Migranti, in un anno arrivati a Reggio 26mila persone, di cui 1500 minori
L'Arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova avverte l'esigenza di comunicare il proprio impegno a favore dei profughi che, sempre più spesso, approdano sulle coste reggine. Tale scelta è scaturita in conseguenza a numerosi articoli, apparsi su svariati organi di stampa locale, che rischiano di offuscare quanto le Comunità e le Associazioni Diocesane realizzano per gli immigrati.
Negli anni scorsi, sin dai primi sbarchi, l’Arcidiocesi - attraverso i suoi organismi Pastorali, spinta dal mondo delle Associazioni e Comunità Cattoliche - ha cercato di rispondere adeguatamente a quella che è definita “Emergenza Immigrazione”, forte del mandato che Cristo stesso ha affidato alla comunità cristiana, dei continui richiami di Papa Francesco e delle indicazioni pastorali di Monsignor Morosini, Arcivescovo di Reggio Calabria – Bova.
Dopo i primi mesi di attività, nasce il Coordinamento Diocesano Sbarchi che può operare anche in Area di Sbarco grazie al riconoscimento della Prefettura di Reggio Calabria. Il Coordinamento, ad oggi unico in Italia, coinvolge stabilmente 60 volontari, soprattutto giovani appartenenti ad Associazioni che operano in città. Nel periodo estivo molti uomini e donne, provenienti da tutta Italia, chiedono di poter svolgere un'esperienza di volontariato presso il Coordinamento (da gennaio ad oggi sono state accolte 120 prenotazioni).
Gli immigrati sbarcati a Reggio da giugno 2014 a luglio 2015 sono circa 26.000 di cui 1.500 minori non accompagnati. Attraverso l’attività del coordinamento e grazie alla buona volontà dei Reggini e di contributi diocesani è stato possibile distribuire in area di sbarco e nei centri di primissima accoglienza 12.000 paia di infradito, 15.000 confezioni di succhi di Frutta e Merendine; vestiti, pannolini, omogenizzati. Grazie al lavoro degli interpreti e mediatori culturali del coordinamento i medici vengono agevolati durante la procedura sanitaria dello sbarco ed anche presso gli Ospedali Riuniti ove, talvolta, gli immigrati vengono ricoverati.
Attenzione particolare è stata data alla “tratta nella tratta”: sono state liberate e accolte presso strutture diocesane 3 ragazze Nigeriane destinate allo sfruttamento sessuale. In un caso sono stati individuati e denunciati gli sfruttatori. Altre tre ragazzine minorenni a rischio di tratta sono state messe in protezione; lo scorso anno sono stati messi in protezione 10 minorenni non accompagnati e a rischio di tratta per traffico di organi. Nelle strutture di accoglienza sono state accolte a titolo gratuito moltissime persone rientranti nelle categorie vulnerabili (nuclei familiari, persone ferite, disabili). Su richiesta della Prefettura sono stati messi a disposizione saloni e locali parrocchiali per sopravvenute situazioni di emergenza.
In ultimo, nel gennaio di quest’anno, allorché la nuova amministrazione comunale muoveva i primi passi e non aveva ancora determinato chiare procedure di accoglienza per i migranti, su esplicita richiesta di S.E. il Prefetto di Reggio Calabria, Sammartino, è stata messa a disposizione del Comune la Palestra dell’Unitas Catholica per un periodo di tempo limitato, affinché si potessero affrontare le necessità di primissima accoglienza, visto che le strutture Comunali non erano state rese disponibili dall’Amministrazione Comunale. Purtroppo il tempo di utilizzo delle strutture della Fondazione Unitas si è protratto ben oltre quello concordato; giacché gli immigrati accolti subito dopo lo sbarco erano tutti o quasi affetti da scabbia e volendo nel contempo preservare l’autonomia delle strutture di accoglienza dell’Unitas Catholica, si è chiesto a più riprese di trovare una seria alternativa per l’accoglienza dei profughi.
Molte delle proposte avanzate (va aggiunta anche la palestra di Pellaro non adatta assolutamente all’accoglienza, benché meno di Minori) sono rimaste disattese fino a ieri. Pertanto è evidente che le situazioni di criticità di questi mesi sono imputabili al ritardo che le istituzioni hanno accumulato nel prendere decisioni rispetto all'accoglienza post-sbarco e alla realizzazione di seri programmi per l’integrazione. L'Arcidiocesi di Reggio Calabria – Bova ribadisce con forza che quanto realizzato fino ad oggi è stato possibile grazie alla buona (e gratuita) volontà dei fedeli e alle risorse messe in campo dalla Comunità Diocesana.