Al teatro Rendano l’operetta “La vedova allegra”
Lo storico Teatro Rendano, ieri sera, ha ospitato l'operetta per eccellenza “La vedova allegra” di Franz Lèhar su libretto di Victor Leon e Leo Stein.
Nello sfarzoso allestimento del Teatro al Massimo di Palermo, diretto da Umberto Scida e prodotto da Aldo Morgante.
Il penultimo appuntamento della “Stagione teatrale 2015/2016”, firmato “L'AltroTeatro”, rende omaggio all'affascinante mondo dell'Operetta.
Evento patrocinato dall’amministrazione comunale di Cosenza e organizzato da un gruppo di operatori del mondo dello spettacolo locale: Enzo Noce, Giuseppe Citrigno e Gianluigi Fabiano. Sul palco del Teatro A. Rendano 12 appuntamenti all’insegna del divertimento e del puro spettacolo. Prosa, commedie e tanta musica questi gli ingredienti del cartellone ideato da “L’AltroTeatro”.
Nello staterello di Pontevedro l’amore e l'immenso patrimonio della ricca vedova Glavari è conteso dalla sua vecchia fiamma Danilo e dai suoi nuovi pretendenti francesi. Per “ragioni di Stato” (e di tesoreria) ne sono coinvolte le diplomazie Pontevredrine e francese. Tra tradimenti, intrighi di corte e giochi degli equivoci si dipana una deliziosa storia d'amore con l'immancabile lieto fine. Una scenografia imponente e costumi sfarzosi (realizzati dalla “Sartoria Teatrale Arrigo” di Milano, una delle più importanti d’Italia), accompagnano il pubblico nel mondo patinato della Belle Èpoque. Articolata in tre atti, la commedia di Lèhar è graffiante e divertentissima, ben riproposta da Umberto Scida. Raffinato interprete d'origine celabrese che vanta nel suo background, una collaborazione con il grande Luciano Pavarotti. Protagonista resta, in ogni caso, la musica e le meravigliose arie dell'operetta più rappresentata al mondo. Da“Hop là, hop là”, a “Tace il labbro”, a “Sì, noi siamo le signorine”, “Vo’ da Maxim allor”, fino alla travolgente “È scabroso le donne studiar”.
A far rivivere la brillante commedia musicale di Lèhar, un cast di bravi interpreti. L'intensa Elena D’Angelo (la vedova Glavari), gli efficaci Gianfranco Cerreto (Conte Danilo), Valentina Vitti e Francesco Tuppo. Lunghi applausi e risate a scena aperta per i gustosi slapstick di Umberto Scida, regista e interprete dell'opera. Nei panni di uno spassoso Njegus, il cancelliere dell'ambasciata “pasticcione” che fa impazzire l'ambasciatore, il Barone Zeta, a colpi di giochi di parole. Uno spettacolo patinato e divertente, dai recitativi ben curati. Una rilettura contemporanea del testo, intrisa della verve umoristica di Umberto Scida. Njegus, nella sua rilettura, è un personaggio nuovo che sfrutta sia il linguaggio del corpo, sia il linguaggio ammiccante della comicità vocale. Gag esilaranti, raffinate coreografie e numeri musicali eccellenti. Il terzo atto si conclude con l'happy end come in ogni favola rosa. Danilo e Hanna coronano il loro sogno d'amore e il pubblico, trascinato dal capocomico Scida, intona l'irriverente “Donne, donne eterni dei!”