Crisi. Unimpresa, riserve famiglie e aziende +70 mld in 12 mesi

Calabria Attualità

In un periodo di forte crisi economica uno studio di Unimpresa, basato su dati della Banca d'Italia, rileva come nell'ultimo anno le riserve degli italiani sono passate da 1.482,5 miliardi a 1.551,9 miliardi in salita di 69,4 miliardi (+4,69%).

Lo studio dell'associazione: il timore di nuove tasse e la paura della recessioni fanno crescere i depositi bancari; consumi al palo e investimenti fermi. Da marzo 2014 a marzo 2015 i salvadanai degli italiani sono passati da 1.482 miliardi di euro a 1.551 miliardi in salita di quasi 70 miliardi (+4,68%). Il Direttore di Unimpresa Calabria Rajaa Jennane: "E' uno degli effetti perversi del rigore, anche se i soldi ci sono non circolano".

L'onda lunga della crisi e la paura di nuove tasse stoppano i consumi delle famiglie, frenano gli investimenti delle aziende e congelano la liquidità delle banche: crescono, così, di 70 miliardi di euro le riserve, vale a dire il denaro lasciato nei depositi e nei conti correnti. Nell'ultimo anno i salvadanai delle aziende, dei cittadini, degli istituti di credito, delle onlus, delle assicurazioni e dei fondi pensione sono aumentati, complessivamente, da 1.482 miliardi a 1.551 miliardi in crescita di 69,4 miliardi (+4,6%). Per le famiglie l'incremento dei tesoretti è pari a 20,7 miliardi (+2,39%) e per le aziende a 11 miliardi (+5,59%), mentre le banche, che continuano a tenere serrati i rubinetti dei prestiti (in calo di 22 miliardi), la liquidità è cresciuta di 42,7 miliardi (+13,30%). Questi i dati principali di una analisi del Centro studi di Unimpresa sull'andamento delle riserve italiane da marzo 2014 a marzo 2015.

Secondo il rapporto, nel dettaglio, i depositi delle famiglie sono saliti di 20,7 miliardi (+2,39%) da 869,6 miliardi a 890,3 miliardi; i tesoretti delle imprese familiari sono cresciuti di 1,9 miliardi (+4,40%) da 44,4 miliardi a 46,4 miliardi; per le onlus (organizzazioni non lucrative senza scopo di lucro), l'incremento è pari a 254 milioni (+1,08%) da 23,4 miliardi a 23,6 miliardi. Anche le aziende bloccano le uscite e non investono: così aumenta la liquidità delle imprese di 11 miliardi (+5,59%) da 196,7 miliardi a 207,7 miliardi. Il comparto relativo alle assicurazioni e ai fondi pensione è l'unico che ha fatto registrare una diminuzione: le riserve sono calate di 7,2 miliardi (-26,97%) da 26,8 miliardi a 19,6 miliardi.

BANCHE: LIQUIDITÀ CONGELATA E CREDIT CRUNCH

Le riserve delle banche sono cresciute di 42,7 miliardi (+13,30%) da 321,4 miliardi a 364,1 miliardi. La liquidità congelata degli istituti è uno dei motivi del credit crunch. Nello stesso periodo, infatti, il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 23,09 miliardi di euro passando da 1.431,2 miliardi a 1.408,1 miliardi. Una riduzione che interessa sia le famiglie (-1,03 miliardi) sia le imprese (-22,06 miliardi). Le erogazioni degli istituti di credito sono scese, complessivamente, dell'1,61% nell'ultimo anno. Resta critico, seppure con miglioramenti, il quadro per le imprese: nell'ultimo anno le aziende hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di quasi tutti i tipi di durata. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 7,5 miliardi (-2,45%) da 307,5 miliardi a 300,02 miliardi e quelli di lungo periodo (oltre a 5 anni) di 25,6 miliardi (-6,38%) da 402,2 miliardi a 376,6 miliardi, mentre quelli di breve periodo (fino a 5 anni), in controtendenza, sono cresciuti di 11,1 miliardi (+9,14%) da 121,9 miliardi a 133,1 miliardi. In totale, lo stock di finanziamenti alle imprese è comunque sceso da 831,8 miliardi a 809,7 miliardi con una diminuzione di 22,06 miliardi (-3,44%).

Conti correnti su di 67,9 miliardi, pronti contro termine in crescita di 38,1 miliardi

Quanto all'analisi per strumento, i conti correnti sono saliti di 67,9 miliardi (+9,10%) passando da 747,1 miliardi a 815 miliardi mentre i pronti contro termine sono aumentati di 38,1 miliardi (+29,79%) passando da 128,1 miliardi a 166,3 miliardi.

JENNANE: "BASTA AUSTERITY E TASSE"

"Anni di austerity e tasse, a cui bisogna porre fine, hanno prodotto anche questo assurdo risultato: le famiglie non spendono più e preferiscono lasciare i soldi in banca, magari per far fronte a nuove stangate fiscali o imprevedibili onde lunghe della recessione. E' un effetto perverso del rigore: anche se i soldi ci sono non circolano, i consumi ristagnano e la ripresa fatica a crescere a doppia cifra" dichiara il Direttore di Unimpresa Calabria, Rajaa Jennane, commentando i dati dell'associazione.