Convengo sul bullismo dell’associazione San Nicola a Lamezia
Avere fiducia nei genitori e negli insegnanti, dialogare con essi, confidar loro eventuali episodi che magari in un primo momento vengono sottovalutati ma che, in realtà, possono essere catalogati come azioni di bullismo. Usare il cervello, non lasciarsi ammaliare dal fascino facile dell’eccesso perché l’abuso (di alcol, fumo e quant’altro) non ha mai dato e mai darà buon frutti. Ciò senza dimenticare i pericoli riservati dal web, degli strumenti informatici che sicuramente rappresentano l’avanguardia della tecnologia ma che hanno anche un ‘lato oscuro’ che chi naviga in internet deve ben conoscere e da cui deve saper difendersi.
Questo, in sintesi, il messaggio lanciato nel convegno “Noi non @abbocchiamo” organizzato dall’associazione culturale lametina San Nicola presieduta da Pino Morabito che, oltre a perseguire la riscoperta e la valorizzazione del patrimonio storico e artistico e della tradizione popolare, intraprende iniziative inerenti le tematiche attuali e più sentite dalla collettività. L’incontro si è tenuto nell’auditorium dell’istituto comprensivo “Nicotera – Costabile” di Lamezia Terme alla presenza degli alunni della scuola ospitante e dell’istituto “Fiorentino – Borrello”. Ad aprire i lavori i dirigenti dei due istituti: Rosanna Bilotti e Lorenzo Benincasa, ben lieti di offrire ai ragazzi e a tutti gli altri presenti all’iniziativa “un momento di informazione e formazione dedicato agli effetti deleteri del fenomeno del bullismo purtroppo molto diffuso tra i giovanissimi. Un’occasione per ribadire anche la piena sinergia che si vuole instaurare tra la scuola e la società civile che sta fuori”.
A portare il saluto dell’amministrazione il sindaco Paolo Mascaro che ha esortato i tanti giovani presenti ad avere cura per la vita, “il bene più prezioso che non va messo a rischio per abitudini smodate e condotte che possono realmente mettere a repentaglio il proprio benessere psico-fisico”. Il tema del convegno è stato ampiamente illustrato in tutte le sue sfaccettature da qualificati ospiti. Il comandante della stazione dei carabinieri di Lamezia Terme – Sambiase Domenico Medici e il tenente Alessandro Guglielmo, hanno focalizzato l’attenzione sulla sicurezza stradale: il comportamento da tenere quando si è alla guida, le sanzioni pecuniarie e penali a cui si va incontro quando si infrange il codice della strada, specialmente se si guida in stato di ebbrezza.
Il sostituto commissario Maria Gaetana Ventriglia ha spiegato il fenomeno del bullismo, il ruolo e la figura del bullo, le caratteristiche della vittima, il comportamento dei cosiddetti ‘osservatori’ che solitamente assistono indifferentemente e passivamente alle vessazioni del prepotente contro chi è più fragile e debole. Tutte le dimensioni del fenomeno, che si alimenta proprio nel variegato universo dei giovanissimi, sono state analizzate con le dirette conseguenze che esso determina sia sulla personalità di chi prevarica che di chi subisce senza riuscire a tutelarsi. “Il bullo – ha affermato Ventriglia – con i suoi comportamenti sempre più aggressivi commetterà azioni sempre più gravi e da grande sarà un delinquente, se nessuno riuscirà a fermarlo e a correggerlo in tempo. La vittima deve prendere coraggio e affidarsi alla guida degli adulti (genitori e insegnanti) per liberarsi dalla spirale vorticosa dell’abuso ripetuto, per non colpevolizzarsi come spesso avviene e per non convincersi che quella violenza è stata addirittura meritata”. Il sostituto commissario ha anche analizzato il comportamento degli ‘osservatori’, di chi assiste alla cattiva azione e non fa nulla per evitarla. “Anche questa tipologia di ragazzi è a rischio- ha sostenuto Ventriglia – queste persone, da grandi, si gireranno dall’altra parte di fronte alle ingiustizie, rimarranno impassibili davanti alla violenza della criminalità organizzata”.
A questo proposito il tenente colonnello Michele Di Nunno, comandante Gico, ha puntualizzato: “La ‘ndrangheta fa bullismo perché diffonde la pseudo-cultura dell’omertà, del farsi gli affari propri, del fare business con lo spaccio degli stupefacenti. La ‘ndrangheta è alterazione della realtà, è voler vivere secondo regole che non hanno fondamento”. Di Nunno ha asserito: “Per fronteggiare tutto ciò, basta osservare un semplice ma essenziale principio e cioè quello di rispettare le regole improntate su legalità e giustizia. Regole per una pacifica convivenza basata sui valori della democrazia, della solidarietà. Diciamo ‘no’, dunque agli eccessi di qualsiasi genere, ‘no’ a chi pensa di fare della propria vita l’emblema dell’abuso in tutte le sue forme devastanti per l’individuo e la società. In tutti i fenomeni umani – ha concluso il tenente colonnello - il troppo storpia sempre e non produce nulla di buono, né per sé e né per gli altri”. Ha moderato l’incontro il professor Antonio Saladino.