine dalle attività investigative condotte dalla Sezione Antidroga della Squadra Mobile e dal Commissariato di Condofuri nel 2009 protrattesi fino al 2011, sotto la direzione della Procura della Repubblica, Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria che, concordando pienamente con le risultanze investigative della polizia, ha richiesto al Gip l’applicazione delle misure cautelari, ritenuti responsabili di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.

L’accusa è dunque, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, vendita, detenzione, trasporto e cessione illecita di sostanze stupefacenti del tipo cocaina ed eroina, nonché, per Rocco Mandalari e Amarildo Canaj, del delitto di “morte come conseguenza di altro delitto”, per aver causato cioè la morte di Mario Negro per overdose da oppiacei; conseguenza non voluta del reato di cessione di stupefacenti. A Amarildo Canaj è contestato anche il danneggiamento.

Le investigazioni avrebbero di accertare l’esistenza di un ingente traffico di stupefacenti riconducibile un’associazione criminale con base operativa a Melito di Porto Salvo (RC) e con una rete di distribuzione estesa dal versante ionico alla città di Reggio Calabria fino a Villa San Giovanni.

L’organismo apicale dell’organizzazione, dotato di maggior potere commerciale e contrattuale, sarebbe rappresentato Mandalari, Canaj, Ierardo e Marino che, secondo gli inquirenti “agendo in perfetta simbiosi come soggetto unitario”, sarebbero riusciti a piazzare sul mercato diverse partite di droga. Nello specifico, Mandalari, Canaj e Marino sarebbero i capi, mentre la Ierardo collaborava strettamente con loro, fornendo supporto logistico ed organizzativo e partecipando materialmente alla distribuzione.

LA MOGLIE TRAMITE DEI RAPPORTI CON I SODALI

Mandalari e Marino erano stati arrestati nel maggio 2009 dalla polizia di Condofuri, dopo essere stati trovati in possesso di circa 40 grammi di eroina , rinvenuta all’interno del circolo ricreativo Aics Arcipesca di Melito Porto Salvo, di cui gli arrestati sarebbero stati soci e gestori di fatto. Sin dalle prime battute sarebbe emerso che nell’attività di spaccio i due venivano aiutati dalla moglie di Marino, Caterina Ierardo.

Nonostante fossa in carcere Marino, sempre secondo la tesi degli investigatori, avrebbe continuato ad operare nel settore del narcotraffico attraverso la moglie tanto che l’abitazione della donna sarebbe stata il luogo d’incontro con gli altri sodali, ovvero Mandalari (detto “u piciaru) e l’albanese Amarildo” che coadiuvava i trafficanti di droga, procacciando, trasportando e distribuendo lo stupefacente. Sulla base degli elementi acquisiti, lo straniero di origini albanesi venne poi identificato in Amarildo Canaj.

La droga acquistata da fornitori di Africo, spiegano ancora gli inquirenti, sarebbe stata nascosta da Mandalari e da Canaj in luoghi ritenuti sicuri di Melito Porto Salvo, in particolare nei pressi del supermercato “Lidl” o nel sottopasso ferroviario di via Piemonte, e dai quali veniva prelevata al momento della cessione.

La rete dei “puschers sarebbe stata costituita da Iaria, Barbuto, Falleti, Alampi, Giuffrè, Beier, Spinelli, Pitarelli, Ferraro, Missineo Ed Altomonte che avrebbero avuto il compito di rifornire a loro volta i consumatori finali.

IL “SISTEMA” E I MESSAGGI CIFRATI

L’esistenza del vincolo associativo tra Mandalari-Canaj-Ierardo e la rete dei distributori emergerebbe dalle attività tecniche in cui si faceva riferimento a progetti di miglioramento ed ampliamento dei traffici, alla necessità di mantenere gli impegni commerciali presi ed al linguaggio cifrato da utilizzare al telefono (per concordare le cessioni di stupefacente eludendo eventuali attività di intercettazione), ma anche dal dato della stabilità del canale di rifornimento, dal momento che i distributori acquistavano abitualmente lo stupefacente dal gruppo.

Al fine di limitare i controlli delle forze dell’ordine, gli spacciatori stabilivano preventivamente con gli acquirenti luoghi d’incontro e i quantitativi delle cessioni di stupefacente. Anche uno squillo era sufficiente per far capire all’interlocutore cosa fare e dove andare. In caso di variazioni del programma, bastava un messaggio e gli accordi venivano subito rettificati.

Quello che a prima vista poteva sembrare la somma di episodi di spaccio isolati e non collegati tra di loro, sarebbe stato in realtà come un collaudato e ben funzionante meccanismo di approvvigionamento e cessione di ingenti quantitativi di cocaina ed eroina, anche attraverso l’utilizzo di un linguaggio convenzionale con frasi del tipo, “ci vediamo a cena”, “stasera vieni a mangiare da me”, proprio per sottendere la fornitura di sostanza stupefacente.

IL RUOLO DEI PUSCHER

Gli stessi “puscher” partecipavano alla struttura criminale, assumendo un ruolo specifico, funzionale alla realizzazione degli scopi della consorteria. L’indagine, partita dal territorio di Melito Porto Salvo, si è man mano allargata a macchia d’olio, spostandosi nella città di Reggio Calabria e a Villa San Giovanni. Il monitoraggio di alcuni clienti che abitualmente si rifornivano dal Mandalari, al fine di cedere a loro volta la sostanza stupefacente, ha portato all’individuazione di altre filiere di spaccio, delle quali avrebbero fatto parte Luigi Pitarelli, Alessandro Ferraro, Carmelo Rogolino e Amine Boukhors. Questi ultimi, soggetti del capoluogo e già noti per i loro precedenti in materia di stupefacenti, frequentavano con assiduità Melito Porto Salvo, acquistando di volta in volta considerevoli quantitativi di droga, quantificati nell’ordine di non meno di 50 grammi per volta, da destinare in gran parte ad una ulteriore cessione.

L’ultima fase dell’indagine ha registrato la presenza di altri personaggi (Francesco Stilo ed Vincenzo Luciano Alberti) che, sebbene non associati, sarebbero comunque protagonisti di episodi di concorso in condotte illecite continuate in tema di spaccio. Nel corso dell’attività investigativa sono stati sequestrati diversi quantitativi di droga.

Particolarmente drammatico ed oggetto, tra l’altro, dell’indagine è l’episodio avvenuto la sera del 25 aprile del 2010, quando una delle ennesime cessioni di droga da parte del duo MANDALARI-CANAJ avrebbe avuto, come diretta conseguenza, la morte per overdose di N.M., trovato cadavere all’interno di uno dei bagni di una comunità terapeutica di Pellaro (RC) con accanto una siringa, un cucchiaino e un accendino. Al momento è anche ricercato un cittadino straniero del Nord Africa.


DE RAHO: UN SUPERMARKET DELLA DROGA

13:00 | Con l’operazione “Km 24” è stato colpito quello che gli inquirenti hanno definito: “Meccanismo rodato per lo spaccio e la distribuzione al dettaglio di droga”. Un meccanismo che avrebbe messo fine a ciò che il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho ha definito “supermarket della droga”.

Il flusso delle sostanza stupefacenti sarebbe partito dall’Africa per poi spostarsi a Melito Porto Salvo, base della presunta associazione, e da li sarebbe passata tramite la distribuzione dei pusher a Reggio Calabria e Villa San Giovanni. Il presunto supermarket prevedeva la vendita di 15, 20 dosi giornaliere fino a 30 grammi, spesso distribuiti dalla rete capillare nei pressi del Lidl e di via Piemonte di Melito Porto Salvo. Basi che tuttavia sarebbero servite anche per “nascondere” le sostanza stupefacenti. Ogni dose, come riportato dal capo della Squadra mobile di Reggio Calabria, Francesco Rattà, e dal vice questore aggiunto in servizio al commissariato di Polizia di Condofuri, Enrico Palermo: “avrebbe fruttato anche 90 euro. Un grammo sarebbe costato dai 25 ai 30 euro”. (E.T.)