Coisp: “boss sconto di pena per meriti universitari e poliziotti in carcere”

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“Non vorremmo mai fare considerazioni così gravi, ma in questo Stato sembra quasi che si faccia di tutto per rendere impossibile continuare a fare il nostro lavoro. Impossibile distinguere nettamente, senza se e senza ma, ciò che è lecito da ciò che non lo è; ciò che merita lode da ciò che merita censura; ciò che necessita di tutela da ciò che va severamente contrastato; ciò che è contenuto da ciò che è puraapparenza. Ma come si può ritenere meritevole di un trattamento meno severo un appartenente alla criminalità organizzata sol perché prende buoni voti all’università? Cosa ha a che fare questo con i motivi per i quali la società lo ha chiamato a saldare un debito pesantissimo? Questa è pura follia”.

Uno sconcertato Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, commenta la notizia diffusa dai media dello sconto di pena che sarebbe stato concesso a Paolo Rosario De Stefano, che era considerato reggente dell'omonimo e potentissimo clan di 'ndrangheta di Reggio Calabria e che fino al 2009 era inserito nell'elenco dei trenta latitanti più pericolosi d'Italia, che è stato liberato ed è tornato a casa dopo che gli avrebbero abbuonato due anni di reclusione per “meriti universitari”. L’uomo era stato arrestato dopo che gli era stata data la caccia per quattro anni, ed è rimasto in carcere per sei. Era recluso al regime duro del 41 bis, e qui il capocosca ha scelto di dedicarsi agli studi e si è iscritto alla facoltà di giurisprudenza dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria. Dopo quattordici esami sostenuti con una media dei voti altissima, a quanto pare avrebbe potuto beneficiare della liberazione anticipata, prevista dall'ordinamento penitenziario per "il condannato a pena detentiva che abbia dato prova di partecipazione all'opera di rieducazione".

“Che un appartenente alla criminalità organizzata ne sappia di giurisprudenza – si infuria Maccari – non è affatto strano. Chi combatte la legge e lo Stato ne conosce bene molti aspetti.

Prendere voti molto alti nella città in cui si è affermato il proprio potere mafioso, poi, non ci pare affatto un grande merito e, comunque, non si capisce assolutamente cosa questo debba centrare con la colpevolezza rispetto a comportamenti gravissimi e dolosamente rivolti a far del male agli altri.

Ma, in effetti, premiare chi si macchia di crimini abominevoli è una specialità tutta italiana. In Italia gli unici a scontare fino all’ultimo giorno i propri debiti, anche se nati da comportamenti colposi e quindi neppure voluti, sono i Poliziotti, che vanno in carcere anche se secondo la stessa legge non avrebbero mai dovuto metterci piede. E’ qualcosa di talmente vergognoso che attenta gravemente al nostro incrollabile senso dello Stato”.