Approvata mozione contro Buona Scuola del governo Renzi
Gli “Insegnanti calabresi” – Psp Partigiani della Scuola Pubblica e tutti i comitati provinciali dei docenti autoconvocati ringraziano il sindaco ed il Consiglio comunale di Cinquefrondi per la mozione approvata contro la “Buona Scuola” di Renzi e la sensibilità dimostrata, per aver compreso le ragioni di questa battaglia che non è corporativistica, come certa demagogia vorrebbe far credere, perché la Scuola è di tutti, e da essa, dalla sua corretta ed efficace impostazione rispettosa dei principi della Costituzione, dipende il futuro di questo paese sempre più svilito e disgregato.
Con 9 voti favorevoli e quattro astenuti, la mozione “No alla Buona scuola (legge 107/2015)” è stata approvata, oggi 6 ottobre 2015, dal Consiglio comunale di Cinquefrondi.
Ad illustrare i contenuti della mozione, il sindaco Michele Conia il quale ha definito la lotta, portata avanti da migliaia di docenti, una battaglia di civiltà e di libertà. Ha poi sottolineato i punti maggiormente critici della legge 107, che vanno dall’aziendalizzazione della scuola, all'estrema discrezionalità riconosciuta al dirigente scolastico a discapito della collegialità, al comitato di valutazione, all’alternanza scuola lavoro, all’ingresso nel finanziamento della scuola di fondazioni, imprese, associazioni, allo school bonus.
Argomentando punto per punto, ha espresso così le sue ragioni di netta contrarietà a questa legge. La scuola è un settore nevralgico della società ed è tale la sua importanza che ha bisogno di riforme non di “controriforme”; il ruolo dell’insegnante, poi, meriterebbe maggior rispetto e riconoscimento. Dello stesso tenore, le parole del vicesindaco Giuseppe Longo, il quale dopo aver letto il testo della mozione, ha espresso piena e completa vicinanza alla causa dei docenti che contestano la legge 107, condividendone le ragioni.
Cinquefrondi, dopo Gravina di Puglia e Lamezia Terme, si schiera contro la legge 107/2015. Dal Sud, tre coraggiosi comuni che si battono per una scuola che sia veramente luogo di formazione e di educazione mediante lo studio, l'acquisizione delle conoscenze e lo sviluppo della coscienza critica, condizioni imprescindibili per il senso di cittadinanza e per il progresso umano e civile di questo Paese. Tre coraggiosi comuni che dicono no ad una scuola aziendalistica e verticistica, che è quella contemplata dalla legge 107.