Olio di oliva calabrese, Parentela e Ferrara (M5S): “cambiare la normativa Ue”
Le normative Ue rischiano di mettere fuori mercato un terzo dell'extravergine prodotto in Calabria. Il riferimento è all'allegato I relativo alle caratteristiche dell'olio di oliva del regolamento Ue 2015/1830. In esso vengono indicati i limiti alla composizione degli acidi grassi, al fine di impedire le sofisticazioni dell’olio extra vergine con altri oli vegetali. Questi limiti penalizzano in maniera decisiva una varietà olivicola molto diffusa in Calabria, la Carolea, il cui olio, per la modifica del metodo di calcolo degli acidi grassi, supera facilmente i valori indicati nell'allegato in questione.
Del tema se ne sta ampiamente occupando il Movimento 5 Stelle, in particolare il portavoce alla Camera Paolo Parentela, che in Commissione agricoltura ha depositato una risoluzione, e Laura Ferrara che nel suo ruolo di eurodeputata ha interrogato la Commissione europea, rea del varo della normativa.
“Capita che l’olio ottenuto dalle olive prodotte dalle aziende agricole nazionali, una volta analizzato, presenti valori non conformi al regolamento e, pertanto, non è consentita la vendita come ‘olio di oliva’ oppure come ‘olio extravergine’, a meno di essere miscelato con altri oli perdendo così tutto il valore aggiunto che gli conferiscono le informazioni relative alla propria storia, origine ed identità”- lamentano Parentela e Ferrara, e continuano - “la qualità Carolea, cultivar ad ampia diffusione in Calabria, per esempio, supera i limiti consentiti di acido eptadecenoico (0,30 punti percentuali) senza che tuttavia tale superamento costituisca un tentativo di sofisticazione. Stessa problematica si vive in Puglia con la Coratina. Olii di altissima qualità, in pratica, diventano fuorilegge”.
Va sottolineato che il superamento di questo limite stringente non va ad incidere sulla genuinità del prodotto. Al contrario, il danno non sarebbe quantificabile per la filiera calabrese e non solo, se si continuasse a mantenere la normativa così come è stata modificata lo scorso ottobre.
I Portavoce del Movimento 5 Stelle hanno chiesto, rispettivamente, al Governo nazionale ed a quello europeo, di intervenire secondo i loro ambiti d'azione. “Continuare a mantenere questi limiti può essere interpretato unicamente come un chiaro endorsement alle multinazionali, le quali non garantiscono la qualità e la tracciabilità del prodotto, riscontrabile nelle aziende agricole nazionali –. Concludono Paolo Parentela e Laura Ferrara – continueremo a chiedere la revisione dei parametri esistenti, i quali non fanno altro che mettere in ginocchio la già precaria economia che ruota intorno al made in Italy”.