Cgil, si poteva proteggere e salvare la vita di Lea Garofalo?
Si possono con più forza proteggere e salvare le vite dei tanti testimoni e collaboratori di giustizia sparsi in ogni parte d’Italia? A queste ed a tante altre domande si dovrebbe rispondere con grande chiarezza ed umiltà da parte dello Stato e della magistratura. Si, umiltà perché riteniamo che le sottovalutazioni e gli errori facciano parte dei comportamenti umani e non sono mai astratti o dettati da volontà artificiali. Ed in questa vicenda, come in tante altre vicende che riguardano testimoni e collaboratori necessita correggere quello che fin ora non ha funzionato nella gestione perché qualche sottovalutazione viene commessa. Vogliamo ricordare che se tante attività criminali e mafiose sono venute alla luce lo si deve alla scelta di vita adottata in un certo momento dal loro percorso da parte di tanti uomini e donne che collaborando e testimoniando di fatti di giustizia hanno permesso di fare piena luce su centinaia e centinaia di fatti criminosi che diversamente sarebbero rimasti nel buio. Quindi lo Stato deve loro offrire più sicurezza e tranquillità, personale e sociale, insieme ai propri familiari cercando di porre immediatamente riparo alle crepe che nel corso di questi anni sono emerse nelle gestione dei programmi di protezione. È stato fatto tutto il possibile per garantire sicurezza e protezione a Lea Garofano? A questa domanda riteniamo sia necessario rispondere al più presto anche se, alla luce di quanto accaduto ed alle mancate risposte alle interrogazioni parlamentari dell’on. Angela Napoli, il sospetto che qualcosa non abbia funzionato affatto diventa sempre più pesante. La CGIL di Crotone parteciperà domani alla fiaccolata organizzata dai cittadini di Pagliarelle e sostenuta dall’Amministrazione Comunale di Petilia Policastro e da “Libera”. Così come terrà vivo, nei prossimi giorni, il dibattito e l’attenzione sulle problematiche riguardanti i testimoni e collaboratori di giustizia perché riteniamo indispensabile, ai fini di un forte contrasto alla ndrangheta, favorire la testimonianza e la collaborazione e non “INIBIRLA”. L’unica cosa che almeno ora ci aspettiamo e che si aspetta l’intera comunità è che venga garantita sicurezza e protezione a Denise, figlia di Lea Garofano.