Vallone (ANPI Catanzaro) sull’anniversario della strage di Lampedusa
“Dalle frasi fatte agli impegni concreti. Questo si deve fare, non solo ripetere stancamente “Per non dimenticare” o “Mai più”. Il ricordo di quanto avvenne nella notte del 3 ottobre 2013 nelle acque del mare di Lampedusa quando perirono annegati 366 persone e tantissimi dispersi mai ritrovati, deve servire non solo come atto dovuto verso le vittime, ma soprattutto per un cambio radicale di atteggiamento da parte dei Governi e della politica a tutti i livelli affinché simili tragedie non avvengano davvero mai più. Ricordiamolo in questa giornata il triste primato dei numeri: oltre tremila morti in questi primi nove mesi; più di ventimila negli ultimi vent’anni”. E’ quanto scrive Mario Vallone Presidente Comitato Provinciale ANPI Catanzaro.
“La prima cosa da fare – continua la nota - è cominciare con la chiarezza dei fatti. Chi sono i migranti? Da dove scappano, perché scappano, quali sono le responsabilità dell’occidente. Decine di migliaia di esseri umani fuggono cercando riparo da carestie, bombardamenti incrociati, regimi sanguinari spesso sostenuti da famose multinazionali. Esseri umani travolti dalle onde del mare, scomparse nel deserto o uccisi dalla violenza dei trafficanti. Non si può rispondere col filo spinato e con i muri ad una tragedia di queste proporzioni. L’ANPI come fa da alcuni anni continuerà con l’impegno a vari livelli perché non vogliamo ritrovarci in quella “Globalizzazione dell’indifferenza” di cui più volte ha parlato Papa Francesco. Esistono altri modi per discutere di accoglienza e solidarietà contro razzismo e xenofobia. Incontrarsi e confrontarsi con le persone prima di tutto, per non lasciare spazio agli speculatori senza dignità sulle paure della gente. Per non dimenticare il 3 ottobre 2013 quindi, mettendo in pratica risposte concrete”.