Lipu: “Polizia Provinciale, se Stato non se ne fa carico intervengano Regioni
All’indomani delle notizie circolanti, in merito ad un articolo contenuto nello schema di decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di enti territoriali, e più precisamente relativo alle misure in materia di Polizia Provinciale, che, se approvato, vedrebbe lo smantellamento definitivo dei corpi e servizi di Polizia Provinciali, destinati a confluire in blocco nella Polizia municipale, si registra un nuovo e pungente intervento-appello della vigilanza calabrese LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli). Il Coordinatore provinciale del Servizio Nazionale Vigilanza Ambientale – Ittica – Venatoria LIPU, dott. Domenico Laratta, già in più occasioni era intervenuto a salvaguardia delle professionalità e della specializzazione della Polizia Provinciale. La Vigilanza LIPU calabrese, cita, come soltanto pochissimi giorni addietro, il Presidente Nazionale della LIPU, Fulvio Mamone Capria, a conclusione dei lavori della 50° assemblea nazionale della più importante associazione per la tutela dell’avifauna italiana, abbia ricordato come la Polizia Provinciale, che si è sempre occupata di polizia ambientale-ittico-venatoria, non possa essere dispersa verso i comuni. Per la LIPU, l’unica strada percorribile è quella della fusione della Polizia Provinciale nel Corpo Forestale dello Stato, che a sua volta è destinato a essere cancellato come Corpo e a confluire in altra forza di polizia.
In Italia, dopo tantissimi anni e tantissime lotte, sono stati approvati e inseriti nel codice penale gli eco-reati, atteso che la Polizia Provinciale, avendo un esiguo organico sul territorio nazionale, composto di circa 2.700 unità, distribuite in circa 90 corpi dislocati in altrettante province, secondo alcuni recenti sondaggi, accerterebbe solo in materia ambientale almeno tra i 4.000 e i 5.000 reati all’anno, che rapportati ad esempio, ai numeri della forestale, in proporzione, possono tranquillamente essere equiparati, visto che la Provinciale ha circa un terzo dell’intero personale del Corpo Forestale. A conti fatti, solo la Polizia Provinciale e il Corpo Forestale dello Stato, accerterebbero circa 20.000 reati ambientali l’anno, in pratica la stragrande maggioranza di quelli scoperti e denunciati in Italia, essendo, di fatto, le due principali istituzioni nella lotta attiva al crimine ambientale.
Secondo un altro recente sondaggio, la Polizia Provinciale sarebbe assieme all’ASL, la prima istituzione che il cittadino chiamerebbe in caso di fauna selvatica ferita. Sul fronte del bracconaggio, anche qui si evidenzia un’attività specializzata di prevenzione e contrasto al grave fenomeno, di fatti, nei controlli ittici e venatori, la Polizia Provinciale è sicuramente l’organismo specializzato e deputato, spesso unico presidio in moltissimi territori scoperti da altre istituzioni. Negli anni, la Provinciale, risulta sempre più attiva in importanti altri servizi di polizia, di fatti, in moltissimi contesti italiani, svolge un fondamentale servizio di polizia stradale specie sulle arterie più periferiche, vigilando su 120.000 chilometri di strade provinciali ma anche su statali e comunali, concorre con proprio personale ai servizi di ordine pubblico unitamente alle forze di polizia, partecipa ai piani di controllo coordinato del territorio e, denuncia una mole importante di altre tipologie di reato, ad esempio come quelli contro il patrimonio, in materia di armi, stupefacenti, contro le persone e la pubblica amministrazione. Il dott. Domenico Laratta, lancia un appello al Governo e a tutti i parlamentari, affinché valutino attentamente la questione Polizia Provinciale nella giusta ottica e misura; non si possono disperdere professionalità uniche, acquisite con decenni di esperienza, alta formazione e spiccata conoscenza del territorio rurale oltre che delle dinamiche sociali e criminali insistenti spesso in zone, dove non sono presenti altri occhi vigili. I 2.700 poliziotti provinciali d’Italia rappresentano una risorsa indispensabile soprattutto nel contrasto alle ecomafie, ai crimini contro il territorio e contro la società; disperderli come uno spezzatino, senza logica, in altri livelli inadeguati e professionalmente diversi, sarebbe un grave danno per il territorio e per le persone che lo popolano.
La Vigilanza Lipu, plaude infine, alle notizie che giungono dalla Calabria, dove, una recente mozione presentata al Consiglio Regionale dal Gruppo Oliverio Presidente, chiede di impegnare il Presidente, la Giunta e il Consiglio, qualora lo Stato non si facesse carico del personale della Polizia Provinciale, di assorbire detto personale soprattutto in relazione al fatto che, la regione si è ripresa da poco, le funzioni di caccia, pesca e agricoltura; per la vigilanza sulle materie, allargata alla normativa in tale ambito e di tutela dell’ambiente e del territorio, occorrerebbe personale, tra l’altro formato, specializzato ed esperto, come appunto è quello già in servizio presso i corpi di Polizia provinciale calabresi, quindi nello scellerato caso rappresentato, potrebbe essere la via per non perdere la storica vigilanza che ha origini lontanissime, visto che, gli antesignani della Polizia Provinciale, possono essere individuati già a partire dal 1907 con le guardie delle province e dal 1939 con le guardie dei comitati provinciali della caccia, figure previste con regi decreti che poi si sono evolute col tempo e con le nuove normative in materia. Con costi contenuti, verrebbe garantita la tutela della fauna, della flora, dell’ambiente, delle aree protette e del sistema naturalistico regionale che è già duramente messo alla prova da molti crimini che negli anni sono stati contrastati efficacemente proprio dalla Polizia Provinciale