Alla riscoperta della musica popolare calabrese, intervista agli “Hantura”
In Calabria, la musica ed il sound etnico-popolare sta vivendo da qualche anno, per merito dei tanti gruppi emergenti, una fase intensa di sviluppo e crescita musicale. Questa volta vogliamo parlare di un gruppo che si è già fatto notare nel panorama musicale e che ha già oltrepassato i confini regionali. Parleremo infatti degli "HANTURA", band musicale calabrese originaria di Petilia Policastro (Kr), che è stata già ospite del programma televisivo di RAI 3 "alle falde del Kilimangiaro" condotta da Licia Colò. Il gruppo è intervenuto anche nella trasmissione Rai il "Borgo dei Borghi", nella puntata dedicata a Santa Severina. Gli Hantura, si dedicano ormai da anni alla rivalutazione dei canti tradizionali calabresi con particolare riguardo al territorio di origine: Petilia Policastro, ma allargandosi all’intero Marchesato crotonese. Abbiamo realizzato con loro una breve intervista rilasciata dal loro esponente di spicco Mario Carvelli, musicista e cantante del gruppo, che ci servirà per conoscerli meglio e per capire quale messaggio musicale vogliono lanciare attraverso il loro accattivante sound.
D. Come nascono gli "Hantura" e da quale parte della Calabria venite?
R. Gli Hantura provengono da quella che una volta veniva definita la Calabria Ultra, esattamente dal distretto di Petilia Policastro, una città di quasi diecimila abitanti alle pendici della Sila. Nascono nel 2001 dalla volontà di alcuni amici di lunga data, spinti dalla necessità di dare sfogo a quella che allora veniva considerata una musica di nicchia, una musica per pochi e osteggiata dalla gran parte delle major musicali. Ho usato volutamente il termine “allora” per esprimere una linea di demarcazione musicale nei confronti della ormai proliferazione quotidiana di gruppi dediti ad una commercializzazione sfrenata, che ha per certi versi fatto perdere, non a noi ovviamente, lo spirito iniziale per cui pochissime persone un quindicennio fa avevano abbracciato questa tendenza musicale, e cioè il recupero dei suoni e delle musicalità della tradizione calabrese.
D. Cosa vogliono esprimere gli Hantura con la loro musica?
R. Gli Hantura vogliono esprimere la bellezza del loro territorio di origine, la bellezza della Calabria e la magica presenza di suoni e sound incontaminati che rappresentano la storia e la cultura dei nostri popoli. Noi vogliamo non far dimenticare alle future generazioni il nostro passato. Ed anche se può essere ormai considerata una frase superata e obnubilata dall’oblio della modernità, riteniamo ancora che, guardando al nostro passato possiamo pensare ad un nuovo futuro.
D.Quali sono stati (o sono) i punti di riferimento del gruppo e quali gli obiettivi volete raggiungere?
R. I punti di riferimento musicali sono stati in primis i "suonatori petilini", coloro che allietavano le feste di amici e conoscenti e che erano una sorta di stornellatori e cantastorie del dialetto petilino. Tra questi ricordiamo Stefano Bernardo, Ciccio Daniele e Bruno Carvelli, padre di due dei componenti storici degli Hantura, Mario e Gino Carvelli. E poi ovviamente, per guardare alla scena nazionale, i nostri “padri putativi” sono stati Eugenio Bennato e Fabrizio De Andrè. Dal punto di vista dei racconti e delle storie raccontate nei nostri testi ovviamente fanno la parte da leone due grandissimi scrittori calabresi come Corrado Alvaro e Leonida Repaci, che raccontavano il carattere di una Calabria grande e amara. “Per me Calabria -diceva Repaci- significa categoria morale, prima che espressione geografica. Calabrese, nella sua miglior accezione metaforica, vuol dire Rupe, cioè carattere. È la torre che non crolla giammai la cima pel soffiar dei venti”. I nostri obiettivi sono quelli di continuare a raccontare una Calabria positiva che sia in grado ben presto di risollevarsi.
D. Che cosa rappresenta per voi il termine "tarantella"?
R.Cito testualmente quanto riportato da Wikipedia: con il termine tarantella vengono definite alcune danze tradizionali prevalentemente del sud Italia e le corrispondenti melodie musicali, che sono prevalentemente in tempo veloce, in vario metro: le varie tipologie hanno una metrica dei fraseggi melodici e ritmici in 6/8, 18/8 o 4/4, sia in modo maggiore che in modo minore, a seconda dell'uso locale”. Ciò per evidenziare che la tarantella non rappresenta l’intero panorama della musica popolare, come qualcuno vuol far credere solo a scopo commerciale. La tarantella è una derivazione nata dal ballo. La musica popolare è altro.
D. Cosa ne pensate del proliferare di tanti gruppi in questo genere di musica?
R. Pensiamo che una proliferazione di gruppi che abbiano come stereotipo musicale solo la "tarantella", tralasciando altre originalità sonore e di identità, non possa giovare ad una reale crescita musicale e socio-culturale di un popolo in quanto la tarantella pone in essere solo l'espressione del corpo. Infatti in questi ultimi anni, questi nuovi gruppi si sono dedicati solo ad essa, riprendendo soltanto vecchie sonorità già note. Mentre gli Hantura, nascono con l'obiettivo di diffondere e trasmettere un messaggio non solo musicale ma anche e soprattutto culturale legato al passato ma soprattutto al futuro della Calabria, con un'attenzione "maniacale" al sound ed ai suoni nonchè ai testi.
D. Quali sono le vostre produzioni muicali ad oggi?
R. Noi abbiamo all’attivo quattro lavori discografici: "Hantura", "Suddanima", "Taranterra" ed il quarto (il cui titolo è ancora in fase di definizione) in uscita il prossimo mese che racconterà ancora una volta la nostra cultura e la nostra Storia.