Tanta partecipazione al primo week end di Photòpia
Tre giorni intensi, dedicati alla fotografia di paesaggio, ai “LandSpaces”, delimitazioni fisiche e mentali del territorio che, durante il primo week end del festival Photòpia hanno stimolato la riflessione su paesaggi che non hanno a che fare solo con la natura, ma che parlano di temi sociali, politici, filosofici o letterari.
Una scommessa riuscita per il festival che dal Sud d'Italia intende porsi come piattaforma di condivisione dei possibili linguaggi che caratterizzano la fotografia documentaria. Inaugurato venerdì 8 aprile al Parco Ecolandia di Arghillà (RC), Photòpia è il frutto della sinergia tra l'associazione reggina Il cerchio dell'immagine, presieduta da Alessandro Mallamaci (fotografo e Leica Ambassador), impegnata nello sviluppo culturale del sud Italia con proposte formative sulla comunicazione visiva, e D.O.O.R., che ha curato straordinariamente la direzione artistica del festival, factory romana che si occupa dell’ideazione, realizzazione e diffusione della cultura visiva, fondata da Massimo Mastrorillo (fotografo documentario, docente e Leica Ambassador), Paolo Cenciarelli (fotografo pubblicitario e docente) e Pamela Piscicelli (fotografa, docente, scrittrice e curatrice). Una collaborazione che ha portato in riva alla Stretto il meglio della fotografia contemporanea e stimolato riflessioni e confronti sulle tematiche più attuali legate alle arti visive. È un gioco di parole, “LandSpaces” a fare da traccia al festival Photòpia che, già dal nome, oltre a riferirsi al fenomeno fisico di adattamento dell'occhio alla luce, rimanda in qualche modo, per assonanza, ad un'idea di utopia da realizzare in Calabria.
Il festival, che si concluderà il 17 aprile, ha visto, con la partecipazione di numerosi ed illustri ospiti, l'alternarsi nei primi tre giorni di diverse attività legate alla fotografia di paesaggio, dalle mostre alle lectures, alle letture portfolio. La manifestazione è patrocinata dal Comune e dalla Provincia di Reggio Calabria, con la collaborazione di Leica, Planar, Crac, Kult e Spazio Labò. Sette gli autori in mostra, i cui lavori dialogano con lo spazio ospitante valorizzandolo.
Tre le mostre en plein air, alla cui ideazione e realizzazione allestitiva hanno lavorato Caterina Morano e Nino Alessi, supportati da Pierluigi Amato e Mario D'Angelo e diretti da Paolo Cenciarelli. Tra queste Ricardo Cases, una delle voci autoriali più interessanti dello scenario fotografico internazionale, con il progetto “El porqué de las naranjas”. Un ritratto della Spagna, del suo spirito, che prende come punto di partenza l'albero di arance (naranjas), simbolo del Levante, e più precisamente il suo colore, per creare una narrazione che consente di catturare le idiosincrasie di quell'area geografica. Arianna Arcara, tra i membri fondatori del collettivo Cesura, con il progetto “Post Focum”, presentato per la prima volta a Reggio Calabria, dedicato allo storico fenomeno degli incendi boschivi in Sardegna. Al centro del racconto fotografico le ferite impresse dall'uomo sulla natura, la cui relazione, idealmente caratterizzata da aspetti di magnificenza, molto più spesso lascia il posto al degrado. Alessandro Penso, fotografo pluripremiato impegnato attivamente nel sociale, con immagini tratte da “Lesbos”, “Lost Generation” e “Refugees in Bulgaria”. Da anni Penso s’interessa della questione dell’immigrazione nel Mediterraneo, con l'intento di attirare l’attenzione sulle ingiustizie e sulla condizione degli immigrati dell’Europa dei margini.
Ed ancora, questa volta all'interno degli splendidi spazi del fortino di Arghillà, esposto il lavoro di Tommaso Tanini, tra i fondatori del collettivo Discipula, “H. said he loved us” progetto di ricerca visuale - presentato inoltre durante una lecture nell'ambito del festival -, sugli effetti del controllo e dell'oppressione nell’ex Germania Est sulla sfera emotiva dell’individuo. Tanini, partendo dallo studio del Ministero per la Sicurezza di Stato, ha portato avanti la sua ricerca documentando la storia di cinque personaggi denunciati alla Stasi, ispirandosi al romanzo “L’uomo è forte” (1938) di Corrado Alvaro. Muove, invece, da riferimenti letterari il lavoro di Federico Clavarino “Italia o Italia” (il suo terzo photobook), labirinto di frammenti, sagome, scorci, in un'Italia misteriosa. Un viaggio lungo l'Italia che è, in primo luogo, un viaggio interiore. Clavarino, che da anni vive a Madrid, ha presentato inoltre, durante una lecture in video conferenza, il suo ultimo lavoro “The Castle” che, rispetto al precedente, è permeato da un approccio ancor più concettuale per affrontare tematiche di carattere filosofico partendo da un'Europa intesa come un'idea o un insieme di idee.
È il Belgio, e nello specifico Charleroi, nelle ultime settimane al centro del dibattito mondiale, il cuore del progetto fotografico di Giovanni Troilo “La Ville Noir”. Un viaggio nel “cuore nero” dell'Europa in cui si osservano la regressione del benessere sociale, la mancanza di un'identità condivisa e il crescente disagio sociale, fenomeni che, a livello più ampio, attraversano tutta l'Europa. La Calabria, invece, è al centro di “In quarta persona” di Martin Errichiello e Filippo Menichetti, parte del progetto di ricerca documentaria “The Third Island”, presentato a Photòpia dal curatore Antonio Ottomanelli e in mostra, nel circuito off del festival, al Crac di Lamezia Terme. Il progetto, presentato a Reggio Calabria in anteprima assoluta, è tra i vincitori di Sideways, bando per la Giovane Fotografia Italiana e sarà esposto durante Fotografia Europea a Reggio Emilia. Al centro del lavoro, che racconta la complessa stratificazione antropologica, politica e ambientale tra il 1964 e i giorni nostri, un'indagine sulla Calabria, terra dove la modernità ha definito i suoi princìpi e imposto la sua visione, opprimendo le origini autentiche del territorio.
Durante il primo week end di Photòpia inoltre, si sono svolte sei lectures. Oltre a Federico Clavarino, Tommaso Tanini, Martin Errichiello e Filippo Menichetti, hanno raccontato la propria esperienza anche il fotografo Filippo Romano sul tema “Racconti dallo Stretto”/”Mapping Mathare”, quest'ultimo progetto sulla variegata umanità della bidonville di Mathare a Nairobi; Chiara Capodici e Fiorenza Pinna, dello studio 3/3 che dal Pigneto a Roma realizza progetti incentrati sulla natura multiforme dell’immagine fotografica, con una lecture dal titolo “Lo spazio del libro: tra fotografi e bookdesigner”. Infine postproduzione e nuovi linguaggi legati alle arti visive sono stati al centro dell'intervento del fotografo Paolo Cenciarelli di D.O.O.R. con la lecture “Postproduzione, le nuove immagini latenti”. Ma Photòpia non è solo esposizione o racconto di autori già affermati nel panorama italiano e internazionale. Interessanti momenti di confronto e crescita, soprattutto per i più giovani, ma non solo, si sono realizzati, infatti, con le letture portfolio che, nelle giornate di sabato e domenica, hanno visto partecipare numerosi fotografi ed appassionati che hanno presentato i loro progetti agli autori presenti. Le letture, pubbliche e molto partecipare, sono state un momento utile per offrire spunti e suggerimenti per sviluppare il proprio racconto fotografico. I tanti partecipanti alle letture hanno concorso all'assegnazione del premio miglior portflolio. La giuria, rappresentata da Massimo Mastrorillo, all'unanimità ha deciso di assegnare il premio a Valentina Fortugno “per l'intelligenza visiva e la spiccata capacità di organizzare le immagini tra loro in un progetto dalle grandi potenzialità che si augura – si legge nelle motivazioni dell'assegnazione del premio - di veder completato in occasione della prossima edizione del festival”. Il premio, 500 euro da spendere in attrezzatura fotografica offerti da CineSud Megastore è stato consegnato da Giuseppe Mazza.