Lettera aperta ai presidenti Renzi e Oliverio su questione AnsaldoBreda
"Signori Presidenti, Sono un cittadino di Reggio Calabria che ha e continua a seguire con estrema attenzione quanto si sta muovendo nell’ambito delle vicende legate alla vendita di Ansaldo Breda e Ansaldo Sts del gruppo Finmeccanica". Questo è l'incipit della lettera aperta inviata a Matteo Renzi e Mario Oliverio da Pino Celifede.
"Nei giorni scorsi - continua la nota - il gruppo della Cinese Insigna ha presentato la propria proposta vincolante che deve rispondere alle garanzie dei livelli occupazionali, ai 900 milioni di euro necessari per sostituire le garanzie date da Finmeccanica nelle gare internazionali e a 200 milioni di euro d’investimenti previsti dal piano industriale; il gruppo giapponese dell’Hitachi conferma la candidatura alternativa pur non avendo presentato alcuna offerta vincolante.
A una sommaria lettura dei dati, verrebbe da dire che tutto procede per il meglio…al contrario ritengo fuorviante l’utilizzo puramente "Matematico" quando si parla della dismissione di un settore industriale, con una fortissima e innovativa parte tecnologica, strategico per il nostro Paese e rispetto alle stesse prospettive mondiali di mercato che esso rappresenta.
Per questo motivo vorrei chiedere al presidente Renzi ma anche al presidente Oliverio, una concreta presa di posizione, soprattutto una scelta politica, circa il ruolo e la funzione di Finmeccanica rispetto all’intero assetto industriale del nostro Paese, non lasciando tutto ciò nelle mani del “manager” Moretti.
Peraltro, invito a leggere quanto sancito e prospettato nello stesso bilancio del gruppo Finmeccanica del 2013, per capire completamente l’intero contesto di cui si parla e delle stesse prospettive di mercato.
A tal proposito sarebbe interessante avere una risposta da parte di tutti i livelli Istituzionali, Nazionali e Locali, senza trascurare l’opinione pubblica, su quanto, per esempio, dichiarato dall’Amministratore Moretti, il quale - in modo assolutamente asettico - ha argomentato la vendita di Breda dichiarando che ha una perdita di cassa di circa 200 milioni l’anno (perché?) e quindi Ansaldo Sts (Segnalamento e dei sistemi di trasporto anche sul versante manutentivo oltre che d’istallazione) sarebbe sacrificata per rendere appetibile l’intero pacchetto.
Vorrei ricordare che Finmeccanica nasce dalle ceneri della vecchia IRI, con i soldi dei cittadini di questo Paese, i quali hanno e continuano a contribuire avendo sul groppone solo le Perdite. Nello stesso tempo, però, i ricavi sono distribuiti ai <<Cosiddetti>> privati.
Alla luce di queste considerazioni, senza avere altisonanti nozioni giuridiche ed economiche, ci sarebbe da chiedersi, perché due mercati che vanno per la maggiore sul versante globale, Cinese e Giapponese, sono così interessati ad acquisire queste proprietà….
La risposta è duplice e dovrebbe indicare alla Politica del nostro Paese qual è la scelta da fare:
1. La prima, siamo alla presenza di una tecnologia (costruzione e impianti di segnalamento) di alto contenuto abbondantemente richiesto da tanti Paesi nel mondo. Leggasi treni, metro e tecnologie intelligenti già abbondantemente sparsi per il mondo.
2. La seconda, indica l’incapacità di chi governa questo Paese di provare a spostare, più in là, il proprio orizzonte, per accontentarsi della "soddisfazione" dell’oggi, con il risultato di proiettare nel futuro quel “declino” industriale, anche su fattori decisivi del vivere di qualunque collettività.
Come si intuiva ai frequentatori di questi temi e alla luce da quanto preventivato dall’amministratore Moretti, il 24 febbraio si è avuta la notizia che saranno i giapponesi (poverini!) dell’Hitachi ad acquisire sia Ansaldo Breda sia Ansaldo Sts, accollandosi tutti i debiti pregressi e garantendo i livelli occupazionali. Io spero che questa <<Vendita>> possa trovare ostacoli da parte delle necessarie autorizzazioni regolamentari e dell’Antitrust, ma la mia esortazione è rivolta a tutta la Politica, nazionale e locale, per ricercare soluzioni diverse.
Proprio per questo, senza nessuna presunzione, mi permetto di formulare una proposta, dove si può per davvero tutelare un MERCATO, una TECNOLOGIA, un MADE in ITALY, in un’ottica di sviluppo produttivo molto semplice da declinare rispetto a troppe tutele di salvataggi bancari cui ci hanno abituato tanti Paesi e che, nel caso italiano (vedi l’esempio tutto da studiare circa il Monte dei Paschi di Siena), ci consegnano una realtà, senza distinzioni politiche, anzi con una continuità disarmante che parte dai Tremonti bond, passa per Monti e arriva al Renzi attuale, dove il tutto è riversato sulle spalle della collettività.
La proposta, specifica per i settori di Ansaldo, è la presa in carico direttamente da parte dello Stato e di tutte le Istituzioni Locali coinvolte attraverso l’emissione di “Azioni Ordinari” in grado di generare una ricapitalizzazione dove questa realtà industriale potrà continuare ad assicurare non solo la presenza come Italia, ma anche accompagnata da positivi riscontri economici. Operazioni di questo tipo si sono avute nelle fasi che hanno accompagnato l’unificazione della Germania, avendo anche il supporto economico della stessa Comunità Europea.
Come s’intuisce dalla proposta, si chiede alla Politica di avere quella "Lungimiranza" che dovrebbe essere sempre al centro di ogni scelta per la difesa degli interessi della collettività.
Al presidente Renzi vorrei chiedere l’apertura di una discussione di merito che vada ben oltre le fugaci apparizioni fisiche di circostanza. (Leggi Omeca di Reggio Calabria)
Io penso che vada sollecitata una battaglia di questo tipo, anche come cittadini e non sudditi di questo Paese, non per difendere l’ultimo indifendibile bastione, al contrario, per dimostrare l’essere strategico di un pezzo di Industria che - se svenduta - non tornerà; anzi, già da domani, saremo Noi stessi a doverci rivolgere ad altri per avere quelle tecnologie, strumenti e mezzi indispensabili al vivere quotidiano.
Spero - conclude la lettera- che ci possa essere una risposta politica che sicuramente vada ben oltre la difesa di questo o quello stabilimento, ed è la parola tanto abusata dal Presidente Renzi… speranza e non paura del futuro per il nostro Paese".