Ecoreati: Calabria è al secondo posto per numero di sequestri
È stato presentato questa mattina a Roma il dossier “Ecogiustizia è fatta” di Legambiente che traccia un bilancio dei primi otto mesi dall’entrata in vigore della legge 68 del 2015 che ha introdotto nel nostro Codice penale il Titolo VI-bis dedicato ai delitti ambientali.
La legge sugli ecoreati comincia a dare i suoi frutti. I numeri dei reati contestati e dei conseguenti sequestri e denunce raccolti, dimostrano che l’impianto legislativo entrato in vigore il 29 maggio ha determinato l’avvio di una nuova stagione per il contrasto delle ecomafie, grazie a nuovi delitti specifici da contestare, come l'inquinamento e il disastro ambientale, con limiti di pena adeguati, tecniche investigative efficaci e tempi di prescrizione raddoppiati.
La Calabria è al secondo posto per maggior numero di beni sequestrati (25) e al tredicesimo posto tra le regioni in cui si è concentrato il più alto numero di contestazioni della legge 68 con 23 infrazioni accertate e 29 denunce per illeciti.
In totale, a livello nazionale, sono 947 i reati penali e le violazioni amministrative accertate, 1.185 le persone denunciate e 229 i beni sequestrati per un valore complessivo di quasi 24 milioni di euro. Contestato in 118 casi, il nuovo delitto di inquinamento e per 30 volte, il disastro ambientale.
Legambiente Calabria è convinta che “con la legge sugli ecoreati e i nuovi provvedimenti in via di approvazione possa aprirsi una nuova stagione di legalità per la riconversione ecologica del Paese”.
Un plauso per la loro opera meritoria va al Corpo forestale dello Stato, al Comando Tutela Ambiente dell'Arma dei Carabinieri - NOE, alla Guardia di Finanza e alle Capitanerie di porto. Diverse sono state le operazioni di contrasto alle illegalità in Calabria alcune delle quale vengono evidenziate nel Dossier, come quella del 27 novembre che ha visto il Corpo forestale dello Stato porre sotto sequestro l’area dell’ex stabilimento della Legnochimica (da tempo in liquidazione) in contrada Lecco a Rende (Cs), estesa per circa 90.000 mq.
Sotto i sigilli sono finiti 15 pozzi situati nella zona, alcuni dei quali usati a scopo irriguo e altri utilizzati da alcuni allevamenti di bestiame. Il provvedimento si è reso necessario poiché la falda acquifera, come emerso dalle consulenze tecniche, è risultata fortemente inquinata da metalli pesanti. L’area, mai bonificata, è stata negli anni oggetto di incendi dolosi. Al liquidatore viene contestato il delitto di omessa bonifica e di inquinamento ambientale.
Va ricordata anche l’importante azione della Capitaneria di Porto di Crotone che nell’ottobre scorso ha sequestrato tre depuratori sui 5 esistenti a Caccuri (Kr), per gestione illegale. Durante le indagini è emerso il solito copione: le acque reflue urbane provenienti dalla rete fognaria cittadina facevano ingresso nei depuratori situati nelle località Campo, Rupe e Santa Rania ma non venivano sottoposte al previsto ciclo depurativo e finivano tal quali, attraverso dei bypass, direttamente nei corsi d’acqua o fossi naturali. Gli impianti di depurazione, infatti, non erano nemmeno serviti da energia elettrica e versavano in completo stato di abbandono e totalmente inefficienti, con facoltà d’uso per essere ripristinati.
Da ricordare sono le operazioni portate avanti dall’Arma dei Carabinieri - NOE: nella provincia di Catanzaro i titolari di quattro aziende vinicole sono stati denunciati per gestione illegale dei rifiuti; il titolare di una società di gestione di rifiuti è stato denunciato per aver adibito un ex campo sportivo allo stoccaggio temporaneo di rifiuti solidi urbani e ancora un altro è stato denunciato per aver adibito un parcheggio destinato ai mezzi per la raccolta di Rsu, allo stoccaggio temporaneo di rifiuti differenziati e indifferenziati.
Nel corso del convegno nazionale dal titolo “Una nuova agenda per il Parlamento dopo la legge sugli Ecoreati”, il presidente Rossella Muroni ed il direttore Stefano Ciafani hanno evidenziato che “i risultati dei primi 8 mesi di applicazione della nuova legge sugli ecoreati, fortemente voluta dalla nostra associazione, stanno dimostrando tutta l’efficacia del nuovo sistema sanzionatorio, ma per rendere ancora più efficace il contrasto agli ecocriminali è ora fondamentale attivare una grande opera di formazione per tutti gli attori della repressione dei reati ambientali, a partire dai magistrati e dalle Forze dell’Ordine, procedere rapidamente alla costituzione di una grande polizia ambientale partendo dalle migliori esperienze maturate dall’Arma dei carabinieri e dal Corpo forestale dello Stato, e approvare una norma per snellire le procedure per abbattere le costruzioni abusive. A tal proposito, va fermato il pericoloso Ddl Falanga, già approvato dal Senato e ora in discussione in Commissione giustizia della Camera, perché andrebbe in direzione opposta e fermerebbe gli abbattimenti messi in campo in questi anni dalle Procure della Repubblica sul territorio nazionale”.
LE 8 PROPOSTE DI LEGAMBIENTE: formare sulla nuova legge tutti gli attori del sistema di repressione dei reati ambientali (forze dell'ordine e Capitanerie di porto, magistrati, Arpa, polizia municipale, aree protette); definire linee guida nazionali per garantire una uniforme applicazione della parte delle legge sui reati minori che non rientrano tra i delitti ambientali, fino ad oggi non completamente garantita; istituire un Fondo nazionale presso il ministero dell’Ambiente dove far confluire le sanzioni per i reati minori da utilizzare solo per bonificare i siti orfani sul modello del Superfund statunitense; potenziare le attività d'indagine contro gli ecoreati attraverso un corpo di polizia ambientale specializzato e sempre più strutturato sul territorio, approfittando della definizione del decreto sull'accorpamento del Corpo forestale dello Stato nell'Arma dei carabinieri; approvare definitivamente il progetto di legge sul sistema delle Agenzie regionali protezione ambiente calendarizzato in aula al Senato per il prossimo 5 aprile per migliorare il sistema dei controlli pubblici in campo ambientale; approvare una legge efficace per lo stop al consumo di suolo e definire quanto prima nuove regole per procedere in modo più spedito all'abbattimento degli ecomostri e delle costruzioni abusive; calendarizzare la discussione del testo sulle agromafie, in corso di definizione dal gruppo di lavoro costituito del ministro della Giustizia Andrea Orlando e presieduto da Giancarlo Caselli; lavorare per la definizione dei delitti contro gli animali, recuperando il lavoro fatto durante la fase di discussione della legge sugli ecoreati.