Referendum, Ratti (Wwf): “occasione persa ma segnale inviato”
“Si poteva fare di più e meglio ma non era semplice raggiungere il quorum di un referendum abrogativo riguardo al quale si è fatta molta disinformazione, soprattutto nei media nazionali, e per cui si è arrivati addirittura ad invocare pubblicamente l’astensione attraverso il Premier ed un ex Presidente della Repubblica.” Lo rende noto Francesco Ratti, Delegato WWF Fascia Jonica - Sila Greca.
“Il dato di fatto è che purtroppo non si è raggiunto l’obiettivo, - prosegue Ratti - portare quasi 25milioni di persone alla urne (di cui 4 milioni di residenti all’estero che ovviamente non hanno risposto affatto mentre è stato complicato garantire il diritto di voto ai cittadini italiani domiciliati in un’altra città) era un’impresa titanica, eppure non abbiamo lesinato alcuno sforzo per provare a raggiungere il risultato. Non ha giovato nemmeno la politicizzazione che alcune forze politiche hanno dato al referendum, trasformandolo in qualcosa pro o contro il Governo. Si trattava di decidere del futuro dei nostri mari – afferma - e probabilmente non siamo stati in grado di far passare il messaggio in maniera esaustiva. Ci consola un po’ il fatto che nel nostro territorio i comuni hanno dato esiti molto al di sopra della media nazionale (Alto Jonio in primis), segno che la sensibilizzazione territoriale ha instillato quantomeno un germe di discussione nell’opinione pubblica, per quanto la risposta degli elettori Calabresi sia stata deludente e totalmente al di sotto di ogni aspettativa. Dobbiamo dunque ripartire da questi dati – aggiunge il delegato Wwf - e cercare di non disperdere e ignorare la volontà di un terzo dei cittadini Italiani, lavorando ancora più duramente per un cambio di rotta nella politica energetica nazionale che rimane comunque errata e dannosa e totalmente differente da quanto si sente dire in giro ultimamente. Siamo dipendenti per più del 90% da altri Paesi, siamo sotto la soglia del 40% nelle rinnovabili: questi sono i dati di fatto. Le passerelle alle Conferenze per il Clima non servono a nulla se poi facciamo fallire referendum che chiedono scadenze certe e oneri ben precisi alle compagnie petrolifere che devastano i nostri mari. E se qualcuno brinda ai pochi posti di lavoro (che in ogni caso non sarebbero andati persi) noi – conclude - pensiamo con rammarico alle centinaia di migliaia di posti persi nel campo delle rinnovabili. E di certo non ci fermeremo a questo 17 aprile, che è solo un punto di partenza.”